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Ci sono storie che vanno raccontate. E la storia di Fabio Carletti è una di quelle. Da sempre impegnato in politica e nel sociale, Fabio si è avvicinato al mondo del calcio grazie a papà Anselmo, indimenticato presidente di Nuova Cartusia e Certosa.

Certosa, dicevamo. È proprio nel popolare quartiere del ponente genovese che Fabio Carletti muove i primi passi da allenatore, arrivando, in pochissimo tempo, nell’Olimpo del calcio dilettantistico genovese: il Certosa vola in promozione davanti a centinaia di persone in festa sugli spalti. Passano quattro stagioni e Carletti, ormai lupo di mare delle panchine liguri, restituisce alla Praese la Promozione perduta un anno prima. E proprio oggi, quando tutto poteva far pensare a una separazione tra Carletti e la società biancoverde, il mister conferma la propria volontà di portare avanti il suo percorso a Pra’. E gli obiettivi sono ambiziosi… ma andiamo con ordine.

Mister Fabio Carletti

Fabio, apriamo l’intervista con la notizia che tutti vogliamo sentirti dare… Resti alla Praese?

“Sì. Sono stato vicinissimo al Molassana. Ma ho parlato con la società Praese e ho fatto alcune richieste: avere il gruppo storico anche l’anno prossimo e due acquisti importanti. La risposta è stata positiva, i ragazzi saranno confermati e gli acquisti ufficializzati a breve. Non potevo non rimanere. Nella vita ci vuole riconoscenza: e io devo averne per Gobbo e Ferrando che hanno creduto in me dopo l’anno “no” a Sampierdarena di qualche tempo fa. Resto a Pra’ anche per loro. E poi quest’anno avevamo fatto un ottimo campionato, chiudendo al quinto posto. Eravamo semifinalisti di Coppa Italia. Un peccato, puntavamo a vincerla. Lasciare le cose a metà non piace a nessuno. Proprio per questo abbiamo chiesto alla società di restare tutti, magari con qualche innesto per avere ancora più ambizioni. Mi ha comunque fatto molto piacere la chiamata del Molassana, che ringrazio, e di Simone Fiorello: mi spiacerà non collaborare con lui, avremmo fatto grandi cose.”

A Pra’ hai ottenuto la Promozione al primo tentativo.

“Quella dell’anno scorso fu una bella vittoria. Ci tengo a dire che spesso e volentieri nei dilettanti ci nascondiamo dietro l’aspetto economico. Ci sono squadre che hanno budget importantissimi e altre meno. Una vittoria prende importanza solo se la acquisisci con un budget limitato. Se invece si ha dei budget illimitati devi – e sottolineo devi – provare a vincere, non bisogna parlare di impresa. L’impresa, per esempio, è quella di Gasperini, non quella della Juventus che ogni anno vince con più soldi degli altri.”

LA PROMOZIONE DELLA PRAESE

Qual è la tua più grande soddisfazione sportiva?

“La più grande impresa sportiva che io ricordi l’abbiamo fatta a Certosa. Pensare che una squadra nata dal niente, senza soldi, senza rimborsi, in cinque anni vada dalla terza categoria in Promozione… beh, non so quante squadre ci siano riuscite.”

LA PROMOZIONE DEL CERTOSA

Raccontaci di quegli anni.

“Ho iniziato ad allenare presto, a 33 anni, e al primo tentativo abbiamo vinto la Terza. Al quinto anno, dopo che l’anno prima mancò mio padre, presidente del Certosa, ci facemmo una promessa: fare qualcosa di storico per la sua memoria. Ci siamo riusciti. Andammo in promozione davanti a duecento persone, arrivate da Certosa con 3 pullman. Da pelle d’oca.”

Il rapporto con tuo padre ha segnato anche la tua carriera calcistica. Ce ne vuoi parlare?

Fabio e Anselmo Carletti

“Mio papà era molto più ambizioso di me, voleva sempre giocare per vincere. Quando decidemmo di vendere l’azienda e lasciare la Nuova Cartusia, perché lui aveva iniziato a stare male, iniziò la storia del Certosa. Regalammo il titolo alla Rivarolese, che quell’anno era retrocesso in terza e, grazie al nostro titolo, potè giocare in prima categoria. In cambio, la Rivarolese ci fece usare il campo del Torbella. Mio papà, in questo progetto, credeva poco: aveva fatto il presidente per farci un favore. Ma con il tempo, il progetto e i risultati sportivi lo entusiasmarono.”

