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Con grande piacere, oggi abbiamo intervistato una figura di spicco nel nostro amato calcio dilettantistico, che non ha certamente bisogno di molte presentazioni: Giovanni Franini. Presidente del Molassana dal 2009, la sua è una vera e propria passione per il calcio, ma soprattutto per i giovani, con cui ama trascorrere il proprio tempo, da nonno in famiglia e da presidente in una società con un rinomato e folto settore giovanile come quello dei rossoazzurri.

Nasce allenatore (con la Juniores regionale sfiorò la finale Nazionale, dopo aver vinto il campionato regionale) e diventa, per un incastro di eventi, presidente nel 2009. Sono quindi quasi undici anni di presidenza: undici anni di alti e di bassi, di gioie e dolori, successi, incontri, delusioni, ma soprattutto di passione. Quella passione che mette in circolo la gioia: lo sa bene Franini, che ama la vita e sa che a renderla così speciale non sono i successi, ma il valore della passione di cui ci si serve per farla risplendere. 

 

Pariamo dall’inizio. Da allenatore a… Presidente.

“Ho sempre fatto l’allenatore, e dico anche… per fortuna! Fare esperienza nel mondo del calcio in ruoli differenti t’insegna molto. Nel 2009 la gestione della società improvvisamente decise di non andare più avanti: siamo rimasti “in braghe di tela”, non riesco a trovare un modo migliore per definirlo, mi viene bene dirlo in genovese. Così abbiamo formato una commissione interna, con cui si è deciso di proseguire: lì abbiamo deciso che Giovanni Franini faceva il Presidente e… niente, sono qui. Ne sono felice, perché abbiamo raccolto una società in difficoltà, ci siamo tirati su le maniche e siamo ripartiti”.

In un’intervista di Dilettantissimo a Fabrizio Barsacchi (qui), lui disse che «a Molassana è Franini a fare la differenza». Cosa ne pensi?

“Non faccio la differenza. La differenza la fanno le persone che frequentano Molassana: da noi si collabora, e questa società è stata un buon trampolino di lancio per molti ragazzi, cosa di cui andiamo molto fieri. Fabrizio è un carissimo ragazzo a cui voglio molto bene e sono affezionato. Pensa che, come dicevo a lui, quando giocava nelle altre squadre non mi stava molto simpatico, a pelle. Nella vita tante volte succede di giudicare le persone così, da come le vedi: e a volte si rivelano tutt’altro quando le conosci da vicino. Io avevo sbagliato con lui, è uno delle persone più belle che abbia mai conosciuto”.


giovanni franini

Franini intervistato dai microfoni di Dilettantissimo.

 

Il calcio ti ha dato modo di conoscere tantissime persone, con cui hai stretto legami forti.

“Sicuramente sono molto legato a Corrado Schiazza: abbiamo fatto tante serate insieme… e come se fosse un figlio per me. Ma sono innamorato di tutto quel gruppo che c’era al Molassana: Massimo Zamana, Gianni Capurro, Carmelo Panuccio, Francesco Muscia… persone che non potrò mai dimenticare. Li conosco da quando allenavo, poi abbiamo collaborato, proprio come piace a me: non dimenticherò mai né loro, né quell’incredibile esperienza insieme. Ma ci sono tantissime altre persone che il mondo del calcio mi ha fatto incontrare… il calcio, come la vita, è questo: s’incontrano tante persone che ti vogliono bene, e tante che magari ti vogliono male. Soprattutto quando si ha un po’ di responsabilità, non si riesce sempre a essere amati. Poi, io sono quel tipo di persona a cui piace dire le cose come stanno e in maniera diretta: a qualcuno sta bene, ad alcuni magari no”.

Dopo quasi undici anni da patron rossoazzurro, quali sono i momenti più belli che hai vissuto con la tua società? Quelli che porti nel cuore…

“Da noi sono passati tanti giocatori e tanti allenatori davvero importanti e validi. Ti posso dire due stagioni: il campionato vinto con Gianni Baldi (2013/2014), perché è stata la prima vittoria dopo tanti anni; e poi ti dico la stagione con Corrado Schiazza del ritorno in Eccellenza (2017/2018) dopo la retrocessione dell’anno precedente. A detta di tutti, Schiazza non era quello giusto dopo la retrocessione: mi sono battuto perché rimanesse al timone, con Zamana e lo splendido gruppo di dirigenti che ti ho nominato prima. E i fatti ci hanno dato ragione: e quello che siamo riusciti a costruire in quegli anni, stanno durando, per questo è importante”

E una partita?

