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Gianluca Bonadies di maglie ne ha vestite tante. Centrocampista, classe 1981, secondo di quattro fratelli (altri due fratelli, che conosciamo tutti grazie al mondo del calcio, e una sorella), è conosciuto in tutto il panorama ligure per il suo talento e per la sua personalità. I suoi primi calci li inizia a dare nelle giovanili di Baiardo e Sampdoria, e con i draghetti esordisce in prima squadra nel 1998: da qui inizia il suo lungo viaggio, passando per la Serie D insieme alla Sestrese, poi Bolzanetese, Polis, Pontedecimo, Pro Recco, Serra Riccò, Veloce, Arenzano, Genovese, Santa Tiziana, Figenpa, e infine Goliardica. E alla Goliardica si è fermato già da un po’, perché questo infatti sarebbe stato il suo quinto anno con la squadra di Alberto Saracco/Edo Bozano. E da due anni porta la fascia al braccio: “Solo una fascia” dice lui… ma come dice qualcuno, i grandi leader sono spesso dei grandi semplificatori.

Nel day after del suo trentanovesimo compleanno (ancora tanti auguri!), Gianluca Bonadies ha risposto alle nostre domande e ci ha raccontato un po’ di sé, dal passato al futuro.

Dopo una lunga carriera, in cui hai avuto modo di girare tantissime piazze e giocare per moltissime squadre, sei arrivato alla Goliardica. 

“Questo è il mio quinto anno alla Goliardica: sì, la storia della mia carriera parla da sola, perché ho cambiato tantissime squadre. I motivi sono diversi, ma mai di tipo caratteriale, perché ho avuto la fortuna  di trovami bene in ogni società. Sono arrivato alla Goliardica che avevo una trentaquattro anni, cercavo una squadra più tranquilla e così avevo deciso di scendere in Prima Categoria. Ma qui abbiamo vinto il campionato, e così mi sono ritrovato a un bivio: non sapevo se continuare o meno. Alla fine l’ambiente che ho trovato alla Goliardica, le figure di Edo Bozano e Roberto Bollentini… mi hanno convinto a rimanere. Ho il campo vicino a casa, è anche comodo! Ho rifiutato anche qualche offerta importante in questi anni… ma ho deciso di rimanere dove sto bene“.

Ripensando a tutta la tua carriera… pensi di avere qualche rimpianto?

“Parto dal presupposto che sono contento di aver fatto quello che fatto, perché mi ha portato a conoscere tantissime persone che ora fanno parte della mia vita. Un rimpianto però ce l’ho, solo uno… se avessi avuto il cartellino di mia proprietà, quando avevo 17/18 anni, forse avrei potuto fare qualcosa di diverso. Avevo avuto diverse richieste, in Serie C e in Serie D, e avevo fatto persino un provino all’Inter che era andato bene, ma da quanto so non s’era fatto niente per questioni economiche. Magari non sarei diventato chissà chi, non so se avrei fatto una carriera da professionista, però qualcosa di diverso forse lo avrei fatto ecco”.

Mi sapresti dire un gol, una partita e una stagione che ti sono rimasti nel cuore?

“Sicuramente per quanto riguarda la stagione, ti dico quella con la Goliardica in Prima Categoria, quando abbiamo vinto il campionato: nessuna sconfitta e solo cinque pareggi in tutto l’anno… un’annata davvero incredibile. Mi è rimasta impressa invece una partita che ho vissuto da giocatore della Figenpa, perchè perdevamo 2-0 con la Calvarese sino all’85esimo e l’abbiamo rimontata 3-2. Di gol te ne dico uno: a livello tecnico, ti dico un sinistro al volo da centrocampo in un Veloce – Busalla; e poi, te ne dico uno che hanno ripreso anche le vostre telecamere, con la maglia della Goliardica nella partita di play off contro l’Ortonovo”.

 

 

 

Alla Goliardica sei capitano, però lo sei stato anche in altre squadre. Per tua esperienza, che caratteristiche deve avere secondo te chi ricopre questo ruolo? 

“Credo che la figura del capitano debba essere importante nello spogliatoio, più che in campo. Penso e spero di essermi sempre comportato bene in questo ruolo, e ti devo dire che i ragazzi mi sono sempre venuti dietro. Un buon capitano deve cercare di risolvere eventuali problemi all’interno dello spogliatoio, e all’occorrenza bacchettare e incoraggiare. A volte i capitani non hanno neppure bisogno della fascia: ci sono giocatori che con i fatti si sono dimostrati molto più capitani di quelli ‘in carica’, scelti magari per anzianità. Questo è il secondo anno che porto la fascia alla Goliardica, e lo sono stato anche in squadre: Genovese, Figenpa… E Pontedecimo, quando non c’era mio fratello (Vincenzo)”.

Com’è stato avere tuo fratello come capitano?

“Con lui sono stato sempre benissimo: abbiamo fatto praticamente sei/sette anni insieme (Pontedecimo, Polis e Recco), ed è sempre andata benissimo: è centrocampista come me, mi ha sempre dato consigli dentro e fuori dal campo, anche al di là del calcio”.

E con i giovani che rapporto hai? Che differenze riscontri loro rispetto ai giovani della tua generazione?

“Vado molto d’accordo con i giovani, mi piace scherzarci tanto anzi… all’interno del gruppo solitamente sono il primo a far casino e cercare di coinvolgere tutti. Ecco, un’altra doto che secondo me deve cercare di avere un capitano è quella di coinvolgere tutta la squadra, dal più estroverso al più timido, dal vecchio al giovane. C’è una differenza enorme tra i giovani di adesso rispetto a quando lo ero io: innanzitutto, noi eravamo sempre pochi, adesso sono la maggioranza… ed essendo in minoranza, ci davano più addosso, naturalmente in maniera costruttiva. Adesso la situazione è diversa, bisogna stare attenti a comportarsi in certi modi”.

