Skip to main content

CAPITANO, MIO CAPITANO: L’INTERVISTA A UN CAPITANO DELLE NOSTRE SQUADRE DILETTANTISTICHE. OGGI CON NOI ANDREA RASO, CAPITANO DEL MARASSI E CAPITANO STORICO DELLA GENOVA CALCIO.

Secondo uno studio in 37 minuti l’essere umano pronuncia mediamente circa 5550 parole. Ma nel medesimo tempo, al telefono con Andrea Raso, capitano del Marassi, sono quasi certa di averne ascoltate almeno il doppio 😂 Un fiume in piena, a ruota libera: non è stato facile stargli dietro, ma certamente non mi è mancato il materiale su cui lavorare. E poi questo, secondo me, è segnale di grande passione per quello che si fa, in questo caso, passione per il gioco del calcio. Un “calcio romantico”, un calcio forse vecchio stile, il calcio dei giocatori simbolo, delle bandiere…

Dicevamo, attuale capitano del Marassi: in Liguria però il suo nome è associato alla Genova Calcio, squadra con cui è rimasto legato per dieci anni, e di cui era capitano. Ma andiamo con ordine.

Aiutami un po’ a ripercorrere la tua carriera. Quando il tuo esordio?

“Ho esordito a 16 anni con la Corniglianese, una squadra che mi è rimasta nel cuore e con cui sono rimasto due anni, anche in Eccellenza. Poi ho fatto un anno al Castel di Sangro… e poi Genova Calcio. Per essere precisi: un anno di VirtuSestri, tre di Culmv Polis e poi sei anni di Genova Calcio”.

Com’è stato il tuo anno lontano da casa con il Castel di Sangro?

“Avevo fatto un torneo estivo da quelle parti insieme a Cristiano Francomacaro: in quell’occasione mi avevano visto e mi avevano proposto di andare lì. E ho accettato: avevo 18 anni e avevo appena terminato la scuola. Non è stato facile: sai, a 800 km da casa tua, dalla famiglia… però è un’esperienza che consiglierei a tutti. Mi ha fatto crescere, mi ha insegnato a sapermi gestire autonomamente, e secondo me a quell’età staccarsi un po’ da casa fa bene”.

E poi sei tornato.

“Sono ritornato a casa per l’estate… e un mio amico mi ha procurato un colloquio di lavoro qui a Genova. Ho dovuto fare una scelta, e ho preferito tornare a casa e avere un lavoro stabile. Però davvero, è stata un’esperienza unica: il Castel di Sangro ne veniva dal fallimento in C, ogni weekend c’erano 2000/3000 spettatori a seguire la squadra… un bell’ambiente”.

Sei cresciuto, come giocatore e come uomo, con la Genova Calcio. È stata una decisione sofferta?

“Sì, sarei rimasto. La motivazione del mio addio è stato solo ed esclusivamente quella del mio lavoro. L’allenamento coincideva con i miei orari lavorativi, spesso arrivavo al campo con i compagni che avevano già iniziato a scaldarsi. Facevo sempre tutto di corsa, e per come sono fatto io, non era più cosa. Non avrei potuto rispettare e dedicare il mio tempo, con serietà, alla Genova Calcio”.

 

 

Avevi anche un bel rapporto con i ragazzi del settore giovanile, giusto?

“Ho allenato i giovanissimi e gli allievi regionali, ho avuto per due o tre anni la stessa leva. Il sabato mi piaceva andarli a vedere. E non puoi capire quanto sia bello arrivare al campo, incontrare un ragazzino che ti saluta e ti dice: “Ciao, Capitano!”. Ero un po’ un punto di riferimento, ma secondo me è normale, dovrebbe essere così. Chi gioca in prima squadra dovrebbe cercare di essere un esempio per le giovani leve, ma in pochi in realtà si interessano davvero del settore giovanile.

Ti ribadisco: dalla Genova Calcio non me ne sarei mai andato… per tutto. Spero un giorno di ritornare. Come calciatore credo sia difficile, sono un po’ vecchietto 😂 Ma sono rimasto d’accordo con Vacca, in qualche modo tornerò, magari da dirigente…“.

E da allenatore no? Non ti piacerebbe intraprendere questa carriera?

