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CAPITANO, MIO CAPITANO: UNA NUOVA RUBRICA DI DILETTANTISSIMO! L’INTERVISTA A UN CAPITANO DELLE NOSTRE SQUADRE DILETTANTISTICHE. OGGI CON NOI MAX TADDEI, CAPITANO DELLA SANREMESE.

 

Massimiliano Taddei, 29 anni ad aprile, toscano di nascita, matuziano per amore. Amore, non solo calcistico: Max ha infatti piantato le sue radici, sposando una ragazza di Sanremo, con cui ha avuto un figlio. E con la sua famiglia matuziana vive in città, vive la città in tutti i suoi aspetti, non solo da capitano e metronomo del centrocampo della Sanremese.

È cresciuto nelle giovanili del Pisa, poi la Fiorentina, sino alla Primavera, con cui ha vinto anche la Coppa Italia. Poi tanti campionati da professionista impreziositi da due promozioni (con Gubbio e Venezia) e, infine, la Serie D. E in Liguria, ironia della sorte, ci è arrivato passando però per Savona, la grande rivale storica della Sanremese.

Partiamo proprio da qui… come l’hanno presa le due tifoserie?

“Nei due anni trascorsi al Savona, come squadra, avevamo fatto un vero miracolo, nonostante i gravi problemi societari. E i tifosi hanno sempre apprezzato l’attaccamento alla maglia che dimostravo in campo. Ancora oggi, quando torno al Bacigalupo da capitano della Sanremese, sono uno dei pochi giocatori a cui non dicono niente.

Sono qui a Sanremo ormai da quattro anni, e la tifoseria mi ha sempre dimostrato affetto. Con loro mi rapporto anche fuori dal campo, per le vie della città. È bellissimo quando ti vogliono bene, anche e soprattutto nei momenti difficili. Per me è una cosa davvero importante: loro rappresentano un grande fattore sulle mie scelte personali: il calore del tifo è una delle prime cose che guardo, ancor prima del denaro e della gloria individuale“.

 

max taddei
max taddei

 

Una curiosità: l’anno scorso il 1 di aprile ti avevano accostato a una squadra in Serie A scozzese… ci racconti veramente com’è andata?

“Purtroppo era uno scherzo 😂 Lo ero venuto a sapere tramite la società, che mi aveva chiamato preoccupata – ma cosa fai? Ma è vero che hai preso contatti..? – e io non ne sapevo assolutamente nulla! Era un pesce d’aprile! Anche se, ti devo dire la verità, dopo Savona avevo avuto una mezza opportunità di andare. Non si è concretizzata per vari motivi, ma non ti nascondo che ci sarei andato di corsa. È un tipo di calcio che mi piace molto, mi piace come vivono lo sport. Ancora oggi ci penso, non mi posso assolutamente lamentare dalla mia carriera, forse avrei potuto fare di più è vero… e un’esperienza all’estero sarebbe stata un sogno”.

Oggi però c’è Sanremo, e giochi con la fascia al braccio.

“Sono quattro anni che sono qui, ormai sono di casa. La città è fantastica, si vive bene, c’è un clima meraviglioso che non si trova da nessuna parte. La società in questi anni è cambiata, è cambiato il presidente, ma non mi è mai mancato nulla“.

Cosa vuol dire per te essere capitano?

“Sono un tipo di persona a cui non piace tanto parlare. Penso che per prima cosa il capitano debba essere in campo un trascinatore. La qualità che deve assolutamente avere secondo me è la disponibilità: il capitano è il rappresentante di un gruppo, e come tale dev’esserci sempre per i compagni, soprattutto per i giovani. Dev’essere la figura che rappresenti il gruppo con la con la società”.

C’è una figura in tal senso a cui ti ispiri?

“Guarda, io sono un vero fanatico di Daniele De Rossi. Per me è il numero uno in campo e fuori, anche perché le sue interviste non sono mai banali e scontate. Ti racconto un aneddoto: quando giocavo con la Primavera della Fiorentina, abbiamo affrontato in finale di Coppa Italia la Roma. In occasione della partita d’andata mi sono avvicinato ad Alberto De Rossi, gli ho spiegato che impazzivo per suo figlio e gli ho chiesto se per favore per il ritorno poteva farmi avere la maglia di Daniele. Al ritorno, si è presentato Daniele De Rossi in persona, mi ha regalato la maglia autografata e ho potuto conoscerlo!

Quella finale l’abbiamo vinta… ma io ho indossato la sua maglia della Roma durante i festeggiamenti 😂 i compagni e lo staff mi prendevano in giro… ma non l’ho tolta”.

 

 

Ti chiedo un’altra curiosità: qual’è il giocatore più forte con cui tu abbia mai giocato?

Cristiano Piccini (Valencia): abbiamo fatto le giovanili insieme, ci siamo trovati anche a Carrara, poi lui… ha spiccato il volo. Un altro giocatore fortissimo, che avrebbe forse potuto fare qualcosina in più è Pietro Iemmello del Perugia, il capocannoniere attuale della Serie B: peccato che ogni tanto gli parta la testa…”

E un allenatore invece con cui sei rimasto legato?

