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Per cinque anni, dal 2011 al 2016, è stata una protagonista del calcio genovese. Il Galata, da quest’ultima estate non c’è più, come tante altre società. Noi abbiamo sentito lo storico presidente e patron del Galata, Riccardo Mensi, ora al Pieve:
<La società è nata attorno a un gruppo di ragazzi, tutti amici, che avevano esperienze formative calcistiche serie. Ma per vari motivi, caratteriali, di vita, erano rimasti un po’ ai margini del calcio. Per cui si erano rimessi insieme, con mister Armando Mangini, una bandiera del Galata, per dare una mano sotto tutti i punti di vista. Noi l’abbiamo organizzata e i ragazzi hanno contribuito, in una sorta di autogestione, una democrazia allargata. Era una società molto leggere, staff tecnico ridotto all’osso.
Il primo anno fu quasi goliardico, addirittura facevamo fatica ad allenarsi, poi ci siamo ben organizzati e siamo arrivati sesti in campionato in Terza Categoria in un maxi girone a 21 squadre e siamo saliti in Seconda coi play off. L’anno successivo ottavi in Seconda Categoria e in finale di Coppa Liguria, una cavalcata eccezionale, con nessuna gara persa, tute vinte tranne un pareggio nella semifinale di ritorno, eravamo addirittura in testa al campionato per una buona parte della stagione. Fu una finale di Coppa Liguria con la squadra decimata dalle squalifiche per un arbitraggio in semifinale alquanto scandaloso.
L’anno dopo andò ancora meglio, fummo in testa a lungo, battemmo all’andata e al ritorno la VecchiAudace Campomorone che dominò il campionato, ma nonostante i 50 punti restammo fuori dai play off. Ci avevano chiamati per il ripescaggio in Prima Categoria, ma rinunciammo per evitare di sfasciare il gruppo coi fuoriquota. Credevo di ripetere un terzo anno alla grande in Seconda, ma sbagliai a non stravolgere il gruppo, i rapporti erano cambiati. In realtà la situazione si era cambiata e ad alcune squadre piacevano molti nostri giocatori. Alcuni nostri ragazzi fecero scelte diverse e il gruppo si è scomposto.
Nonostante tutto questa è una esperienza che ci ha lasciato, con parecchi giocatori e tifosi che ci seguivano per amicizia. Esperienze indimenticabili i fuochi d’artificio sparati a La Spezia con Umberto Cardillo che ci aveva seguito fino a là. Ancora ora mi ricordano come presidente del Galata.
Il nome? È nato in maniera abbastanza casuale. Il primo gruppo di questa squadra ha partecipato al torneo di via Tanini e bisognava dare un nome di una squadra professionista, che all’epoca era il Galatasaray  e da qui ci siamo tenuti questo nome…poi io abito vicino in via Galata, la sede è in centro, quindi…
il momento più brutto? La retrocessione fa parte dello sport, poi nei play off una mezza rissa, poi l’arbitro che ha colpito un nostro giocatore con un pugno dopo averlo rincorso. Poi l’anno dopo, però, abbiamo fatto settimi in Coppa Disciplina su trenta squadre, quindi c’è stata una crescita dal punto di vista della maturità umana. Ora infatti tutti giocano tra Prima e Seconda Categoria>.

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