“Lo spareggio per non retrocedere con il Baiardo (2010/2011): all’andata qui a Molassana vincemmo 3-0 (reti di Serpe, Rossetti e Puggioni), al ritorno all’Anpi perdemmo 2-0, e quindi ci salvammo. Fu un momento bellissimo, non lo dico perché eravamo contro il Baiardo… provai un’adrenalina incredibile, una sofferenza immane. Se non m’è venuto un infarto in quell’occasione, non mi verrà mai! E tra l’altro, Schiazza allenava il Baiardo…” 

Se potessi tornare indietro in questi undici anni, cambieresti qualcosa?

“No, perché le cose brutte mi sono servite per esperienza: rimane un segno di malessere, ed è da lì che impari a non sbagliare nel futuro”.

Tecnicamente, chi sono i giocatori più forti passati da voi?

“Maicol Bartalini era fortissimo, una forza della natura: aveva però una testa un po’ particolare… Poi Rosario Granvillano, che si vedeva già dai suoi primi calci al pallone che sarebbe diventato un ottimo giocatore; Daniele Veroni, Alessio Rotunno (giocatori che la buttano dentro come lui, non ne ho più visti), Fabio Zanforlin, Burdo… ne sono passati tanti forti. E quando ancora non ero il presidente, ho visto giocare al Molassana gente come Zito, Patrone, Bracco… sono felice di averli visti con la nostra maglia addosso, perché sono un ricordo indelebile per questa società”.

E tanti ve li siete cresciuti: il vostro settore giovanili è riconosciuto non solo a livello cittadino ma anche a quello regionale. Lo consideri il vostro punto di forza?

“La Scuola Calcio e il Settore Giovanile sono la nostra vita, il nostro primo pensiero. Non a caso, nelle leve dei più piccoli abbiamo allenatori del calibro di Tutino, Masia, Martini, Mazzarello… tutti buonissimi istruttori. E bravissimi preparatori dei portieri come Furia, Scaramozza, Bianchi e Bruzzone… e l’elenco continua: sono tantissime le persone che collaborano con noi ad alti livelli”.

E il calcio femminile?

“Qualche anno fa siamo stati credo i primi portatori del calcio femminile, che abbiamo portato avanti sino a circa due anni fa. Poi, per vari motivi che non sto a spiegare, il nostro settore femminile si è spostato al Campomorone. Speriamo di poterlo ricostruire, perché per noi era parte integrante della Società”.


Torneo Caravella

 


E parlando di giovani, non possiamo non parlare del mitico Torneo Caravella!

“Finché vivrò, sarà l’altro ricordo più bello in tutti questi anni, da aggiungere alle due stagioni che ti ho citato prima. Dal Caravella sono passati anche tanti ragazzi, che poi sono diventati i grandi professionisti che tutti conosciamo: Buffon, Montolivo, Pellissier… e la lista continua. Ma la cosa che più m’inorgoglisce, è un’altra: abbiamo un record che credo nessuno ci potrà mai battere: 168 volontari che, per otto giorni dal mattino alla sera, ci aiutano a rendere questa manifestazione possibile. Tutto, senza prendere un soldo. Sono otto giorni di felicità e di aggregazione, per i ragazzi ma anche per noi: il torneo non si ferma solo alla partita, la gente poi si ferma, mangia, sta lì e fa due chiacchere. E poi il trofeo è di una bellezza, di un valore inestimabile. Credo sia il torneo più bello della Liguria, e lo era già prima della mia presidenza. Però, un merito voglio prendermelo: credo di averlo aggiornato un po’ ai tempi moderni, e aver reso questi giorni non solo un evento sportivo ma anche un momento di aggregazione e di festa; un occasione per mangiare in compagnia pizza e patatine fritte dopo le partite, stando all’aperto e respirando aria buona”.

