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Ci sono storie che vanno raccontate. Racconti che non sono legati strettamente al campo, dove peraltro i protagonisti eccellono, ma al sangue. Nelle vene di Andrea e Alberto Cellerino, infatti, scorre lo stesso sangue, e chissà che, ingrandendo al microscopio, non si trovi qualche globulo rosso con indosso i guantoni da portiere. Per i portieri di Borgoratti (Andrea) e Prato (Alberto), il calcio è una questione di famiglia: papà Stefano, grande appassionato, ha sempre cercato di non perdersi una partita dei suoi figli, e ora che si ritrovano a giocare nella stessa categoria, alla stessa ora, immaginiamo che per lui sarà stata molto dura. Parte proprio da questo “dubbio amletico” la nostra intervista.

Ragazzi, ma adesso che giocate allo stesso orario come fa Cellerino Senior?

Alberto: “Parti dal presupposto che lui pensa di portare sfiga! Comunque cerca di alternare. Pensa che, quando giochiamo in campi vicini tra di loro, vede il primo tempo di uno dei due e poi si sposta a vedere il secondo tempo dell’altro.”

Andrea: “È colpa mia che ho raggiunto mio fratello in Prima Categoria: prima non c’era il problema. Non faccio mai due anni di fila nella stessa categoria, è incredibile.”

I fratelli Cellerino con il papà Stefano

Dai, partiamo dall’inizio. Raccontateci la vostra trafila, dalle giovanili fino ad ora.

Andrea: “Come sai, ho iniziato a 5 anni al G.Mora – che tu rifonderai… – poi un anno a Bogliasco, con tanti compagni che ho ritrovato da grande. Nove anni di Genoa, fino agli Allievi Nazionali. Due anni e mezzo a Bogliasco, dove ho giocato con la Juniores 94/95 e mi sono tolto due grandi soddisfazioni: ho esordito in Serie D e ho giocato in Rappresentativa Nazionale Serie D. Sono andato a Ligorna in Eccellenza dove abbiamo vinto il campionato. In Serie D il Ligorna ha puntato su un portiere più esperto e sono andato a giocare al Golfo Paradiso. Siamo partiti male retrocedendo in prima categoria, ma l’anno dopo abbiamo ammazzato il campionato e la stagione successiva abbiamo vinto i play-off per andare in Eccellenza. Purtroppo è stato inutile perché alla fine non ci hanno promosso. Il primo giorno di ritiro della stagione passata ci sono state delle divergenze con la società e ci siamo divisi. Il mio amico Michael Selogni mi aveva proposto, nel frattempo, ti allenarmi con il Borgoratti. È finita che mi sono trovato benissimo e non me ne sono più andato! Ho fatto una scelta di amicizia e di vita. Poi ti dico, tra lavoro e università, in questo momento sono felicissimo della scelta che ho fatto. Ho trovato persone importanti, amici veri come Daniele Omodei che ci tengo a citare: un uomo spogliatoio, un ragazzo fantastico. Ho dato la parola a capitan Savona e Adinolfi di “sposare il progetto”: l’ho promesso a me stesso e a mio papà, che è nato e cresciuto a Borgoratti. Questa squadra ha tirato su anche il settore giovanile, c’è l’idea di rifare il campo: insomma, ha margini di crescita importanti.

E tu, Alberto?

Alberto: “Il mio percorso ricalca un po’ quello di mio fratello. Ho iniziato anche io nel G.Mora, sono passato al Bogliasco dove ho fatto tre anni. Poi 5 anni al Genoa, fino ai Giovanissimi Nazionali. Quando poi a 13 anni mi proposero di fare il terzo portiere, preferii tornare a Bogliasco, capendo che non avrei comunque avuto la possibilità di arrivare. Qui ho vinto gli Allievi Regionali con il Bogliasco, vincendo la finale con il Vado 2-0. Da Bogliasco sono andato alla Sestrese, ho fatto solo un anno prima di incontrare, alla Goliardica, Pino Lamonica. Da lì ho sempre seguito il mister, prima con la juniores granata (due stagioni) e poi con il Prato. Molti ragazzi della Goliardica hanno seguito Lamonica, come Morichini, Pastorino, tanti 99. Sono a Prato da 3 anni ormai. E penso che sarà così per sempre. Finché ci sarà il Prato, io ci sarò.”

Quali sono le vostre caratteristiche? Siete portieri abbastanza diversi…

Andrea: “Facciamo così: io parlo di Alberto e lui parla di me. Albe è un fenomeno nelle palle basse, nell’1 contro 1 è bravissimo nel posizionamento. È un portiere esplosivo ed elastico. È stato più sfortunato di me, io fin da bambino ero molto alto e hanno creduto di più in me. Ma lui è sempre stato uno con la testa, a differenza mia, e negli ultimi anni per lui parlano i risultati: Albe è cresciuto tantissimo come portiere. La prima partita che abbiamo giocato contro, in coppa, ero incazzato nero: abbiamo attaccato per 90 minuti e ha preso tutto!”

Alberto: “Lo ha detto Andre, da ragazzo il suo unico problema era la testa! Al Genoa lui ha sempre giocato, io invece spesso facevo il secondo: dovevo sempre essere pronto ad entrare, per necessità. Andre è sempre stato fortissimo, non ha solo l’altezza (è 1.90, ndr): va a terra velocemente, domina nelle uscite alte, cosa in cui io invece sono un po’ carente. Ed è bravo con i piedi, anche se ha il 48…”

Io sapevo che avesse due pinne al posto dei piedi…

Andrea: “CENSURA”

Dai, questa ve la devo chiedere: chi è più bravo a parare i rigori?

Alberto: “Sai che ne stiano parando tanti tutti e due? L’anno scorso ne ho parati 3 su 5. E Andre quest’anno ne ha parati 2. Posso dire che siamo due pararigori.”