“Sinceramente no: sono sicuro che da allenatore mi farei più nervoso che da giocatore. E poi almeno, quando giochi, puoi sfogarti: in panchina no. Mi piacerebbe di più fare il Direttore Sportivo”.

Ma ritorniamo a parlare del presente. Ora, sei al Marassi. Come ti sei trovato a scendere di categoria?

“La differenza sostanziale tra Promozione ed Eccellenza sta nell’organizzazione tattica e più in generale a livello di squadra. Oltre, naturalmente, alla bravura, magari, di qualche giocatore in più. Sono arrivato in una bella realtà, abbiamo una rosa di ottimi giocatori, molti dei quali giovani: Vulpes, Robotti, Olanda… una fortuna avere pedine come loro, senza avere un settore giovanile. Ricordo che alla Genova Calcio ogni anno ne veniva fuori qualche giovane da aggregare in prima squadra.. Il Marassi è stato bravp a ‘pescare bene’ dal settore giovanile del Ligorna”.

Dove potrà arrivare, ammesso che si prosegua il campionato, questo Marassi?

“Secondo me se fossimo riusciti a metterci qualcosina in più ci saremmo potuti giocare i play off. Con quest’interruzione poi, non si sa né come, né se, andrà mai a finire”. 

Toglimi una curiosità. Come mai, al primo anno, sei già capitano?

“Il Marassi ha cambiato tanti elementi rispetto allo scorso anno. Se non sbaglio, sono quattro o cinque quelli che sono rimasti anche questa stagione. Sono davvero onorato è orgoglioso di essere stato nominato capitano dalla società e dalla squadra: dopo una settimana di allenamento, mi hanno consegnato la fascia. Mi fa piacere, perché vuol dire che forse ho dimostrato personalità in questi anni”. 

 

 

Secondo te, che caratteristiche deve avere un buon capitano?

“Secondo me, il capitano non è solo chi porta la fascia, ma chi capisce le esigenze del gruppo. Deve sapersi prendere le proprie responsabilità, perché ha importanza all’interno dello spogliatoio. E soprattutto, deve metterci sempre la faccia. Dev’essere sempre in prima linea, una sorta di ‘scudo’ che protegge la sua squadra. Non è sempre semplice”.

Un capitano tra i professionisti e uno tra i dilettanti che ti sono d’ispirazione?

Zanetti o Maldini: sarebbero potuti andare ovunque, ma sono rimasti sempre nelle loro squadre, per attaccamento alla maglia. Questi per me sono i veri capitani.
Tra i dilettanti ti dico il mio primo capitano alla Corniglianese, Andrea Romeo, che è stato per me un modello da seguire: ai miei occhi, era come se fosse il Papa. Oltre a essere un grande giocatore, era una grande persona: ricordo che, se era necessario, difendeva i giovani dai vecchi; era sempre il primo a metterci la faccia”.

E il tuo allenatore preferito invece?

“Ho avuto sempre buoni rapporti con tutti i miei allenatori, ma ho un rimpianto: quello di non aver incontrato prima Beppe Maisano. Quando è diventato l’allenatore della Genova Calcio, avevo già 25 anni: e nonostante questo, con lui credo di essere migliorato sia tatticamente, che umanamente. Mi faceva capire dove sbagliavo, e capivo l’errore cercando di migliorarmi. Beppe è un professionista fra i dilettanti: non c’entra veramente niente in queste categorie. E forse ho imparato ad apprezzarlo nel modo giusto solo quando se n’è andato”.

Raccontaci un aneddoto!

“Eravamo a Fezzano. Avevamo provato e riprovato uno schema su calcio d’angolo, io dovevo arrivare e calciare di prima. Ma il mio compagno batte l’angolo corto: cosa faccio? La stoppo e tiro. Ma avrei dovuto crossare. In qualche modo però faccio gol: la metto sotto l’incrocio!

Nella gioia, corro verso di lui per esultare e abbracciarlo, ma lui mi urla: – Ma cosa esulti, che non dovevi tirare! Ti è andata solo di c***o, dovevi crossare! -. Questo è Beppe Maisano“.

 

 

Da Vacca a Parodi… cosa pensi dei due presidenti?

Penso che abbiano una grande dote in comune: sono tifosi e appassionati, oltre a essere presidenti. Vacca per me è stato come un padre, abbiamo vissuto insieme la metamorfosi della Polis. Abbiamo avuto anche parecchi scontri: mi diceva sempre che mi volevo mettere troppo in mezzo. La verità, e che viviamo entrambi il calcio con tanta passione, per questo siamo arrivati spesso ad avere diverbi. Ma abbiamo davvero un bellissimo rapporto. 

