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LO SCAMBIO DI PERSONA COSTA 7 giornate ad ORLANDO che scrive una lettera aperta

LO SCAMBIO DI PERSONA COSTA 7 giornate ad ORLANDO, giocatore della Voltrese, il quale, vedendo rigettato il suo ricorso, scrive una lettera aperta contro le ingiustizie. La sua lettera inizia così:

SQUALIFICA PER SETTE GARA/E EFFETTIVATA/E Orlando Francesco (VOLTRESE VULTUR)

“Al 48’ minuto (secondo tempo) protestava nei confronti di un assistente arbitrale, lo attingeva fisi- camente ad una spalla, lo spingeva senza procurare dolore e lo apostrofava con espressioni irri- guardose nonché blasfeme. Successivamente, rivolgeva al direttore di gara espressione irriguar- dosa”
Mi ero ripromesso di non pensarci più, di lasciar perdere ma proprio non ci riesco; sono sempre stato avverso alle ingiustizie e questa, purtroppo, è molto pesante.
Per evitare fraintendimenti; non sto contestando la squalifica, o meglio la vorrei poter contestare, ma so di non poterlo fare perché si basa su una legge che per definizione è inattaccabile e non ammette obiezioni.
Mi permetto però di compiere una riflessione. La funzione di una punizione (in questo caso della squalifica) dovrebbe essere quella di rieducare colui che ha sbagliato, non di punirlo in modo esemplare “stroncandogli le gambe”.
Ma ribadisco che non è questo il punto. L’ingiustizia vera e propria sta nel fatto che di quello che è stato scritto dal direttore di gara non sono vere neanche le virgole.
Se il referto avesse rispecchiato la realtà avrei faticato a digerire sette giornate di squalifica ma le avrei accettate. Quello che è grave è che io sono costretto a non poter giocare fino a febbraio a causa di un invenzione.
Ma chi sono io? Il detentore della verità? Perché non dovrebbe esserlo l’arbitro?
Io, purtroppo, non sono nessuno, non voglio che qualcuno mi creda ne che si impietosisca.
Mi permetto però di dire che la mia coscienza è pulita perché non ho commesso niente di quanto è stato scritto, non ho bisogno di giustificarmi; non starò quindi a raccontare la mia versione, è inutile, non ho prove. E dopotutto cosa dovrei dire? Come dovrei fare a giustificarmi per una cosa che non ho fatto?
Agire con leggerezza, senza essere prima di accusare, specialmente in una situazione come questa significa non prendere minimamente in considerazione le conseguenze che potrebbero avere le proprie proprie azioni.
Faccio un esempio concreto per spiegare questa frase.
All’interno della Voltrese Vultur, oltre che essere un membro della rosa della “prima squadra” sono anche istruttore nella scuola calcio.
Se io fossi il padre di un bambino che è allenato da un ragazzo che bestemmia, spinge, usa toni irriguardosi, chiederei immediatamente e giustamente alla società di sollevare dall’incarico tale istruttore. Una persona del genere non può e non deve stare a contatto con dei bambini.
Se questo accadesse il sottoscritto non potrebbe fare altro che prendere atto e allontanarsi senza poter dire neanche una parola.
Mi sono chiesto ripetutamente in queste settimane cosa poter fare a fronte di questa situazione e ho trovato quattro possibili soluzioni
1) IL RICORSO DA PARTE DELLA SOCIETA’
Ovviamente è stato presentato ma è stato respinto molto velocemente dal giudice sportivo

2)L’AMMISSIONE DA PARTE DELL’ARBITRO DI AVER COMMESSO UN ERRORE
L’arbitro non dirà mai di aver sbagliato perché anche se fosse la persona più onesta di questo mondo immagino andrebbe incontro a conseguenze piuttosto pesanti vista la gravità del suo errore.

3) LA PERSECUZIONE DI VIE LEGALI Purtroppo io, in quanto tesserato FIGC ho le mani legate; non posso fare niente perché qualsiasi azione legale da parte mia oltre che portarmi via diverso denaro vorrebbe anche dire non poter più mettere piede su un campo da calcio.
Il tesseramento da parte di un calciatore determina infatti l’accettazione da parte dello stesso di diverse condizioni, tra cui quella di non poter discutere le decisioni del direttore di gara.
4) RACCONTARE LA MIA ESPERIENZA E FARE IN MODO CHE NON RESTI NASCOSTA.
Ad essere sincero avevo già scritto un’altra lettera immediatamente dopo la mia squalifica ma, confidando nella giustizia mi ero detto di attendere l’esito del ricorso sperando di chiudere questo orribile capitolo della mia vita positivamente. Dopo il ricorso respinto ho deciso di scrivere, consapevole dei rischi a cui vado incontro; consapevole anche del fatto che se prima avrei potuto nascondere l’avvenimento adesso questo emergerà. Mi sono anche detto di non dovermi nascondere da niente e da nessuno.
E’ giusto che tutti sappiano, che tutti leggano; dopotutto la mia coscienza è pulita. Ormai sono rassegnato, aspetterò febbraio con pazienza, allenandomi come ho sempre fatto, senza mollare.
L’obiettivo di chi ha deciso di squalificarmi per così tanto tempo era quello di farmi mollare, di annullare me come giocatore e come persona, di “radiarmi” dal calcio. Mi dispiace tanto, io non mollo, io tornerò in campo e il primo minuto che giocherò lo dedicherò a Lei, caro giudice sportivo e lo dedicherò a Lei, caro direttore di gara che ha scritto il falso. Io non Vi porto rancore perché attra- verso questa squalifica avreste voluto farmi del male ma mi avete permesso di crescere ancora, di verificare sulla mia pelle che nella vita bisogna saper accettare anche le ingiustizie ed essere in grado di superarle.