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Oggi abbiamo avuto la possibilità di intervistare un pezzo da novanta del nostro calcio dilettantistico: Sebastiano Sciortino, Presidente della Sestrese, cuore e sangue verdestellato. Sono ben undici gli anni della sua presidenza, undici anni di grandi soddisfazioni ma anche di amare sconfitte. Qualcuno dice che la sconfitta ha spesso qualcosa di positivo, perché non sempre è definitiva: e la Sestrese in effetti è sempre riuscita a risorgere dalle sue ceneri, anche nei periodi più spenti. Una Sestrese che quest’anno stava sorprendendo davvero tutti. Una società ambiziosa, con grandi progetti, tra cui la ristrutturazione del campo e il sogno di riportare una grande piazza come Sestri in Serie D. E a capo dei sognatori verdestellati lui: Sciortino. Ma partiamo dal suo arrivo in verdestellato…

Quando sei arrivato, nel 2009, la situazione era critica.

“È stato un periodo veramente difficile, sino al 2012. Abbiamo vissuto, anzi, ho vissuto in prima persona tutta una serie di situazioni ereditate dalla gestione precedente che purtroppo hanno rischiato di metterci in ginocchio. Per fortuna, grazie al lavoro di ottimi avvocati siamo riusciti a uscirne fuori e ripartire. In quel periodo, siamo retrocessi dalla Serie D alla Promozione. L’obiettivo era quello di risalire immediatamente, così insieme a Rodolfo Perelli mettemmo su una squadra forte, agli ordini di mister Luca Monteforte, con la quale abbiamo stravinto il campionato di Promozione e poi ottenuto, l’anno successivo, il terzo posto in Eccellenza: una stagione che ricordo con molto piacere”.

Poi per cinque anni siete riusciti a mantenere la categoria, sino al 2018 anno della retrocessione. Ma nel mezzo, una grande e storica vittoria in Coppa Italia nel 2017.

“La vittoria della Coppa Italia ha ripagato l’amarezza della retrocessione. Era una di quelle stagioni purtroppo in cui pensi di avere una squadra forte, e poi però le cose però non vanno per il verso giusto: abbiamo giocato un campionato di stenti, sino alla logica conclusione della retrocessione”.

Da lì però siete riuscite ancora una volta a ripartitire.

“Sì, da lì abbiamo iniziato consolidando un nuovo staff. Sono arrivati Corrado Schiazza e Massimo Zamana (a dire il vero, sono ritornati dopo aver allenato nelle nostre giovanili) con cui avevo già un legame di amicizia e stima, che è alla base del bel rapporto che ho con loro. Maurizio Colacchi, Fabio Maggioncalda, Michele Di Prisco e Andrea Catania come direttore sportivo; Michele Fabiani come responsabile del Settore Giovanile e Bruno Faraci per la Scuola Calcio; e poi con me sempre il mio grande amico Antonio D’Acierno, con cui litighiamo ogni giorno, ma proprio per quel rapporto di amicizia quasi fraterno che ci lega. In questo momento, ho nostalgia perché la chiaccherata quotidiana della sera con loro è una delle cose che più mi manca della vita normale: i discorsi, le risate… speriamo tra non molto di ritornare alla nostra quotidianità. Lo staff è diventato fondamentale, con loro la gestione di tutto è molto più semplice: sino a due anni fa, gravava tutto sulla mia schiena e su quella di D’Acierno: ora le cose sono cambiate. Quest’anno stavamo facendo bene, abbiamo chiuso con questo virtuale primo posto: poi chissà come andrà”.

In questi ultimi anni siete riusciti anche a lanciare tanti giovani in prima squadra (ben undici). Scelta societaria o fortuna di avere grandi talenti?