Ti ispiri a qualcuno, tra i professionisti e i dilettanti?

“Beh, naturalmente mio fratello… poi Massimo Sisinni e Maurizio Gaspari. Ti dico la verità: segui più i dilettanti che il calcio professionistico. Un giocatore che mi è sempre piaciuto è Paul Scholes”.

 

Gianluca Bonadies

La fascia da capitano della Goliardica al braccio di Gianluca Bonadies

 

Hai avuto modo di conoscere davvero tante persone nel mondo del calcio. Tra i compagni che hai avuto, c’è qualcuno che ti porteresti sempre dietro?

“Mi metti in difficoltà! Come ti ho detto anche prima, ho trovato tante persone in questo mondo, e mi sono trovato sempre benissimo ovunque sono stato. Non saprei davvero chi dirti: mi porterei tutti i miei compagni del Baiardo, con cui sono cresciuto insieme anche fuori dal campo, mi porterei mio fratello, Sisinni… ma non ti faccio nomi, perché non vorrei fare torto a nessuno. Posso dirti che sono tanti!”

E invece il più forte con cui tu abbia mai giocato?

“E anche qui sono in difficoltà, perché ho avuto la fortuna di aver giocato credo con tutti i giocatori più forti della storia dei dilettanti in Liguria: Bracco, Sisinni, mio fratello, Molinaro (anche lui è stato un po’ rovinato da giovane, ma era un giocatore davvero incredibile), Argeri, Braccaloni, Peluffo.. una marea!”

Hai avuto tanti compagni di squadra, ma anche tanti allenatori. C’è qualcuno che ti porti nel cuore?

“Sì, più di uno. Roberto Bollentini, con cui ho vinto il campionato con la Goliardica, è una persona speciale e un mio grande amico; Guido Poggi, che con i suoi allenamenti mi ha insegnato a soffrire, ma soprattutto a non mollare mai. E poi anche gli ultimi che ho avuto qui alla Goliardica: naturalmente D’Asaro, e anche Dagnino che, pur avendolo avuto solo circa tre mesi quest’anno, mi ha insegnato cose che in trentacinque anni non sapevo neppure esistessero. Ecco, senza togliere nulla agli altri, credo che Dagnino sia il top: un vero professionista, un bravissimo allenatore: e lo dicevo anche all’inizio, quando era appena arrivato e non giocavo… e poi mi sono rimasti nel cuore anche allenatori come Pileddu e Balducci: la domenica sono i più forti, dei fenomeni”.

{Le interviste di Dilettantissimo per l’Uomo del Giorno a Guido Poggi e Andrea Dagnino}

 

gianluca bonadies

Gianluca Bonadies e Alessio Balducci

 

Ritorniamo al presente. Una Goliardica che a inizio anno non poteva proprio nascondersi come candidata alla vittoria in campionato. Una squadra di nomi eccezionali… ma qualcosa forse non è andato come ci si aspettava.

“Certo, non ci si può nascondere: a leggere i nomi che abbiamo in rosa… ma in queste categorie, avere i nomi non basta. Siamo un gruppo in gran parte nuovo, e tra l’altro giovane, forse anche troppo, perché l’inesperienza ci ha fatto un po’ traballare. Secondo me a lungo termine, una squadra con giocatori fortissimi che avrebbe potuto fare bene: a mio avviso, la Goliardica se costruita in questo modo farà grandi cose”.

E ora questo stop… che ne pensi?

“Secondo me la cosa meno importante in questo momento è proprio il calcio, soprattutto a livello dilettantistico. Ci sono tanti morti, persone che non sono sicure di avere ancora un lavoro… non mi sembrerebbe giusto riprendere un campionato, nel rispetto di queste persone e soprattutto per non correre il rischio di ripartire da zero nei numeri dei contagi e dei malati. È giusto riprendere quando avremo più certezze, o per lo meno quando si azzereranno i contagi. Per quanto riguarda invece la questione promozioni/retrocessioni, sicuramente qualcuno rimarrà scontento. Io non saprei come risolverla. Perché penso al Borzoli ad esempio, sarebbe uno smacco per loro interrompere e non permettergli di raggiungere la Promozione… però negli anni ho visto squadre prime in classifica con grosso margine vedersi recuperare nelle ultime giornate. Non so nemmeno quanto sia possibile eventualmente finire questo campionato a settembre, magari: ci sono giocatori che magari, cambiando le condizioni, decidono di non rimanere… i rimborsi con tutta probabilità verranno enormemente ridimensionati, bisogna vedere cosa faranno a queste condizioni. E poi, il mercato di agosto, si fa? Non si fa? Non so davvero, trovare una soluzione è davvero difficile”.

Cosa c’è nel futuro di Gianluca Bonadies? Hai già pensato ad avere un futuro nel mondo del calcio, magari in un altro ruolo?

“Sono anni e anni ormai che conduco una vita rigorosa: mangio bene, non esco, sveglia presto… casa, lavoro, campo. Forse potrei prendermi qualche anno di pausa. Poi mi piacerebbe allenare, anche se non ho ancora il patentino, oppure diventare un direttore sportivo. Vedremo!”

 

 

gianluca bonadies

Gianluca Bonadies in “Capitano, mio Capitano”

 


Questo era Gianluca Bonadies, centrocampista e capitano della Goliardica, in “CAPITANO, MIO CAPITANO”.

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