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Nicola Ascoli allenatore della Sanremese ed ex giocatore di Serie A: con la maglia dell’Empoli una storica qualificazione in Europa, con quella del Catanzaro un’indimenticabile promozione in cadetteria.

Nicola Ascoli, uomo del giorno. Giocare o allenare? Questa la grande diatriba di chi, prima si sedersi in panchina, abbia vissuto una prima vita calcistica calcando i campi. Diatriba, quindi, di circa il 99% degli allenatori italiani a tutti i livelli. Ci sono vite sportive o carriere, tuttavia, per le quali il dilemma è un altro perchè di questo 99% solo una piccola parte ha toccato il calcio professionistico, percentuale che si riduce quasi all’osso se parliamo di toccare la Serie A.

NICOLA ASCOLI, il nostro uomo del giorno, è in quella nicchia privilegiata sì, ma grazie ai sacrifici, al lavoro, alle persone giuste e anche a un pizzico di fortuna – che poi il calcio si riprenderà con gli interessi – mix a dir poco fondamentale se non sei toccato da quel Talento con la “T” maiuscola proprio di una trentina di giocatori, forse, in tutta la storia del calcio italiano.

E allora la prima domanda è proprio quell’altro dilemma.

  • Buongiorno Mister, prima domanda a bruciapelo: meglio giocare in Serie A o allenare nei dilettanti (anche se in Serie D)?”

Due ruoli assolutamente diversi. Quando fai il giocatore dipendi molto di più da te stesso, sei tu che curi il tuo corpo, sei tu che devi dare il massimo in allenamento, sei tu, anche, che devi mentalmente essere forte e preparato. Ma poi alla fine il tuo compito è “solo” quello. Finito l’allenamento o la partita della domenica hai tanto tempo per recuperare soprattutto mentalmente, hai responsabilità ma sicuramente meno.”

NICOLA ASCOLI: “DA GIOCATORE DIPENDI DA TE STESSO, DA ALLENATORE NON SOLO…”

Da allenatore non dipendi solo da te stesso, ma dal tuo staff, dalla disponibilità dei tuoi giocatori, dalla società in cui alleni e da quella dinamica imprescindibili che è il campo. Le vittorie le festeggi con tutti da giocatore, da allenatore le sconfitte la subisci praticamente da solo.”

  • Quindi mi sembra di capire che sia più difficile allenare?

Come ruolo sì. Decisamente più difficile, io nel mio piccolo e per il fatto che ho passato più della metà della mia vita da giocatore cerco sempre di mettermi nei loro panni, di avere una parola per tutti. Uno dei primi discorsi che faccio già in preparazione è che alla base del rapporto giocatore-allenatore ci deve essere il rispetto e a tal proposito ricordo sempre che se io allenatore lascio in panchina qualcuno o non lo faccio giocare non è che gli manco di rispetto perchè se no lo farei a tutti quelli che in una partita non faccio giocare. Come del resto non reputo che un giocatore manchi di rispetto a me se non gioca bene durante la partita.”

NICOLA ASCOLI: “ALLA BASE DI QUALSIASI RAPPORTO CI DEVE ESSERE LA SINCERITA'”

  • Parlando proprio di allenatori, ogni allenatore ruba da quelli che ha avuto da giocatore. Tu hai avuto personalità del calibro di Mario Somma, Gigi Cagni, Alberto Malesani, Piero Braglia e tanti altri. Quale si può definire il “tuo” allenatore?

A loro modo sono stati tutti importanti per me, sopratutto professionalmente. Ho cercato di imparare da tutti loro. Somma per esempio ha fatto meno carriera di quel che meritava perchè è un tecnico preparatissimo. Con Cagni siamo arrivati settimi in Serie A qualificandoci per le coppe. Poi ho avuto Bolchi, addirittura un allenatore importantissimo per me è stato Maurizio Infusino che ho avuto nel settore giovanile del Catanzaro, credo che sia grazie a lui se sono riuscito ad arrivare nei professionisti. Il più importante è stato però Piero Braglia, a Catanzaro prima e Frosinone poi. Con lui ho vinto campionati, mi ha dato fiducia, continuità. Con lui c’è un rapporto particolare cosi come c’è stato a Catanzaro.

  • A tal proposito piazza calda e passionale dove c’è però grande aspettativa o piazza piccina e tranquilla dove le pressioni non sono tante ma forse anche le ambizioni?