“Effettivamente abbiamo giovani molto bravi ed è stato molto facile inserirli in prima squadra. Due o tre di loro ormai hanno persino già anni di esperienza nei campionati dei ‘grandi’. Sicuramente, questo dato certifica che il nostro settore giovanile è molto forte, in un territorio che sicuramente è agevolato dal raccogliere le varie utenze da tutta la zona circostante, permettendo di accrescere il numero di ragazzi che possono avere la possibilità di diventare bravi”.

 

 

Una ‘Nuova Era’ che ha riportato quell’entusiasmo verdestellato che si era un po’ perso.

“Quando sono arrivato, undici anni fa, c’era un grosso flusso di pubblico al Piccardo al seguito della squadra. Dopo tutto quello che poi è successo, naturalmente si è andato un po’ a perdere nel corso degli anni successivi. Negli ultimi due/tre anni siamo riusciti a riportare la gente al campo: quel calore che ci mancava. Il supporto del pubblico è importante: ricordo la partita di play off contro l’Arenzano, c’erano circa un migliaio di persone. Meraviglioso, anche se po abbiamo esagerato con i festeggiamenti e abbiamo preso una bella multa… però è stato davvero bello: il colore verde ovunque, i fumogeni, il rumore… persino i botti, che di solito non sopporto. Il pubblico è tornato numeroso anche in altre occasioni, e girando per strada la gente mi ferma: “Cerchiamo di far bene quest’anno!“. L’affetto del popolo di Sestri è ritornato“.

In occasione del Centanario della Sestrese, hai scritto anche un libro.

“Si, ho scritto 100 anni di storia e passione, che inizia dal 1919 e arriva sino alla partita con l’Arenzano. È stata una bella fatica perché non sono uno scrittore, ma è stata davvero una bella esperienza: mi ha permesso di conoscere le cose che non sapevo, o conoscevo poco; dei Presidenti che mi hanno preceduto, di tutte le persone che sono entrate e uscite da questa società. Non è sempre stato facile, ci sono persone che hanno dato tantissimo alla società, altre invece che sono state più negative… lo scibile è variegato e ricco di aspetti: e questo lavoro mi ha permesso di capire ancor di più l’importanza di questa società“.

Scrivere questo libro ti ha dato anche l’opportunità di rivivere questi undici anni di presidenza. Hai rimpianti?

“No, non ho nessun rimpianto perché in tutte le scelte che ho fatto ho sempre messo la mia firma (e quella del mio staff). Su tutto”.

E invece se ti chiedessi di dirmi una sola cosa in questi undici anni che più ti è rimasta nel cuore?

“Credo che la Coppa Italia sia il ricordo più bello: è arrivata quando eravamo una squadra demotivata, mai più pensavo potessimo raggiungere questo incredibile traguardo. E in quella partita penso soprattutto ai singoli, quelli che avevano veramente il cuore con la stella: Rovetta aveva fatto parate incredibili, poi Merialdo, Mossetti, Venturelli… eravamo persino senza Tangredi che era il cardine della nostra difesa. Si sono ricordati di saper giocare a calcio, e hanno vinto quella partita”. 

 

2017 – La Sestrese vince la Coppa Italia

 

Ci sono persone a cui sei rimasto particolarmente legato in questi undici anni? Giocatori e allenatori?

“Di giocatori, ce ne sarebbero tanti: Piroli, Rovetta, Tangredi, Ferraro, Merialdo… però ti dico Federico Anselmi: un giocatore straordinario ma un carattere impossibile. Ce l’ho sempre nel cuore: sono una delle poche persone che è riuscito ad andarci d’accordo credo, forse perché siamo molto simili. Ti racconto un aneddoto: prima di una partita gli dico: – Mi raccomandonon discutere e non dire niente all’arbitro -. Dopo dieci minuti si è fatto espellere. Quando è uscito ci siamo scontrati, e lui non ha reagito. Poi, ci siamo abbracciati: questo è Federico Anselmi… Come allenatore invece ti dico Roberto Biffi: è subentrato in una stagione in cui stavamo per retrocedere, mancavano circa sei partite ed è riuscito a salvarci. Un ‘omone’ sempre allegro, portava il sorriso in campo: con lui ho tutt’ora un bellissimo rapporto”.

