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Partiamo da un assunto di base: la violenza, in qualsiasi forma, non può mai essere accettata, né tanto meno giustificata. In nessun caso. Partendo proprio da questo fondamento e da una statistica alquanto allarmante sulle aggressioni ai direttori di gara sui campi di calcio, la Figc ha nei giorni scorso deciso di inasprire le pene previste dall’articolo 11 bis, quello riguardante le “Responsabilità per condotte violente nei confronti degli Ufficiali di gara”.

Il nuovo testo, infatti, porta la sanzione minima prevista per tali casi da 8 giornate (quindi circa due mesi…) a ben un anno di squalifica. Colpire un arbitro o un assistente, anche sui campi dei dilettanti o dei campionati giovanili, quindi, comporterà sempre uno stop di almeno un anno. E la sanzione minima raddoppia automaticamente in casa di referto medico.

L’altra novità, poi, è l’allargamento dell’applicazione di tale sanzione anche a tecnici e dirigenti. Non solo per i calciatori, quindi. Fino ad oggi, infatti, l’articolo 11 bis del regolamento citava espressamente solo i calciatori mentre adesso la norma regola in maniera inequivocabile anche il comportamento violento da parte di tutti gli altri tesserati, siano essi dirigenti o tecnici.

L’allarme era stato lanciato dall’Aia, l’associazione degli arbitri, che nella stagione 2017/18 aveva registrato qualcosa come 451 aggressioni ad arbitri o assistenti, specialmente sui campi dei dilettanti. E in questa stagione i casi sarebbero già arrivati a 50! A volte finendo sulle prime pagine, ma molto spesso non trovando spazio sotto la luce dei riflettori e quindi restando confinati nella cronaca locale. Spesso – diciamocelo – anche per una certa omertà da parte delle società coinvolte, che preferiscono minimizzare l’accaduto e magari provare a nasconderlo nella speranza che passi il più inosservato possibile.

Ma cosa ne pensano di questa novità i diretti interessati? Siamo andati a chiederlo a calciatori, dirigenti e allenatori del nostro calcio.

«Credo che l’inasprimento delle sanzioni sia giusto – commenta Fabrizio Barsacchi, diesse del Molassana – La violenza non è MAI ne giustificata ne giustificabile. L’arbitro è elemento essenziale per ogni sport e le sue decisioni devono essere sempre accettate, magari con qualche protesta se non concordi, ma mai con violenza. Mi auguro però che, allo stesso modo, ci sia un analisi da parte degli osservatori arbitrali, più frequente e più approfondita, che giudichi, oltre all’operato dell’arbitro, anche il suo atteggiamento in campo nei confronti di giocatori e dirigenti. Atteggiamento che non sempre è ineccepibile e talvolta è presuntuoso ed arrogante».

«Sono sincero: penso che fare l’arbitro sia una delle cose più difficili che ci possano essere. Specialmente al giorno d’oggi – ci spiega Silvio Frangioni, presidente del San Desiderio – Perché questi ragazzi vanno in campo per provare a sistemare determinate situazioni, che spesso poi non sono altro che lo sfogo di frustrazioni settimanali o quotidiane che il calcio inevitabilmente raccoglie. Quindi, massima solidarietà per questi poveri Cristi che affrontano 30 persone, concentrate e spesso anche… incazzate. Penso ci possa stare un inasprimento della pena, forse portare il minimo ad un anno è un tantino esagerato ma credo che l’Aia debba prima di tutto lavorare molto sulla formazione mentale di questi ragazzi, che spesso sono mandati allo sbaraglio, a gestire situazioni più grandi di loro. Sono conscio del fatto che sia difficile trovare ragazzi che vogliono fare l’arbitro, ma sui nostri campi ci sono tanti ragazzi che hanno paura della loro stessa ombra e questi, semplicemente, non possono fare l’arbitro. Per fare l’arbitro, ci vuole personalità! Devo dire che quest’anno, in Seconda Categoria, non ho trovato arbitri davvero impreparati, anzi. Ho trovato molti arbitri capaci sia dal punto di vista tecnico che caratteriale. Io ho sempre cercato di rispettare le scelte degli arbitri, anche quando ne sono anche stato pesantemente penalizzato, senza mai far sentire la mia voce o alzare i toni. Detto questo, non mi sento nemmeno di gettare la croce addosso a questi ragazzi». 

«Penso che sicuramente sia giusto tutelare la figura arbitrale – commenta invece Davide Sighieri, recentemente passato alla Goliardica in Promo B – Allo stesso modo, penso che bisognerebbe anche avere più osservatori sui campi, persone capaci che possano intervenire e gestire alcune situazioni, senza lasciare totale discrezionalità agli arbitri. Soprattutto per fare in modo che non si arrivi a dei veri e propri abusi di potere da parte di qualcuno. E poi, più che una squalifica così lunga, che comunque è una sanzione molto pesante per un calciatore, io avrei optato più per una sanzione pecuniaria da comminare al singolo giocatore, perché secondo me quando vai a toccare le tasche dei tesserati questo fa più pressione. Capisco però che anche questo sarebbe difficile da applicare».

«Mettere le mani addosso a una persona è sempre una cosa molto seria – il commento di Carlo Schelotto, presidente dello Sciarborasca – e quindi ci può stare che ci sia pena così pesante quando aggredisci un arbitro o un assistente. Quello che non vorrei è che magari, per una banale spinta o per uno strattone ad un braccio, che purtroppo a volte possono capitare nel parapiglia e nella tensione della partita, un giocatore si veda affibbiare uno o addirittura due anni di squalifica. E’ anche vero però che queste normative sono a carattere nazionale: qui da noi in Liguria casi di vere e proprie aggressioni sono molto rari. Magari, in tutta una carriera nel calcio, capita di vederli una volta. In altre zone d’Italia purtroppo sono più frequenti e quindi credo che la normativa risponda a questo tipo di esigenza. Forse sarebbe bastato portare a 6 mesi la sanzione minima e poi dare disposizioni al Giudice Sportivo di aumentarla, anche pesantemente, nei casi che lo rendessero necessario».

Queste sono insomma le opinioni di alcuni dei protagonisti che ogni weekend calcano i campi del nostro calcio. E voi? Cosa ne pensate? Fateci sapere la vostra idea.