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L’UOMO DEL GIORNO: ALBERTO CORRADI

Alberto Corradi è partito dal Gambino di Arenzano, quando allenava il Libraccio in seconda categoria, ed è arrivato al Luigi Ferraris. Una scalata niente male per il mister ponentino che passò alle cronache come vice-allenatore di Ivan Juric nelle sue esperienze a Mantova, Crotone e Genova. Cinque anni ad altissimi livelli per l’attuale tecnico della Rappresentativa Ligure, che oggi è pronto a rimettersi in gioco nel nostro mondo, quello dei dilettanti. 

Mister, prima di parlare del presente, partiamo dalla tua carriera da calciatore…

“Carriera” è una parola grossa! (ride, ndr). Guarda, io mi sono sempre divertito a giocare a calcio. Mi diverto tutt’ora e mi manca. Continuo a giocare tornei con amici, campionati amatori…finchè il fisico regge continuo. Fino a poco tempo fa ho giocato in UISP con la Resistente, che quest’anno sta facendo un grande campionato di Terza Categoria. Un ambiente bellissimo e che ha margini di crescita importanti. Tornando al mio percorso, ho fatto tutto il settore giovanile nell’Arenzano, ma il primo anno in prima squadra l’ho fatto a Cogoleto. Poi tanti anni tra Promozione,Eccellenza e Prima Cat: Arenzano, Sciarborasca (mi comprarono con un viaggio a Cuba!), Varazze, Finale, Sassello… fino agli ultimi anni di carriera, Cogoleto e Libraccio, dove ho iniziato ad allenare. Ando così: metà anno l’allenatore dovette dimettersi per motivi di lavoro e mi chiesero se volessi allenare. Dissi che però avrei smesso di giocare, perché fare entrambe le cose non mi sarebbe piaciuto. Erano ancora più contenti, non vedevano l’ora che mi levassi dal campo!

Quindi gli anni da mister. Raccontaci il tuo percorso con Ivan Juric.

Un percorso entusiasmante, nato per caso da un’amicizia. Ivan mi ha chiesto se lo accompagnassi in questa avventura al Mantova che per me era già la Serie A, mentre per lui era solo l’inizio. È stata una scalata: a Crotone abbiamo vinto la Serie B e siamo arrivati a Genova. Un sogno per me, che andavo da bambino al Ferraris a vedere i miei idoli. Poi ci sono state le difficoltà che tutti sappiamo ed è arrivato l’esonero: penso che Ivan ne sia uscito fortificato, nel percorso di crescita è necessario e fondamentale passare attraverso periodi di crisi. Io, personalmente, gli ho dato tutto quello che ho potuto. Quando l’esperienza di Genova è finita, ho deciso di tornare a scuola a insegnare e le nostre strade si sono divise. Sono contento e fiero di quello che sta facendo a Verona. È un grande allenatore, l’ho sempre sostenuto e lo sosterrò sempre. Nel calcio di oggi è un innovatore.

Ecco, hai parlato di scuola. Prima di essere un allenatore sei un insegnante.

Sì, insegno italiano e storia all’alberghiero di Finale Ligure. Oggi sto lavorando più che mai, con questa didattica a distanza che ha messo un po’ in difficoltà noi insegnanti “analfabeti digitali”… Quando rientrerò a scuola non sarà più come prima, la scuola aveva un po’ bisogno di uno scossone tecnologico. Mi auguro che tante cose, non solo a scuola, cambino in meglio.

Italiano e storia… cambiamo materia. La tua filosofia da mister: il tuo concetto chiave qual è?

Il recupero palla! Il più velocemente possibile. È un principio importantissimo, ancor più nel calcio dilettantistico. In Rappresentativa lo facevamo molto bene: significa che si ha una squadra forte mentalmente e fisicamente.

La situazione attuale. Questo stop ti ha direttamente coinvolto, perché il torneo delle regioni è stato rinviato. Come si è comportato il mondo del calcio nella gestione dell’emergenza?

È uno tsunami che ha colpito tutto il mondo, e noi siamo stati tra i primi ad essere colpiti. Qualche balbettio che inizialmente c’è stato penso sia comprensibile. Ma siamo stati tra i primi a chiudere gli stadi e a fermare tutto. Il paese si sta comportando bene e siamo stati d’esempio a molti. Ho visto partite in Inghilterra con stadi pieni e squadre spagnole in trasferta con tifosi al seguito, mentre noi eravamo già chiusi in casa… Follia. Noi qualcosa abbiamo sbagliato, ma siamo stati il fanalino della miniera. Altri hanno fatto ben peggio.

