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CAPITANO, MIO CAPITANO: UNA NUOVA RUBRICA DI DILETTANTISSIMO! L’INTERVISTA A UN CAPITANO DELLE NOSTRE SQUADRE DILETTANTISTICHE. OGGI CON NOI IL CAPITANO DEL MASONE, WILLIAM GALLETI: UNA PERSONA RISERVATA, CHE A PARLARE PREFERISCE SICURAMENTE LASCIAR PARLARE I FATTI… IN CAMPO, E FUORI.

 

 

Quella con William Galleti è stata un’intervista decisamente diversa dalle altre. E la differenza non l’ha fatta la categoria: l’ha fatta la persona. Da quel che ho potuto dedurre, un ragazzo molto riservato, di poche parole, con i piedi saldamente piantati al suolo, che, del resto come tutti nel mondo dei dilettanti, vive una vita normale, ma con una straordinaria passione per il calcio. Un vero ‘Capitano della vallata’, leader del Masone, squadra del paese in cui vive

Cos’è per te il Masone?

Masone è la mia casa, in tutti i sensi. È tutto splendido, un’isola felice”.

Ripercorriamo insieme a te un po’ della tua carriera…

“Sono partito con Sestrese e Savona, un periodo della mia vita di cui mi porto bei ricordi, soddisfazioni e amicizie che ho continuato a coltivare. Poi Praese, Masone negli anni della Promozione, qualche stagione alla Rossiglionese, e infine, sono qui. Ero capitano del Masone già prima di andare alla Rossiglionese, quando sono tornato lo sono diventato di nuovo. Non mi chiedere le stagioni e gli anni, perchè davvero non mi ricordo (😂)”.

 

william galleti

 

Che tipo di capitano sei per il Masone?

“Fortunatamente mi divido la responsabilità con i miei compagni. Ci sono altri ‘vecchietti’ come me in squadra, come Rotunno, Oliva… gente con cui giocavo alla Sestrese: mi aiutano molto, è un po’ come se fossimo tutti capitani. Caratterialmente sono una persona, diciamo… abbastanza nervosa: per fortuna ci sono loro a tenermi calmo! Ah! E solitamente è difficile che faccia interviste. Non sono proprio nel mio DNA: preferisco far parlare il campo. Però sto apprezzando molto il lavoro che state facendo per distrarci un po’ da questa situazione”.

Un capitano tra i dilettanti e uno tra i professionisti a cui ti ispiri?

“Ho avuto la fortuna di giocare con il Masone di Andrea Meazzi: il Capitano storico. Quel poco che so fare da capitano, lo so fare grazie a lui. Secondo me, è l’esempio perfetto di cosa deve fare e come deve comportarsi il leader di una squadra. Tra i professionisti? Devo andare indietro… da milanista quale sono, non posso che dirti Franco Baresi“.

Ma tornando al mondo dei dilettanti… c’è qualche giocatore o qualche allenatore che ti è rimasto particolarmente nel cuore?

“Non mi chiedere di fare nomi, perché ne dovrei fare troppi e correrei il rischio di dimenticarmi qualcuno! Sicuramente c’è una squadra che mi è rimasta nel cuore, in tutto il suo insieme: il Savona. Sono stati gli anni più belli della mia vita… e davvero, non faccio nomi perché non voglio scontentare nessuno!”

E allora, ritorniamo al presente: un Masone che quest’anno stava facendo davvero bene.

“Sì, nonostante i nostri soliti sciagurati avvii di campionato. Se non sbaglio, sino alla 6ª/7ª giornata eravamo penultimi: poi abbiamo fatto un’inversione di marcia notevole… e prima dello stop, eravamo secondi”.

 

william galleti

 

Esatto, un’annata che rischia di non essere portata a termine. Cosa ne pensi di tutta questa situazione?

“Se ti devo dire la verità, non mi son fatto nessun tipo d’idea. Da quando ci siamo fermati, ho completamente staccato la spina dal calcio, e non ho nemmeno seguito quali scenari e/o soluzioni potrebbero presentarsi nel mondo dei dilettanti per questo campionato. Non riesco nemmeno a parlare di calcio tanto facilmente, in questo momento in cui la gente muore, sta male e perde i propri cari: certo, mi manca tantissimo andare ad allenamento e vedere i miei compagni di squadra. Ma pensare a soluzioni e classifiche adesso non riesco, non mi sembra proprio il caso: quello che faranno, faranno! E andrà bene. Ci tengo a dire una cosa: vorrei mandare un abbraccio virtuale a tutte quelle persone che stanno soffrendo, che sono malate o che hanno perso i propri affetti per questo virus. Per quello che può valere…”

Come ti vedi tra qualche anno? Quanto vorrai ancora giocare?

“Ormai ho una certa età (classe 1983), se me l’avessi chiesto prima che accadesse questa tragedia, ti avrei risposto ancora uno, massimo due anni, e poi avrei smesso. Ma rimanendo a casa, senza allenarmi e senza i miei compagni, ho capito che non posso proprio fare a meno del calcio. Quindi, sino a che il mio fisico reggerà!

E come di consuetudine, ti chiedo tre fotografie della tua carriera: un gol, una partita e una stagione.

Un gol. “Ti dico una rete di quest’anno, contro il Carignano nel match di ritorno! Abbiamo vinto 2-1 al 75esimo, e io ho segnato di testa (che sono alto un metro e venti 😂) il primo gol, quello del momentaneo vantaggio. Questa rete è speciale perché l’avevo dedicata a un tifoso del Masone che stava lottando fra la vita e la morte. Oggi sta bene e ne sono molto felice”.

Una partita. “Non riesco a dirtene una, scusami: quando entro in campo, per me sono sempre tutte uguali, tutte partite importanti”.

Una stagione. “Quando siamo saliti di categoria con la Rossiglionese. Eravamo arrivati ai play-off acciuffando l’ultimo posto disponibile che ci permetteva di disputarli. E poi, li abbiamo pure vinti! È stato un anno bellissimo, un gruppo pazzesco con cui mi sono davvero divertito.

Vuoi aggiungere qualcosa?

“Sì… un grosso abbraccio a Sergio ❤️”

 

william galleti
william galleti

 

Questa era “CAPITANO, MIO CAPITANO“, una delle nuove rubriche di Dilettantissimo!

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