Andrea, come sta andando questa stagione con il Borgoratti?

Andrea: “Da neopromossa, un campionato dignitoso. Al momento dello stop eravamo fuori dai play-out in un campionato dalla classifica molto livellata nella zona di centro. Abbiamo perso troppe partite sfortunate. Il mister è un ex professionista e non ha bisogno di presentazioni: all’inizio abbiamo avuto delle difficoltà, ma grazie al dialogo e al confronto abbiamo trovato l’intesa giusta e abbiamo fatto molti punti. Del resto, le qualità ci sono tutte: Soracase, Converti, Adinolfi, Mazzier, Savona, Drommi, i ragazzi giovani… Potevamo fare un po’ di più, forse abbiamo peccato un po’ di inesperienza e magari tanti ragazzi hanno impiegato tempo ad abituarsi al campionato di prima, che è un pochino più maschio e malizioso rispetto alla Promozione.”

La cavalcata dell’anno scorso. Tu hai vinto campionati di categorie superiori, ma le sensazioni restano sempre uniche…

Andrea: “Vincere è sempre bello, anche i torneini estivi. L’anno scorso è stato travagliatissimo: fino all’ultimo il campionato era apertissimo. Eravamo in 4 squadre per un posto, siamo arrivati all’ultima giornata a giocarci la promozione con il Progetto Atletico, secondo a un punto di distanza. Siamo rimasti in 10 al 46′ sull’1-0 per noi. Quando hanno pareggiato è stata la sofferenza più grande della mia vita. Ma alla fine è andata bene. Il campionato lo abbiamo vinto per il gruppo, ed è merito  soprattutto di Mister Mangini. Poi è chiaro che vincere aiuta a vincere, i risultati aiutano a fare il gruppo. Ovviamente avevamo qualche individualità importante. Ma non è mai facile vincere la Seconda, è un campionato molto livellato al vertice.”

Alberto, quello di quest’anno è il Prato dei miracoli. Una stagione sorprendente per una squadra iscrittasi tra mille difficoltà.

Alberto: “Questa stagione stava andando benissimo. Se penso che l’anno scorso avrò preso 50 gol nelle prime 15 partite (ride, ndr). Stiamo facendo la stagione più bella del Prato da quando è in vita. Fino a luglio non avevamo la certezza di iscriverci, eravamo in dubbio e le notizie che ci arrivavano da Marcello (Riolfi) non erano incoraggianti. Grazie al lavoro di Donato Morichini, che tengo a menzionare, siamo riusciti a trovare qualche sponsor che ci ha permesso di iniziare la stagione. Il Prato ti prende proprio, ti entra nel cuore e te ne innamori. Sappiamo soffrire e lottare. E quest’anno siamo riusciti a limitare le nostre carenze caratteriali e comportamentali. Avere lo stesso allenatore in questi tre anni ha aiutato, abbiamo una identità, conosci i suoi tatticismi e i suoi schemi. Anche se ormai gli schemi li conoscono anche gli avversari… (ride, ndr) Il mister umanamente è meraviglioso, gli voglio proprio bene: poi mi fa impazzire quando ci dice di comportarci bene con l’arbitro e al primo minuto è già lì a protestare”.

LA FESTA DEL PRATO DOPO UNA VITTORIA

In generale, oltre a quelle già elencate, soddisfazioni che vi siete tolti da portiere? Magari proprio con il Genoa?

Andrea: “È curioso che le partite che mi porto nel cuore siano due in cui non ho giocato! Una è quando fui convocato in Primavera con il Genoa. Le leve erano quelle del 92/93/94: c’erano i vari Sampirisi, Zima, Said, Sturaro… mi son trovato a essere convocato in Primavera a Novarello, 3 o 4 anni sottoleva. Esperienza bellissima. Con gli adulti invece fu bellissimo andare a giocare la Coppa Italia contro il Pisa: all’Arena Garibaldi c’erano 3/4000 persone. Poi ci sono tante partite che mi ricordo, ma questi sono gli aneddoti un po’ più particolari”.

Alberto: “Sentendo i suoi ricordi non so più cosa dirti… No va bè dai, qualche soddisfazione me la sono levata anche io: in particolare, ricordo le mie ultime due partite con il Genoa. Eravamo al torneo internazionale di Cairo Montenotte, giocavamo per il quinto posto: al mattino giochiamo contro il Napoli, pareggiamo all’ultimo minuto e, ai rigori, paro 3 rigori su 5. Al pomeriggio, contro lo Spartak Mosca, sono loro a pareggiare all’ultimo. Ai rigori paro 4 rigori tra cui quello decisivo. Ricevere l’abbraccio dei miei compagni mi è rimasto nel cuore. C’era anche Dilettantissimo tra l’altro. E poi la fascia da capitano che mi diedero quando scesi a giocare una partita insieme ai 99 (il Genoa giocava sottoleva, quindi era possibile far scendere un ragazzo più grande di un anno).

Che emozione è stata giocare contro per la prima volta?

Andrea: “Emozione è dir poco. La prima partita in coppa è stat una sensazione unica Considera che già mi fa effetto giocare contro un mio amico: figurati aver contro mio fratello. Da un lato speri di vincere, ma dall’altro ti auguri che tuo fratelli pari tutto.

Alberto: “Il più contento di tutti è stato mio padre: abbiamo pareggiato entrambe le volte che abbiamo giocato contro. A fine partita aveva un sorrisone… Anche se io lo so che sotto sotto tifava Borgoratti! Infatti glielo meno sempre…

Insomma, è finita con un salomonico pareggio. Saranno stati contenti mamma e papà: nessun litigio in casa Cellerino.

In bocca al lupo, Andrea e Alberto!

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