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Gentilissima redazione,

da padre, dirigente e sportivo, ma anche e soprattutto da cittadino, resto allibito ed interdetto dal vedere i mille e più tentativi di tutte le parti coinvolte dalla chiusura sportiva del DPCM ultimo e dalle successive integrazioni.
Non posso non essere consapevole del danno economico, sociale ed organizzativo che questa comporta, ma desidero rimarcare un solo, semplice e facilmente intuibile aspetto: Indipendentemente dai bug di sistema che presenta una legge, un decreto ed un’ordinanza, qualunque essa sia, l’unica infallibile istituzione, se così si può chiamare, è la “ratio”.
Una normativa viene posta in essere seguendo una “ratio” che, nel nostro caso è: “NON FARE CIRCOLARE PERSONE SE NON PER MOTIVI DI NECESSITA’”.

Ora, se per un allenamento di calcio se ne vanno in giro 4 ragazzini in una sola macchina e tutti senza mascherina (non veniamocele a raccontare), se misuriamo la temperatura con strumenti che segnano temperature diverse a seconda dell’umore di chi li ha in mano (non veniamocele a raccontare), se negli spogliatoi (che NON si devono utilizzare) nessuno la tiene (non veniamocela a raccontare), se muoviamo altrettanti adulti che li accompagnano e stanno al bar a bere o a fumare o a scherzare (non veniamocela a raccontare) mi sembra evidente che si crei un problema all’Italiana senza possibilità di uscita. 

Gli stessi porterebbero un rischio ai parenti più deboli ed alle persone più fragili ed alle istituzioni sanitarie. Così anche gli sportivi che non hanno niente da perdere (chi vuol capire intenda).
Occorre solo e soltanto coscienza civica. Si sta a casa non per non rischiare la nostra salute ma SOLO E SOPRATTUTTO per non fare rischiare agli altri per una possibile “colpa” nostra.

La coscienza di pericolo personale è molto relativa. Ma il rispetto per l’altro non esiste più.

Siamo noi genitori ad essere confusi sul concetto di sacrificio: I nostri ragazzi devono essere tra quelli che fanno un sacrificio per non fare rischiare a noi adulti di perdere un lavoro, di ammalarci, di dovere seguire e perdere cari anziani.
Certo, certo, così chiudo….non saranno morti per il Coronavirus come dicono molti geni della scienza…ma se non glielo avessimo portato perché per noi era una buona scusa andare a calcio.Ah, ultima cosa. Sfioro il geniale.E se si mettessero d’accordo in tre o quattro e andassero a correre in Corso Italia o al Righi con la mascherina a portata di mano ed a distanza di due metri l’uno dall’altro????? Ah, qualcuno lo fa? Allora tutti sarebbe meglio. Per conto proprio o solo con un genitore in macchina? Meglio. E non raccontatemi che così li facciamo stare alla Play Station.Basta la voglia. Quello sarebbe tutelare la salute. NON IL CALCIO.

A seguito della mail arrivata alla redazione di Dilettantissimo, Claudio Bianchi ha voluto rispondere esponendo il proprio pensiero.

Io credo che il DPCM sia stato scritto da persone che poco conoscono il nostro mondo.
Capisco altresì il senso civico.
Capisco meno ricerche di soluzioni cervellotiche che penalizzino, senza motivo, alcune attività che difficilmente farebbero lievitare il COVID.
Tu parli di educazione civica per rispettare il DPCM, ma dici che negli spogliatoi ragazzi e dirigenti non rispettano protocolli che sono la base per evitare i contagi.
Cominciamo a rispettare i protocolli, immettiamo più mezzi pubblici sul territorio per evitare assembramenti negli spostamenti, insegniamo ai ragazzi a rispettare i protocolli.

Queste sono le basi le evitare provvedimenti che limitano la libertà di L tutti e penalizzano le attività di alcuni.
Qui nessuno cerca scappatoie per fare il furbo.
Qui si cercano soluzioni per poter sopravvivere. Si cerca di interpretare regolamenti scritto appositamente in maniera confusa per non perdere voti tra l’elettorato popolare.
Questo è il mio pensiero, ma non ho problemi a pubblicare il tuo, per fortuna ci rimane ancora la libertà di espressione civile e la tua lo è.
Un caro saluto Claudio

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