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Consigliamo ai nostri lettori un articolo di Alberto Manassero, uscito su TuttoSport nell’edizione odierna. Il titolo recita così: “SOS AI CAMPIONI: SALVATE IL CALCIO DEI POVERI“. La condivisione di questo articolo d’opinione non corrisponde necessariamente a una nostra volontà di diffondere il messaggio e il contenuto promosso dal giornalista, ma semplicemente di offrire un ennesimo spunto di riflessione riguardo la vicenda.

Quando la notizia del giorno sui vari quotidiani sportivi è il taglio degli stipendi di Inter e Juventus, c’è chi si ferma a riflettere su quali potrebbero essere realmente le problematiche più difficili da risolvere una volta finito questo momento difficile (sperando, naturalmente, che si torni alla normalità al più presto, per la salute e l’incolumità di tutti). E quali siano le realtà sportive più colpite e bisognose di aiuto. Come afferma Manassero: “il calcio non è soltanto il professionismo spinto. Ci sono anche il professionismo periferico, a cominciare da quello delle agguerritissime donne, già traballante nella sua quotidiana normalità, e soprattutto il dilettantismo. Mondi che rischiano fortemente la scomparsa o qua-si, per gli effetti collaterali e lunghi della pandemia da Covid-19″.

Ecco parte della riflessione del giornalista all’interno del suo articolo:

Non sono un esperto fiscalista, né economo o economista, e nemmeno m’intendo, ahimé, di denaro. In questo momento parlo coi sensi, non faccio conti che non saprei fare. Immagino, ecco. Immagino per i calciatori professionisti un’una tantum, una sorta di ‘patrimoniale’ se imposta o di elargizione benefica se disposta (e l’Aic ha annunciato l’intenzione di creare un fondo apposito: che sia vero e serio), sul reddito lordo. Una percentuale (del 5? Potrei dire del 3, dell’1 come del 10 per cento… Ripeto: non faccio i conti) che lo Stato dovrebbe prelevare, corroborare versando nel totale il gettito fiscale relativo (magari raddoppiato) e poi utilizzare per cercare di salvare il calcio dilettantistico“.

Calcio dilettantistico che non è solo “il diletto di migliaia di migliaia di italiani“, nè il “giocattolo di piccoli imprenditori, commercianti e professionisti di provincia. Ha una funzione essenziale, per il Paese e anche per il calcio. È valvola di sfogo, elemento aggregante, docente di convivenza e disciplina. E la grande passione, che genera il gigantesco giro di affari negli attici calcistici, fiammeggia, si alimenta e si rinnova senza sosta grazie alla caldaia che sta negli scantinati“.

E l’articolo continua ancora:

Sugli sterrati di periferia e sugli spelacchiati campi di campagna, il calcio tramanda se stesso negli allenamenti del mercoledì alle 18 e nelle battaglie del sabato pomeriggio, della domenica mattina. Lì, tra una sbucciatura e un fiatone, tra un fallaccio e una prodezza panciuta, tra una parolaccia, un’esultanza che neanche al Bernabeu e qualche volta una rissa, si consuma la palingenesi pallonara. Che semina impegno, sentimento, passione, dedizione, sacrificio, e raccoglie tifosi, non di rado piccoli campioni“.

Ci pensino, a questo, i campioni di oggi, sostengano e spingano la proposta dell’Aic. Federazione, leghe e Governo l’accolgano, cercando essi per primi di non essere da meno in generosità. Hanno, tutti, una grande opportunità. Loro sono i professionisti di questo nostro amatissimo pallone, sono quelli che sono arrivati. Ripensino alle loro partenze. Per arrivare bisogna poter partire. E una volta partiti, sono i tifosi la locomotiva. La passione: il carburante. Gli ingaggi nascono lì. Lì dove tutto può cominciare a morire“.

 

Emilio Manassero, “”SOS AI CAMPIONI: SALVATE IL CALCIO DEI POVERI”, TuttoSport, 1 aprile 2020, pag 2.

 

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