Quando passano gli anni capisci che qualsiasi allenatore ti ha dato qualcosa… persino chi non ti faceva giocare. Se ti devo fare un nome ti dico Renato Buso, il mio allenatore nelle giovanili della Fiorentina: è forse il mister con cui mi sono trovato meglio, avevamo un rapporto molto schietto e ci siamo capiti a vicenda. Purtroppo lui si è fermato per aprire una scuola calcio, così non l’ho potuto più seguire”.

Ma ritorniamo al presente. A Sanremo ogni anno a inizio stagione la domanda è sempre la stessa: “è questo l’anno buono?” – E quest’anno sembrava ci fossero davvero tutti i presupposti, soprattutto visto il girone d’andata, ma poi c’è stato un calo evidente… come mai?

“Nei momenti di difficoltà, invece che rimanere tranquilli e concentrati, ci siamo fatti forse trasportare dalle emozioni. Non è facile, l’aspettativa è sempre quella di vincere tutte le partite qui a Sanremo… e quando ne perdi due o tre devi avere la forza di rimanere tranquillo

L’anno scorso c’era il Lecco fuori categoria, quest’anno abbiamo fatto un bel girone d’andata: poi è arrivato un momento di grave flessione, forse, come ti ho detto, dovuto al pesante carico di aspettative che non abbiamo saputo reggere. Poi devo dire che quest’anno il girone è anche di un altro livello: ci sono tante squadre di qualità, Casale, Prato, Lucchese, Chieri… tutte squadre forti e attrezzate. E anche il Seravezza”.

La conosci la leggenda del Seravezza 😂?

“Sì, da qualche anno chi affronta il Seravezza all’ultima giornata vince il campionato… e quest’anno sarebbe toccato a noi. Gliel’ho detto al loro mister, Vangioni. E lui mi aveva risposto – magari quest’anno ci portiamo fortuna da soli… magari tocca a noi! – sai che ne sarei contento? È una squadra che al di là dei nomi è sempre organizzata e gioca molto bene”.

Parlavamo del calo della Sanremese in questa stagione, calo che è sfociato anche nella messa in discussione di Nicola Ascoli. Come squadra avete preso una posizione decisa, ce ne vuoi parlare?

“Lavorando a stretto contatto tutti i giorni, è normale che si vivano momenti positivi e negativi. Il mister è un lavoratore esemplare, un animale da campo e un tecnico preparato. Abbiamo fatto un girone d’andata bellissimo, abbiamo vinto tutte le partite di Coppa Italia (tralasciando il ricorso della Folgore…). Quando siamo calati, come gruppo ci siamo sentiti i primi responsabili, il mister non aveva colpe. Come sempre, quando ci sono risultati negativi, il tecnico è sempre il primo a pagare. Non era giusto, e abbiamo deciso di assumerci noi la responsabilità, per rispetto nei confronti del suo impegno. La società ha accettato la nostra presa di posizione: ci siamo presi una responsabilità pesante, è stato un segnale forte. Ma come gruppo, eravamo in dovere di fare questo gesto nei confronti del mister che non se lo meritava“.

 

max taddei

 

Una stagione che in questo momento complicatissimo per il nostro Paese non si ha la certezza di riprendere… che idea ti sei fatto?

“Personalmente è un momento un po’ di stallo, un’occasione per riflettere. Come squadra, eravamo in un periodo non positivo, quindi forse ci ha fatto anche bene staccare un po’ la spina. La società ci ha comunicato di tenerci in forma e pronti. La mia idea è che tutto dipenda dalla serie A e B, anche se, giustamente, tenere tutti sotto controllo nelle nostre categorie è ancora più difficile. Poi penso a squadre come la Caronnese che avranno bisogno di più tempo per uscire da questa brutta situazione. È chiaro che chi si gioca campionato e salvezza vorrà continuare”.

 

Come di rito, a fine intervista chiedo un GOL, una PARTITA e una STAGIONE che porti nel cuore.

Un gol. “Devo dire che ne faccio pochi, ma discretamente belli. L’anno scorso col Borgaro ho fatto un gol quasi da centrocampo: bellissimo, non solo esteticamente ma anche per l’importanza della partita”.

Una partita. “SAVONA-SANREMESE: un match stupendo, giocato al freddo, in un campo impraticabile. Una delle più belle partite in carriera. Vedere poi tutti i tifosi… un’emozione bellissima”.

Una stagione. “L’anno scorso come gruppo, come mister, è stata una stagione bellissima. Una squadra spettacolare, ancora ci sentiamo quasi tutti: anche se non abbiamo vinto il campionato, è stata davvero una stagione bellissima. Ci abbiamo provato eh, ma il Lecco era irraggiungibile… ma ricordo la felicità di andare al campo. Bellissimo…”

 

La partita ricordata da Max Taddei
 
Questa era “CAPITANO, MIO CAPITANO“, una delle nuove rubriche di Dilettantissimo!
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