Tornando alla Sestrese del presente, avete chiuso ‘virtualmente’ al primo posto, superando il Taggia proprio nell’ultima giornata. Quale credi che sia la soluzione migliore in questo momento così difficile?

“Credo che l’elemento trainante per prendere decisioni, sarà il destino della Serie A. Io francamente, non so cosa sia giusto. Penso a casi come il Borzoli di mia moglie o il Benevento in Serie B che dopo anni da record rischiano di non essere promossi. Davvero, non so cosa sarebbe sportivamente giusto. In ogni caso, quando si ripartirà ci saranno moltissime società in difficoltà, soprattutto ai livelli più alti dove esistono vincoli di contratti e fideiussioni a discapito della stagione successiva. Sarà impossibile per la federazione accontentare tutti, e sarà difficile scontentare meno parti in causa possibile. Sicuramente la speranza è quella di ricominciare a partire dalla prossima stagione con degli aiuti cospicui (per tesseramenti, iscrizione ai campionati, ecc.), per far sì che si possa mantenere un numero di squadre sufficiente per comporre i vari gironi. Mi chiedi se il calcio cambierà? Sicuramente l’ambizione personale dei vari presidenti sarà lo scoglio più grosso per un certo tipo di cambiamento: ci sarà a partire dalla prossima stagione un ridimensionamento degli investimenti (che alla Sestrese abbiamo già fatto da un po’), ci sarà una riduzione di un po’ di cose in generale. Ed è evidente che per almeno qualche anno ci sarà la remora di questo problema. Poi non so se il calcio cambierà…”.

E tu che tipo di Presidente credi o speri di essere?

Dicono di me che… sono un po’ ‘incazzoso’. Probabilmente è anche vero! Però credo e spero di essere abbastanza equo nelle mie valutazioni. Cerco di essere giusto: a volte riesco, a volte magari no”.

Oggi, quali sono gli obiettivi della tua Sestrese?

“Sono convinto che la dimensione della Sestrese sia l’Eccellenza, con la prospettiva di ritornare in Serie D in tempi abbastanza rapidi. Ti dico questo anche in virtù del fatto che, se tutto andrà nel verso giusto, abbiamo ottenuto il bando del CONI per la ristrutturazione in toto del nostro impianto sportivo. Fatto che ci da l’opportunità di ripartire con una struttura completamente rifatta, e che potrebbe supplire alle sicure difficoltà a cui, come moltissime altre società, andremo incontro quando si riprenderà a giocare, una volta terminato questo brutto periodo.

Il sogno è ritornare in Serie D: li ho preso la Sestrese, e voglio riportarla. Non so se ci riuscirò: comincio ad avere una certa età, sono stanco e ho voglia di riposare. Ho sempre corso nella mia vita… ma sicuramente ci voglio provare, e sono convinto che possiamo riuscirci. Come? Sicuramente, non sbagliando più a scegliere le persone giuste, quelle che ti devono aiutare a prendere le decisioni. In questo senso, in passato spesso avevo sbagliato. Oggi ho un staff incredibile con me.

Io voglio molto bene alla Sestrese, è come una malattia che ti entra nel sangue. Vorrei sempre il meglio, ma mi rendo conto che non è sempre possibile. Ma con questo staff di persone, che hanno realmente a cuore la Sestrese e il raggiungimento degli obiettivi, è tutto più semplice. E attenzione: l’obiettivo non è sempre la vittoria, ma quel famoso ‘gruppo’ di cui parlano tutti. Vorremmo sempre vincere, ma ci siamo resi conto che non succede niente se si perde una partita. Spero che l’anno prossimo si possa ripartire da qui: insieme, con la voglia di far bene e con la Sestrese nel cuore”.  

 

sebastiano sciortino

 

 


 
 
 
 
 
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