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Per la rubrica “Capitano, mio capitano”, oggi vi faremo conoscere la storia del capitano della Sampiedarenese, Dario Morani: classe 1988, nato e cresciuto a Napoli, inizia a muovere i suoi primi passi nel mondo del calcio con il Club Napoli Bruscolotti, per poi passare alle prestigiose giovanili del Napoli. La famiglia, per problemi di lavoro, si vede però costretta a trasferirsi a Genova: ma un certo Claudio Onofri lo avevo già visionato e notato, e lo fece approdare alle scuole giovanili del Genoa, dove fece un paio d’anni. Da lì, finì nella Berretti del Savona in Serie D, dove si aggregò pure alla prima squadra (per intenderci: la su

E poi…

“E poi forse feci l’errore di scendere troppo presto di categoria. Andai alla Corniglianese, ma sai cosa ti dico? È stato l’errore più bello della mia vita, perché in quella squadra ho trascorso due anni bellissimi, e soprattutto perché ho trovato un gruppo meraviglioso, composto da persone stupende e che ancora oggi sono importantissime per me, a livello umano. Poi mi sono dovuto fermare un anno: è stata una mia scelta, perché volevo stare vicino a mia moglie che si stava trasferendo dalla Germania. Successivamente, ho fatto due anni a Borzoli e poi sono arrivato qui alla Sampierdarenese, grazie a persone per me importanti come Gianni e Leo Migliaccio, Edris Rizqaoui ecc… E quindi niente, sono rimasto qui: questo è il mio quinto anno con questa maglia, e sono molto contento”.

Come ti stai trovando alla Sampierdarenese?

“Quando sono arrivato c’era una squadra consolidata, anche qui ho trovato persone fantastiche, dentro e fuori dal campo. Dopo circa due anni però molti hanno cambiato squadra, tra i “vecchi”, gli unici rimasti eravamo io ed Edris, così sono diventato capitano di questa squadra. Qui mi hanno sempre trattato bene, a partire dai dirigenti, sia Durante che Testore, davvero delle bravissime persone. Ti devo dire che quello della Sampierdarenese è uno degli ambienti in cui mi sono trovato meglio in assoluto. Mi dispiace che è da qualche anno che proviamo a salire, ma per una cosa o per l’altra alla fine non riusciamo mai…”

 

Foto di squadra, dal profilo ufficiale della Sampierdarenese

 

Che cosa è mancato secondo te in questi anni per fare il salto?

“L’anno in cui abbiamo raggiunto i play off (dove abbiamo vinto con l’Aurora e poi perso a Lavagna) abbiamo avuto un po’ di sfortuna, oltre naturalmente a nostri errori: e lì la società aveva messo su una squadra veramente forte. Con Carletti invece, probabilmente sono stati fatti errori a livello di organico: si pensava di poter raggiungere l’obiettivo con giocatori che avevano giocato la Promozione, ma forse a noi sarebbero serviti dei giocatori abituati a vincere la Prima Categoria. L’anno scorso con Nico Messina eravamo una squadra giovane, con tanta voglia di riscatto: era un gruppo incredibile, con il mister che ci ha sempre saputo motivare nel modo giusto. E forse siamo riusciti a raccogliere più del reale valore tecnico della squadra: ma eravamo un gruppo incredibile! Sempre insieme, sul pezzo e col sorriso… abbiamo conquistato un secondo posto da ‘tanta roba’. Poi, abbiamo perso meritatamente con il Via dell’Acciaio, che quell’anno secondo me era nettamente superiore. 

Per quanto riguarda quest’anno invece, secondo me purtroppo sono stati fatti degli errori: di base la squadra c’era, forse ci serviva qualche giocatore di livello più alto per provare a fare il salto di categoria. Credo siano mancati un po’ di personalità e coraggio”.

Sei stato capitano anche in altre squadre?

“Sì, però qui con la Sampierdarenese ho l’età giusta secondo me per farlo. Per me, essere capitano significa semplicemente dare una mano ai miei compagni e cercare di mettermi sempre a disposizione. Bisogna far tornare i conti, sia quando le cose fanno bene che quando vanno male. La chiave secondo me è sempre la chiarezza, e infatti a volta mi hanno ‘accusato’ di essere un po’ troppo crudo. Secondo me un capitano dev’essere sempre schietto: sarà che a me nel mondo del calcio non mi ha mai regalato niente nessuno…”

Hai preso, o provi a prendere, ispirazione da qualcuno per svolgere questo ruolo? Sia nel mondo dei dilettanti che tra i professionisti?

