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Massimo Mutolo non ha bisogno di presentazioni. Da giocatore ad allenatore, passando per le vesti di direttore sportivo e responsabile del settore giovanile, Mutolo è un uomo di calcio a 360 gradi, capace di raccogliere successi personali e di squadra dalla Terza Categoria alla Promozione. Oggi Mutolo non è legato a nessuna società, dopo l’esperienza a Molassana terminata l’anno scorso. Abbiamo parlato con lui di ricordi, situazione attuale e dell’eventualità di un suo ritorno sul rettangolo verde.

Massimo, come stai passando questa quarantena?

Come tutti, in casa, cercando rispettare tutto ciò che ci viene imposto. Lavoro in smart working, ogni tanto devo andare di persona a sistemare qualcosa, ma mi godo la mia famiglia e mio figlio piccolo. Fa il portiere (d’albergo…), come te.

Mutolo festeggia la Promozione con la Burlando

Difficile ricominciare la stagione in corso…

Se i professionisti stanno discutendo se riprendere o no, non vedo come possa aver senso far riprendere i dilettanti. E vorrei vedere chi si prenderebbe le responsabilità… Poi bisognerebbe capire bene com’è realmente questa situazione, se è gestibile oppure no… Vedo difficile che settori giovanili e scuole calcio possano riprendere a breve, mentre per le prime squadre va fatto un altro discorso: i ragazzi sono fermi da due mesi. Allenarsi in casa non è certo la stessa cosa che stare sul campo. Rischiano di farsi male.

Quando si ripartirà sarà dura assorbire i danni economici che le squadre stanno subendo.

Da papà ti posso dire che tutti i genitori hanno pagato la quota annuale, ma ne hanno usufruito a metà. Ora cosa proporranno le società alle famiglie? Se dimezzassero la quota, avrebbero anche la metà degli incassi, e ci sono società che vivono solo di quello. Tra gli sponsor non so chi abbia voglia di investire soldi in un momento così complicato. È difficile. I giocatori delle prime squadre, tranne pochi fortunati, finiranno a giocare gratis… Diventerà tutto un altro calcio. È inevitabile, la vedo dura tornare a come era prima di marzo.

Mutolo al Little Club

Beh, del vecchio sistema calcio alcune cose non ti sono mai piaciute…

Non mi sono mai piaciute tante cose. Poi sai, io non sono mai stato presidente o non ho mai deciso nulla, sono sempre stato allenatore o al massimo collaboratore. La cosa migliore credo sia dare la possibilità ai ragazzi di giocare a calcio e avere lo sfogo delle prime squadre nelle stesse società. Ma ci sono stati momenti peggiori, prime squadre che spendevano cifre impossibili per ottenere risultati medio scarsi, lo sperpero più totale. Se adesso invece, complice questa situazione, si giocasse a poco e la gente ci mettesse la passione che dovrebbe metterci sempre, forse torneremmo alla giusta misura.

Tu quest’anno sei fermo, ma non mi sembra che la cosa ti disturbi!

Dopo tanti anni! Lo sai, gioco da quando ho 5 anni e mezzo e non mi sono mai fermato. Ma dopo le esperienze ABB, Little e Athletic ho iniziato ad andare di qua e di là con sempre meno voglia e quest’anno, sinceramente, mi sono proprio goduto la lontananza da un mondo che vedo in difficoltà sotto molti aspetti. Divento sempre più grande, per non dire altro, e sono meno preso dalla passione che mi contraddistingueva anni fa.

Tornerà questa passione?

Ti dico la verità: sono sempre a contatto con tanta gente, parlo con tutti, non so nemmeno io cosa vorrei fare: non vorrei più fare l’allenatore di prima squadra, questo sicuramente. Non so, il dirigente lo farei a certe condizioni: non vedo nessun progetto che mi interessi, ma alla base di tutto manca la passione da parte mia.

Mutolo con l’ABB, prima squadra allenata

Nel tuo passato ci sono tanti dolci ricordi.

Ripercorro la mia vita: mi sposo nel 93 e lascio il calcio FIGC per andare a giocare nell’UISP nell’ABB. Mi fermo per un’ernia del disco, mi fanno allenatore. L’anno dopo ci iscriviamo in terza categoria e al primo anno saliamo in Seconda. Parlando di ricordi, quello fu l’anno più bello, perché il primo amore si ricorda sempre. Ma anche l’anno della Juniores all’Athletic, il Little Club della salvezza (dopo 9 giornate ad 1 punto) con Carbone, Parodi, Zanardi… il gruppo con cui ho legato di più. Personalmente fu soddisfacente anche l’anno di Promozione con l’Athletic: ci siamo salvati ai play-out on il Ligorna, un’annata tribolata terminata bene. Poi tante altre stagioni sono andate bene, ma in queste che ti ho detto penso di essere riuscito a metterci un po’ di mio e sono quelle che mi sono rimaste nel cuore.

Recentemente due esperienze dirigenziali, con Burlando e Molassana

Burlando e Molassana sono molto diverse. Burlando era una società rivoluzionata con solo la prima squadra. Prendemmo Zanichelli, un allenatore una garanzia, e terminammo con Bonaldi, un’altra persona di ottime valenze. Una società in cui di fatto Silvio Canepa era il factotum, con me collaboratore e pochi altri. Silvio ci ha messo tanto del suo per supportarla anche economicamente. Molassana è una delle società ligure più importanti, un settore giovanile di qualità e una struttura unica in tutta la regione. Un’esperienza iniziata in sordina come Responsabile del settore giovanile, che non avevo mai fatto, in cui mi sono divertito tanto facendo un buon lavoro. Purtroppo l’esperienza è finita per qualche problematica familiare, diciamo che poi sarei anche potuto rientrare… ma ho preferito tenerlo come un buon ricordo.

Mutolo al Molassana

Ci sono persone all’interno del mondo del calcio con cui hai legato?

Tante, tantissime. Forse la persona con cui sono cresciuto di più è stato tuo papà, Sergio Imperato. Un presidente e una persona valida, adeguata. Insieme abbiamo fatto un ottimo lavoro. Dell’ABB ricordo tutti: dirigenti, collaboratori, ragazzi… In generale, sono molto legato al calcio: il calcio per me è tutto ed è sempre stato tutto. Sono abbonato allo stadio, e sai benissimo che non è dietro l’angolo… (Mutolo tifa Torino, ndr). Per questo sono contro la ripresa della Serie A: giocherebbero a porte chiuse. Cosa me ne frega che giochino tra di loro se io non ci sono! Tornando al discorso, avrei tanti aneddoti da raccontare… magari amici veri ce ne sono pochi, ma conoscenti tantissimi. Il calcio è, almeno, il 50% della mia vita.

Grazie per la chiacchierata, Massimo! Io sono convinto che, se arrivasse la chiamata giusta, in fondo in fondo non diresti di no…

Ma sì, io dico sempre: “Mai dire mai”. Ma è innegabile che gli anni passano e ci devono essere le condizioni giuste. In questo momento non ti dico che non riprendo, ma nemmeno il contrario… Vedremo!

Insomma, Mutolo continua a vivere di calcio seguendo il suo Toro e il figlio Enrico, e il calcio dilettantistico, attualmente non sembra mancargli. Sicuramente, però, al calcio dilettantistico manca Mutolo. In bocca al lupo, Massi!

T.I.

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