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A volte, gli spunti migliori per scrivere un articolo arrivano quando meno te lo aspetti, quando sei seduto al tavolino di un bar con tuo figlio e il cane, a fare merenda. Senti una frase: “Ma lo sai che quella stessa razza di cane, ce l’ha anche Mattia Perin?”, ti volti e vedi Mario Ponti, ex-giocatore del Genoa ed ex-diesse dell’Arenzano, che ti sorride. E allora non puoi fare a meno di scambiare due chiacchiere con lui sulla sua ultima iniziativa: il libro che racconta la sua storia e che, ne siamo tutti convinti, potrà raccogliere tanti soldi da destinare al reparto di fisioterapia della Colletta di Arenzano. S’intitola “Storia di una rinascita” ed è stato scritto con Elisabetta Turano, dottoressa presso l’Ospedale Niguarda di Milano.

«E’ un po’ una biografia che ripercorre i passi della mia vita – ci racconta lo stesso Mario Ponti – della mia malattia e della discriminazione di cui troppo spesso sono vittime i disabili e che vedo quasi ogni giorno. Il considerare i disabili cittadini di serie B, ad esempio, o anche solo il non capire che per abbattere molte delle barriere architettoniche che ci circondano basterebbe davvero pochissimo, solo un pizzico di attenzione in più e di buona volontà. Com’è successo in questi ultimi mesi ad Arenzano ma come accade anche in quasi tutti i campi della provincia di Genova. Mi avevano chiamato per fare il diesse con la promessa di eliminare ogni tipo di barriera, poi però rinvio dopo rinvio non è stato fatto nulla. Mi viene anche in mente quanto visto un paio di anni fa a Bogliasco: c’era il bar che aveva l’accesso per i disabili, con tanto di cartello in bella vista, poi arrivavii lì e ti trovavi davanti due banalissimi ma insuperabili scalini. In Italia, purtroppo, dobbiamo ancora fare passi da gigante sotto questo aspetto. Io non sono certo un esterofilo ma devo dire che, nei miei viaggi, ho visto paesi decisamente più avanti di noi. Penso ad esempio a Praga, una città “molto vecchia” dove però i marcipiedi, la metropolitano, i supermercati sono tutti a misura di disabile».

«Nel libro poi c’è anche tutta la mia vita privata – prosegue Ponti – con l’amore della mia compagna trovato quando avevo già scoperto di essere malato. A lei devo molto perché la sua decisione di stare con me ha contribuito in maniera determinanete ad abbattere ulteriormente il muro della mia malattia. Io poi ho una grande voglia di vivere, di stare insieme alle persone, di scoprire cose nuove. E proprio per questo non ho avuto grandi difficoltà nel “mettermi a nudo” in questo libro. Perché l’ho vissuta sempre abbastanza serenamente, anche grazie all’Aism di Sampierdarena, parlando e confrontandomi».

Ma com’è nata l’idea di scrivere “Storia di una rinascita”? «E’ nato tutto un giorno, quando ho ricevuto la telefonata di Elisabetta Turano, dottoressa che lavora presso l’Ospedale Niguarda. Lei aveva già scritto altri libri simili e, quando ha saputo della mia storia, mi ha chiamato per chiedermi se ero disposto a raccontargliela. Io ho risposto di sì ed eccoci qua».

Un motivo in più per comprare il libro, poi, è che i proventi saranno devoluti per una buona, anzi buonissima causa, giusto? «Si, i proventi del libro saranno destinati al reparto di fisioterapia della Colletta di Arenzano, per l’acquisto di macchinari utili alla loro opera».

E allora, non resta che acquistare il libro di Mario Ponti ed Elisabetta Turano, “Storia di una rinascita”. Per averlo, si può acquistare su internet attraverso i comuni canali librari oppure recandosi presso la Libreria Sabina di Arenzano, in via Capitan Romeo.

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