Io da uomo del Sud preferisco le piazze calde. Catanzaro è la piazza dove son stato meglio a livello globale, poi da Calabrese… A Catanzaro giocavamo in campo neutro e in campo neutro venivamo 20.000 persone a vederci. Ovvio che piazze del genere ti portano in alto quando vinci ma ti fanno patire le pene dell’inferno se vai male, ma in ogni caso non ti lasciano solo. Uno dei ricordi più belli che ho è quando mi dedicarono uno striscione con scritto il tuo onorare la maglia l’orgoglio di noi ultrà. Non lo dimenticherò mai”

  • Coi giocatori che rapporto hai?

Te l’ho detto prima: sincero e di rispetto reciproco. Penso che questa sia la cosa più importante, il rapporto umano che deve essere sempre sincero. Anche duro volendo, perchè la verità spesso fa male, ma sincero. E infatti è la cosa che mi manca di più in questo periodo dove però sono altre le cose importanti.”

  • A tal proposito, cosa pensi della situazione. Oggi in Inghilterra la Serie D è stata cancellata. Pensi che potrebbe essere una strada percorribile anche qui in Italia?

E’ un argomento molto difficile ma mi aggancio a un’intervista di Prandelli che ho letto oggi. Avere la fretta di ricominciare è poco rispettoso nei confronti di chi sta ancora piangendo i propri cari. Ovviamente non è affar mio ma credo che se per far finire i campionati bisogna fare tutto di fretta allora non avrebbe tanto senso. Mi spiego, se si inizia a Maggio è una cosa fattibile, dopo diventa complicato e in entrambi i casi il campionato sarebbe falsato. Di più nel secondo caso, di meno nel primo. Credo anche che ci si debba allineare tutti a livello europeo, anche se sono consapevole del fatto che il calcio è un’industria che muove soldi anche ai nostri livelli e per questo non sarà facile prendere una decisione. Decisione che, tra l’altro, qualcuno deve prendersi la briga di mettere in atto.

NICOLA ASCOLI: “NON E’ FACILE PRENDERE UNA DECISIONE DEL GENERE”

Ed è una bella patata bollente ora come ora, anche perchè la cosa più importante deve rimanere la salute della gente. E’ un discorso magari banale, ma come fai a dire a persone che stanno soffrendo che di deve ricominciare a giocare a calcio? Non vorrei proprio essere nei panni di chi deve analizzare questa situazione e accetterò qualsiasi decisione venga presa. Anche se onestamente forse fermarsi definitivamente, parlo ai nostri livelli, non sarebbe poi così sbagliato. Permetti anche alle società di rientrare economicamente per ripartire la prossima stagione. Anche perchè se ri-inizi vuol dire che finisci a Luglio, quando, cioè, devi ricominciare.”

  • Parliamo del presente. La Liguria e una piazza calda come Sanremo.

Sanremo è una città bellissima, la conoscevo dai tempi dell’Argentina. La piazza è importante, il pubblico di un’altra categoria perchè ci ha sempre sostenuti. Esaltati quando vincevamo, criticati quando perdevamo ma mai lasciati soli soprattutto nei 90 minuti. Giusto che sia così, un rapporto sincero, anche perchè credo che lo società di calcio siano patrimonio dei tifosi ed esclusivamente loro. E poi torniamo a quel concetto che ho espresso più volte in questa chiacchierata. Sincerità che ho anche coi miei giocatori e con la mia società, credo i fatti lo possano dimostrare.”

  • Ci vuoi raccontare delle tue dimissioni?

Certamente. Trovavo ingiusto che se la prendessero tutti coi miei ragazzi. Allora per evitare che si potesse pensare che il problema fossero loro e visto che i risultati non arrivavano ho preferito farmi da parte e prendermi tutte le colpe come un vero uomo deve fare secondo me.”

  • Dimissioni che la società non accettò

I ragazzi fecero una conferenza stampa e rientrò tutto. Un grande attestato di stima, l’intelligenza della mia società e il resto storia recente. Il ricordo più bello l’esultanza al gol con la Folgore Caratese in semifinale di Coppa con tutti i ragazzi che vennero ad abbracciarmi. Il primo ricordo da mister che mai dimenticherò. Inciso: gara che sul campo abbiamo vinto e della quale comunque ci sarebbe un ritorno da giocare.”

  • A tal proposito come mai questo calo?