Un progetto che vide l’appoggio di un intero quartiere…

“Pensa che il Certosa nei primi 4 anni era composto solo ed esclusivamente da giocatori del Certosa. Fu così che tutto il quartiere abbracciò il progetto: allo spareggio di Terza Categoria a Borzoli giocammo davanti a 3/400 tifosi, sotto il diluvio universale. Nacque così una favola che arrivò a contare 480 abbonati. Potrei citarti tanti ricordi, partite, spareggi, le giornate in cui ospitammo giocatori come Francesco Flachi… Abbiamo cercato di unire Certosa a qualcosa di buono, visto che troppo spesso viene vista erroneamente come un “piccolo Bronx”. E poi, come ti ho detto, la partita di Santa Margherita che ci regalò la promozione. Al ritorno, il corteo per Certosa con le persone che ci salutavano dalla finestra sventolando le bandiere. Se quella promozione fu un miracolo, lo furono ancora di più i due anni successivi, in cui ci salvammo in Promozione, senza soldi, senza campo, senza settore giovanile. Il secondo anno chiudemmo addirittura ottavi.”

Il tuo impegno sociale va al di là del calcio.

“Il mio ruolo sociale a Certosa mi ha aiutato a essere un punto di riferimento nel quartiere, cosa che, nel 2017, mi ha spinto a candidarmi in municipio. Da allora ho ricoperto l’incarico di vicepresidente del municipio in Valpolcevera, con diversi assessorati tra cui l’Assessorato allo Sport, di cui vado orgoglioso.”

Dopo Certosa, l’esperienza Samperdarenese, di cui però non sei soddisfatto. Ce ne vuoi parlare?

“Nella parentesi a Sampierdarena feci l’errore di voler portare dietro tutti i ragazzi del Certosa. Sarebbe stato invece giusto ripartire da nuove persone e riconoscere che il Certosa era finito, e non aveva senso provare a replicare la stessa cosa in un’altra piazza. La Sampierdarenese mi chiamò e io accettai volentieri, ma il risultato non fu quello prefissato da me e dalla società, quindi ci separammo”.

Carletti vince la Prima Categoria a Pra’

Ci sono persone con cui vorresti collaborare in futuro?

“Parti dal presupposto che dovrei farti l’elenco di tutte le persone che hanno fatto parte del Certosa. Se ti devo fare due nomi, però, mi vengono in mente Fabio Russo e Christian Guida. Veramente due fratelli, i miei due migliori amici: vorrei sempre averli con me. Christian gioca ancora, quest’anno era a Begato, mentre Fabio si è dato al tennis. Ho provato a portarlo qualche volta a Pra’. Spero di lavorare con loro in futuro: sono persone molto preparato calcisticamente e umanamente. Con me invece c’è già mister Repetto, amico fraterno e punto di riferimento assoluto. Abbiamo un rapporto splendido che spero duri per sempre.”

Quali sono gli obiettivi per il prossimo campionato della Praese?

“A Pra’ ho trovato un gruppo di ragazzi di cui sono fiero e orgoglioso e che non cambierei con nessuno, soprattutto per l’aspetto umano: anche se non siamo i più forti, riusciamo sempre a tirare fuori il 120% in ogni partita. La cosa che mi fa piacere è che le persone che ci vedono mi dicono sempre che si divertono a vederci giocare. L’obiettivo resta quello. Far divertire e divertirci. Per fare valutazioni sugli obiettivi di classifica, invece, bisogna aspettare di conoscere il valore delle altre squadre del prossimo campionato.”

C’è qualche rimpianto nella carriera di Fabio Carletti?

“Sampierdarena. Non essere riuscito a centrare l’obiettivo, pur in un campionato di livello mai visto in un girone C, resterà un rimpianto. A livello personale, se posso dirti, non capisco come mai non fosse arrivata (prima di Molassana) una chiamata importante: io non parlo spesso del mio lavoro, della mia passione da mister, però ti dico… In 7 anni ho centrato l’obiettivo 6 volte, vincendo 2 campionati e 2 play-off. Quest’anno eravamo vicini alla vittoria di Coppa e a ridosso della zona play-off. Tante volte le società non hanno il coraggio di fare una scommessa prendendo allenatori giovani. Che però non portano sponsor e sono poco social… Ci sono mister come Calcagno, Sarpero, Odescalchi che meriterebbero possibilità in categorie superiori. Le società dovrebbero fare valutazioni diverse.”

Insomma, dopo essere diventato uno dei mister più titolati della prima categoria e aver ben figurato in Promozione, mister Carletti si sente pronto per tentare l’assalto a categorie superiori. E non lo farà da solo, ma al comando, ancora una volta, della sua Praese. Buona fortuna, Fabio!

T.I.