Parodi è una bravissima persona, e come ti ho detto prima, anche lui un grande tifoso: spesso se perdiamo non riesce nemmeno a finire di vedere la partita 😂 Secondo me è una grande qualità: se hai questa passione, non puoi non trasmetterla alla tua squadra”.

Giocatori che ti porteresti sempre dietro: un compagno di reparto, un portiere, un centrocampista e un attaccante?

“Come mio compagno di reparto scelgo Luca Riggio: è uno dei più forti con cui abbia mai giocato, ed è una grande persona. Lo chiamo ‘il mio socio’ 😂. In porta invece metterei Cesare Dondero: anche se è esaurito, nello spogliatoio è fondamentale. Poi tutti i portieri sono esauriti! A centrocampo Roman Stefanzl, un altro bell’esaurito, ma in ogni squadra sarebbe fondamentale. Davanti, senza ombra di dubbio, il mio amico Rosario Granvillano: come lui, non c’è nessuno. Poi ti aggiungo Francesco Maisano: oltre ad essere un buon giocatore, secondo me è l’emblema dell’uomo spogliatoio. Me lo porterei ovunque”.

Chissà se torneremo in campo… prima di congedarci, che idea ti sei fatto di questa situazione?

“Non sarà facile per la Federazione accontentare tutti, o quantomeno, provarci, Per come vivo io il calcio, preferirei giocare fino a luglio piuttosto. Ma capisco tutte le problematiche, e la salute viene prima di ogni cosa. Per trovare una via di mezzo, farei giocare qualche spareggio per i casi un po’ pià in bilico, i play off e i play out”

E allora ci salutiamo con un gol, una partita e una stagione?

Un gol. “Ho segnato in un MOLASSANA-CULMV POLIS, finita 0-1 per noi. Partita tiratissima e bruttissima, e abbiamo vinto grazie al mio gol. Quindi ti dico quello, per l’importanza che ha avuto e che hanno avuto quei tre punto conquistati: era qualche partita che non facevamo risultato, e il Campomorone ci aveva un po’ accorciato in classifica… con quella vittoria andammo a +6″.

Una partita. “VENTIMIGLIA-CULMV POLIS, partita di play out. Dovevamo per forza vincere, era già la partita di ritorno. A fine primo tempo eravamo sotto. Ricordo che arrivò Di Somma, e mi disse: ‘Non ti preoccupare, ci pensa papà’. Ha fatto due gol e abbiamo vinto! Quella salvezza è stata più bella di qualsiasi promozione… vedere i dirigenti in lacrime dalla gioia… è stato bellissimo”.

Una stagione. “Quella con la Corniglianese (2005/2006). Quella squadra era composta da persone che sono diventati veri amici, amicizie che coltivo tutt’ora”.

 

Grazie Andrea!

“Grazie a voi di Dilettantissimo, che ci fate sentire importanti… siete fondamentali per noi finti calciatori 😂 E poi, uno come Simone Maggi che viene a intervistare me è proprio sprecato…

 

 

QUESTA ERA “CAPITANO, MIO CAPITANO“, UNA DELLE NUOVE RUBRICHE DI DILETTANTISSIMO!
SEGUICI SUI SOCIAL! TROVERAI TANTI SONDAGGI ANCHE SUI NOSTRI PORTALI! SIAMO SU INSTAGRAM (@DILETTANTISSIMO_OFFICIAL), FACEBOOK (DILETTANTISSIMO) TWITTER (@DILETTANTISSIMO), OLTRE AL CANALE YOUTUBE (DILETTANTISSIMO) DOVE POTRAI TROVARE LE PUNTATE DI DILETTANTISSIMO, DILETTANTISSIMO EXTRA, SERIE B, GLI HIGHLIGHTS, LE INTERVISTE E TUTTI I NOSTRI CONTENUTI MULTIMEDIALI!
ISCRIVITI AL NUOVO CANALE TELEGRAM DI DILETTANTISSIMO (@
DILETTANTISSIMOTV)!
CLICCA QUI PER TORNARE ALLA HOME DI DILETTANTISSIMO.