Torniamo a parlare di prima squadra: ho lasciato appositamente per ultima questa domanda perché immagino sia un po’ il tasto dolente…

“Eh si, certamente non era nei nostri programmi arrivare alla classifica attuale (che naturalmente, non è definitiva): a volte capita la stagione che va tutto storto e si butta via tutto… sono stati fatti degli sbagli, e in primo luogo l’errore è stato mio, me ne assumo ogni responsabilità. È mancata la collaborazione, che per me è la cosa più importante all’interno della società. Sia chiaro: non rimpiango niente, perché come ti ho detto dagli errori si impara. Meledina? Di quello che fanno o possono aver sbagliato, a me non interessa, non vado a cercare gli errori altrui. La verità è che le decisioni sono mie, e quindi sono io il responsabile”.

Se il campionato fosse proseguito, secondo te il Molassana si sarebbe salvato?

“Secondo me si, te lo dico con fermezza perché credo che la mia squadra ne avesse tutte le potenzialità”.

Ma il campionato non prosegue, e con ogni probabilità non riprenderà più. 

“Ho avuto il tempo di leggere tante cose in questo periodo, alcune che condivido e altre no. Il mio pensiero è che dobbiamo capire che la vita è la cosa più importante: il calcio è un gioco, la vita non lo è, la vita è una cosa bellissima, ci da gioie, dolori, passioni… dobbiamo preservarla. La realtà dice che dobbiamo aspettare e sperare che questa cosa passi. Quando? Non lo so, l’importante è che passi, e soprattutto che si possa vedere passare”.

Come risolveresti la questione promozioni e retrocessioni? Che idea ti sei fatto?

“Vivo il mondo del calcio in un certo modo, sono perfettamente cosciente di quello che sto per dire. Come ti ho detto, ne ho lette di tutti i colori: proprio questa mattina per esempio ho letto che Mossino (CR Piemonte-Valle d’Aosta) ha dichiarato che per lui questa stagione è da invalidare. Vi giuro che non parlo come parte in causa perché sono ultimo, ma secondo me il campionato è da invalidare: non avrebbe senso fare nient’altro. Invalidare tutti i campionati, perché poi bisogna andare dietro a ricorsi e contro-ricorsi. Capisco l’eccezionalità di quanto è successo… ma non si può fare altro: è come se non riuscissi a terminare una partita, e non me la facessero riprendere o ripetere. Ormai, è un campionato che non ha valore. Mi dispiace per chi si trova in cima, ma non si può dimenticare di chi è in fondo… sarebbe potuto ancora succedere qualsiasi cosa. Resta da capire cosa fare invece a livello giovanile, dove la situazione secondo me è ancora più complicata”.

Hai mai pensato di mollare tutto? Cosa vedi nel futuro di Giovanni Franini?

“Tutte le mattine! No, scherzi a parte… son giunto a un’età che se potessi, ti dico la verità, pianterei tutto lì. Ma lo farei solo se trovassi una soluzione seria per la mia società. Sono un nonno, e sono molto a mio agio in mezzo ai giovani: oggi più che mai mi mancano i miei bambini, mi mancano persino tutte quelle discussioni futili che erano all’ordine del giorno prima di questa pandemia. Amo il calcio, però arriva un momento in cui bisogna dire basta: per questo ti dico, visto che l’età avanza, se arrivasse qualcosa di serio e concreto per il Molassana, portato da persone altrettanto serie, ci farei un pensierino. Il mio futuro? Spero di rimanere nel mondo del calcio, magari in una maniera un pochino più distaccata. Amo stare tra i giovani, e amo il calcio: il calcio è vita e passione. Non è lo sport più bello del mondo, ma è un’occasione importantissima di aggregazione, conoscenza, socialità ed esperienza. Il calcio ti fa crescere ed è un importante momento di vita per ognuno di noi. Parole come amicizia e famiglia secondo me sono forse fuori luogo: il calcio è aggregazione“.

Grazie Presidente! – “Grazie a te! La prossima volta che passi dal Ca’ de Rissi, ti offro un caffè: sempre che non stia andando avanti e indietro come un pazzo dall’agitazione, come al solito…”

 

Giovanni Franini

“C’è solo un Presidente”, la foto in copertina: Giovanni Franini, presidente del Molassana

 


Giovanni Franini in “C’è solo un Presidente”, rubrica di Dilettantissimo dedicata ai grandi presidenti del nostro calcio dilettantistico ligure.

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