Le situazioni vanno analizzate, tu hai visto praticamente tutte le nostre partite e ce ne sono state ben poche in cui ci hanno dominato. Abbiamo perso tante partite per episodi, quella con la Lucchese ne è esempio lampante. Abbiamo avuto tanti infortuni, gli attaccanti prima di tutto: non ho mai avuto Lobosco a pieno servizio praticamente. E poi pochi dicono che sotto questa gestione stanno giocando tanti giovani del nostro settore giovanile, come pochi negli scorsi anni. La realtà dei fatti è che fino al 23 di Dicembre ero un genio, al 13 di Gennaio uno scarpone, ma è il ruolo dell’allenatore che è così e lo so benissimo senza nascondermi dietro nulla.

NICOLA ASCOLI: “NON LECCO CULI, SONO COSI COME SONO CON DIFETTI E PREGI DEL CASO”

Non lecco culi, non porto sponsor e anche le cose che ti ho appena detto non sono scuse ma la realtà dei fatti. Nel gioco questa squadra non ha mai avuto una crisi. Nei risultati sì e combinazione quando ci è venuto a mancare Pippo Scalzi.”

  • Pippo Scalzi, parliamo di lui. Non si parla mai dei singoli ma Scalzi è da sempre considerato un talento che con te è letteralmente esploso anche a livello di gol.

Se andata a prendere un’intervista di quando allenavo l’Argentina, prima di un derby mi chiesero chi volevo della Sanremese. Io risposi Scalzi, che ai tempi era ancora nel settore giovanile. Per me è un giocatore straordinario pronto anche al salto nei professionisti soprattutto ai tempi d’oggi. Ha da poco passato i 20 anni ma non è tardi per uno come lui. Sa fare tutto, si applica negli allenamenti, ha voglia di imparare e di migliorarsi. Quest’anno ha cominciato anche a vedere la porta con maggior frequenza e penso davvero che sia uno dei migliori giocatori di tutta la Serie D.”

  • Quindi per te è da calcio professionistico?

Io se dovessi allenare tra qualche anno in categorie superiori me lo porterei dovunque anche in Serie A. D’altra parte c’è da dire che questi ragazzi anche un po’ più di tempo perchè il livello è leggermente sceso. Quando giocavo io in Serie A, per esempio, anche le squadre cosiddette piccole avevano dei campionai. Mi viene da pensare alla Samp che aveva Flachi. Ora una squadra media in Serie A non ha un fenomeno come poteva essere Flachi per i suoi tempi. Questo dà un po’ più tempo ai ragazzi che arrivano tra i professionisti facendo la gavetta.”

  • In conclusione mister, il calcio per ora ti ha più dato o tolto e dove ti vedi tra 5/10 anni?

Guarda, nel calcio non accade mai nulla per caso secondo me. Quando sono andato a Cluj in Romania mi sono rotto tutto: tibia, perone, cartilagini. Sono arrivato il 27 di Febbraio e il 27 di Aprile al 90° di una partita il mio portiere mi ha preso in pieno rompendomi qualsiasi cosa. Il fatto è che quando giochi non pensi mai al dopo. E’ il grande errore che fanno tanti calciatori. Soprattutto se hai 31 anni come li avevo io, col senno di poi e col livello che c’è ora nel calcio italiano ancora 5 o 6 anni li avrei potuti fare.

NICOLA ASCOLI: “IL RUOLO DI ALLENATORE MI E’ CAPITATO, MA E’ MEGLIO CHE GIOCARE!”

Ho iniziato in realtà come direttore sportivo, il ruolo di allenatore è quasi capitato ad Asti e sai cosa ti dico? Che è molto più bello allenare che giocare. Ora e dopo soli 7 anni che alleno lo posso dire ricollegandomi con la prima domanda che mi hai fatto. Il mio obiettivo ovviamente è ripercorrere da allenatore il percorso che ho fatto da calciatore e che è finito troppo presto. Lavoro per questo, studio per questo, cerco di allenare la Sanremese come una formazione di Serie A sotto tutti i punti di vista. E spero, tra 5 o 6 anni, di essere nei professionisti.”

  • Con Scalzi?

Con la Sanremese, perchè no. Anche perchè ad oggi è la miglior squadra che abbia mai allenato sotto tutti i punti di vista.”

 

L’UOMO DEL GIORNO: la nuova rubrica di Dilettantissimo! Un’intervista al giorno ai volti noti del calcio dilettantistico ligure. Oggi è stato il turno di… Nicola Ascoli.

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