Pensi ci siano margini per giocare il Torneo delle Regioni in altra data?

Ho paura di no. È una manifestazione legata alla stagione in corso. Tanti ragazzi l’anno prossimo rischiano di essere in un’altra squadra o fuori fascia d’età. Non so come sia possibile recuperare il Torneo. La vedo molto difficile, mi auguro comunque possa capitare perché avevamo fatto un bel percorso e mancava pochissimo. La squadre era forte e competitiva, iniziavo a intravedere lo spirito giusto.

Non abbiamo una grande tradizione nel Torneo delle Regioni. Secondo te quest’anno come hanno lavorato le società liguri con i ragazzi?

Probabilmente la Juniores è la rappresentativa che storicamente ha avuto più problemi nella gestione dell’anno, dal momento che tutti i ragazzi giocano in prima squadra. Invece devo ringraziare tutte le società, da Ventimiglia a La Spezia, che non hanno mai negato la presenza dei ragazzi. È evidente che siamo indietro rispetto a molte regioni per il numero di ragazzi: abbiamo un campionato unico di Eccellenza, sicuramente il motivo principale è il bacino meno ampio. Ma anche come metodologie un tempo eravamo più indietro: invece ho trovato ragazzi preparati, il movimento calcistico ligure è migliorato tantissimo in questi anni: abbiamo allenatori molto più competenti e preparati. 

Corradi con la Rapprentativa – foto di Buoncalcioatutti


Nonostante il torneo probabilmente non si svolgerà è stata comunque un’esperienza positiva
.

Per me è stata un’esperienza bellissima, insieme a uno staff straordinario. Dopo 5 anni di professionismo con Ivan Juric, è stato il modo migliore per rientrare a contatto con il mondo dilettantistico. I giocatori che ho allenato in Rappresentativa sono ragazzi maturi, che hanno fatto settori giovanili importanti. Già pronti a idee tattiche nuove da acquisire. L’approccio forse è un po’ più didattico rispetto alla Serie A. Il tempo in Rappresentativa è poco e devi lavorare su pochi principi, ma comunicati in modo chiaro e semplice. I segnali erano positivi, abbiamo battuto il Genoa U18 nella penultima amichevole prima della partenza.

Una soddisfazione mica male vincere proprio contro il Genoa.

Sì, una bella soddisfazione sicuramente. Ovvio, magari i ragazzi del Genoa hanno affrontato la partita non al 100%, ma quando vinci una partita contro un avversario così tanto più forte significa che sei pronto.

GUARDA I GOL DI GENOA-LIGURIA 2-3

I tuoi ricordi più belli?

Ne ho tre: il campionato di Promozione vinto con il Varazze, la cavalcata con Juric a Crotone (la gioia della gente me la porterò dentro per sempre). E senza ombra di dubbio la vittoria del campionato di seconda categoria con il Libraccio. A metà anno eravamo a metà classifica e poi abbiamo macinato punti, una festa incredibile. Tra l’altro, il capitano e il DS di quella squadra erano Luca Calcagno e Davide Alvino, che oggi stanno facendo benissimo a Varazze.

Il futuro di Alberto Corradi. Oggi, dopo l’esperienza in Rappresentativa, sei pronto a rimetterti in gioco tra i dilettanti.

Sono rientrato in questo mondo perché ho voglia di allenare in queste categorie, dal momento che ho ripreso a lavorare. Prima di andare con Juric allenavo in Promozione. Dopo 5 anni di professionismo penso di essere cresciuto tantissimo, arricchendo il mio bagaglio di informazioni calcistiche. Non ti nascondo che una chiamata me la sarei aspettata. Ma non c’è problema, mi riconquisterò tutto come ho fatto già una volta. Mi ritaglierò il mio spazio! Ne sono sicuro.

Ho avuto la fortuna di conoscere Alberto e di lavorare con lui, seppur per un breve periodo. Se è vero, come dice lui stesso, che il movimento dilettantistico ligure è in costante crescita, credo che il nostro calcio abbia sempre più bisogno di persone preparate, competenti e con un bagaglio di esperienze unico come Alberto Corradi.

In bocca al lupo, mister!

T.I.

 

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