“Devo dire che durante gli anni di Eccellenza e Promozione ho avuto grandissimi capitani, e da ognuno ho cercato di prendere qualcosa. Gianluigi Marraffa a Cornigliano è stato per me un grande capitano (a cui, tra l’altro, dopo si è sostituito Granvillano… così, per dire), a Savona ho avuto Cristiano Giuntoli: ho grande stima di loro anche e soprattutto come persone, e sono convinto che si debba sempre cercare di prendere ogni particolare da chi stimi. Persone di grande valore in campo, e che si sono rivelate tali anche fuori

Tra i professionisti, tifo Napoli e non posso non dirti Hamsik: per noi napoletani è il giocatore che ci ha regalato di più, insieme a Cannavaro. Poi naturalmente, anche se vestono altre maglie, non posso non dirti Totti… Del Piero… ecc”.

Un allenatore a cui sei rimasto legato?

“È stato importantissimo per me, nel settore giovanile del Napoli, l’allenatore Marco Attanasio: lui vive e ha sempre vissuto di calcio. Poi qui in Liguria, ho instaurato un bel rapporto con Satta, Messina e Carletti”

E invece c’è un compagno che ti porteresti ovunque?

“Guarda, è da qualche annetto che cerco di riunirmi ai miei amici della vita: Edris, Andrea e Marco Raso, i fratelli Migliaccio… sono persone che a di là del calcio ho instaurato un legame unico e diverso: un’amicizia che va al di fuori del calcio”.

Un’altra curiosità: sappiamo che sei praticamente infallibile dal dischetto… ci sveli il tuo segreto?

“A volte i rigori si sbagliano purtroppo, però è vero ne ho segnati tanti. In queste categorie i portieri spesso si muovono prima, è più semplice segnare… poi come ti ho detto, a volte capita di sbagliare. L’anno scorso ho fatto 14 gol, un traguardo importante a livello individuale: e tanti li ho segnati su calcio di rigore”.

 

DARIO MORANI

 

Come spesso facciamo, ti chiedo un gol, una stagione e una partita che ti sono rimaste nel cuore.

“Come stagione, ti dico quella a Cornigliano con tutti i miei amici… una partita? Molti dirigenti mi dicono sempre che la mia miglior partita l’abbia giocata contro il Via dell’Acciaio due anni fa. Secondo me la partita in cui ho giocato meglio invece è la partita di play off contro l’Aurora, sempre con la maglia della Sampierdarenese. Per quanti riguarda invece il gol, ti dico quello che ho fatto l’anno scorso contro il San Cipriano (con Imbesi in porta): ci giocavamo i primi posti, è stato un bel momento”.

Cosa ne pensi di questo brutto periodo, in generale, e nel mondo dei nostri dilettanti?

“Spero che si possa ricominciare presto, perché vorrebbe dire che è finito questo momento negativo. Bisogna pensare prima ad altre cose, e poi, se mai, al calcio. Secondo me è giusto che i campionati per questa stagione siano finiti: farei salire le prime, senza retrocessioni. Anche per una questione di tempi tecnici, la vedo dura che si possa riprendere: rimettersi in forma dopo due mesi di stop, con le strutture che devono dotarsi di controlli sanitari… non so, secondo me è davvero dura”

Cosa vedi nel futuro di Dario Morani?

“In questo momento senza calcio… sto patendo. E se patisci, vuol dire che la passione è grande. Quindi per ancora un bel po’ di anni vorrei continuare a giocare… poi, una volta smesso, mi piacerebbe fare l’allenatore. È una cosa che mi ha sempre affascinato, e più cresco e più questa prospettiva mi appassiona. Alcuni mi dicono che già ora faccio un po’ l’allenatore in campo: e in effetti sì, credo di essere un po’ pesante… 😂”

 

DARIO MORANI: “SENZA CALCIO STO PATENDO”


QUESTO ERA… DARIO MORANI IN “UNO… IN PIÙ” E “CAPITANO, MIO CAPITANO”, LE DUE RUBRICHE DI DILETTANTISSIMO CHE INTERVISTANO PORTIERI E CAPITANI DEL NOSTRO AMATO CALCIO DILETTANTISTICO.

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