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L’intervista c’è solo un presidente tocca Marco Vacca, una icona del calcio
dilettantistico nostrano. Conosciuto da tutti, Marco Vacca negli anni ha praticamente ricoperto diversi ruoli nel mondo del calcio: giocatore, allenatore, Direttore Sportivo, Direttore Generale, Presidente.

Marco sono molte le cariche che hai ricoperto in questi 45 anni di onorata carriera. Da dove iniziamo?

Allora partiamo dalle origini. Da Calciatore dilettante il mio esordio lo faccio ad Arenzano
penso fosse 1975 in porta c’era Ugo Vassallo, ricordo anche tra i miei compagni di squadra Abramo Pigliacelli, Franco Spinelli, Boiani, Trama, Capone, ecc…avevo 16 anni, l’ allenatore era Sergio Ghillino.
Ero nei ragazzi dove mi allenava Parodi che poi andò al Genoa (peraltro grande campione di
petanca) e poi Frassinetti. Ghillino mi diede fiducia e mi porto tra i grandi (davo del lei a tutti)
L’attuale campo di Arenzano non esisteva ci si allenava al Morteo di Pegli e giocavamo a Cogoleto.

marco vacca

Io nasco nel settore giovanile San Teodoro del presidente Gastaldi.
Ci allenavamo alla parrocchia del Fossato, una persona mi vide e mi portò alla CORNIGLIANESE dove giocai qualche mese.
Poi a seguito di un amichevole tra CORNIGLIANESE e ARENZANO a
novembre andai ad Arenzano per giocare tra i ragazzi dove divenni capitano della Juniores.

Esordii in prima squadra in Promozione nel 1975 come ti ho già detto.
All’epoca non c’erano gli obblighi di schierare il fuoriquota. Però ero un picchiatore e quindi per essere un ragazzino mi facevo rispettare.
Penso che questo fosse indicativo delle mie capacità.
Dopo due anni ad Arenzano mandarono via tutti per fare una squadra con persone del
posto, sfasciarono la squadra e mi mandarono in prestito.
Tornai al San Teodoro-Gargiullo in 2^ categoria dove mi divertii
moltissimo, ma tecnicamente il campionato era quello che la seconda categoria poteva offrire e all’epoca l’età media dei giocatori era di 30/35 anni e oltre.

marco vacca

L’anno dopo tornai ad Arenzano per farmi liberare, ma mi chiesero dei soldi per poter riscattare il cartellino e solo poco prima della scadenza del termine dei trasferimenti riuscii a convincerli e mi trasferirono in prestito alla Sampierdarenese, con il grande Mister VIGO, ma ottobre del 79 entrai in Polizia feci il corso a Trieste e smisi temporaneamente di giocare.

Tornato a Genova due anni dopo, ebbi ancora dei problemi a farmi
svincolare dall’Arenzano.
Cominciai quindi a fare tornei amatoriali con la Croce D’Oro fino al 1986, Poi l’amicizia con Lele De Ferrari mi fece tornare nel mondo FIGC e proprio ad Arenzano, con Dionisio Festelli allenatore, mi adattavo a giocare in qualsiasi ruolo, feci due anni divertenti.
Ho bei ricordi, c’erano anche Gino Grasso futuro presidente della Sampierdarenese, l’amico Roby Rubba, e Viviano futuro DS della Sestrese, poi seguii Festelli al Santo Stefano Borzoli dove c’era già Ottonello dirigente storico.

A Borzoli trovai un ambiente familiare e legai con diversi compagni con i quali sono rimasto in ottimi rapporti, Bruccoleri, Fogliani, Battazza, Fiorentini, Berto, Macciò, Giacobbe.

Smisi quindi di giocare nei campionati FIGC verso il 90 ed insieme ai miei colleghi della Polizia, ci venne in mente di partecipare al torneo UISP
del lavoratore con il nome di Lido Bazar che poi prenderà il nome di Discoteca Vanilla con presidente il grandissimo Giovanni Raucci, proprietario del VANILLA.

marco vacca

Nel 1993 vista l’esperienza positiva con i colleghi nei campionati amatoriali torniamo a giocare in FIGC con il nome U.C. Polizia di Stato 1993 partendo dalla 3^ Categoria, con presidente il Dottor Maurizio Auriemma attuale
Questore di Bergamo, e con Pippo Scaccianoce allenatore. Questa posso definirla una delle radici dalla quale è poi nata l’attuale Genova Calcio.
Dopo due anni di terza categoria saliamo in seconda e dopo tre di
seconda categoria veniamo promossi in 1^ categoria.

Che ruolo avevi nella Polizia di stato dopo essere stato promosso in prima categoria?

Ero giocatore e dirigente, Pippo Scaccianoce era l’Allenatore. Nel frattempo, il Dottor Francesco Celentano, ex Vice questore di Genova, era diventato il
nuovo Presidente.
Al 1° anno di prima categoria per ragioni burocratiche e fiscali la società aveva la necessità di fare un salto di qualità, di avere una organizzazione autonoma, quindi
dovemmo cambiare il nome da Polizia di Stato a U.S. Polis Genova 1993.

Avevamo la necessità di strutturarci come una vera e propria Associazione Sportiva,
Era fondamentale farlo perchè cominciavamo ad avere dei problemi logistici, il trattare con gli sponsor e le autorità, e poi il nome Polizia di Stato era ingombrante. Mantenemmo comunque la nostra identità e il sostegno della Questura di Genova.
Dopo le prime 4 giornate di campionato Pippo Scaccianoce diede le dimissioni non sentendosela più di andare avanti. Nel frattempo io avevo preso il patentino di allenatore e avevo quasi 40 anni, quindi fu semplice e da giocatore passai immediatamente a fare l’allenatore.
All’esordio in 1^ categoria finimmo sesti in classifica, toccavamo il cielo con un dito.

marco vacca

Tra i giocatori in quel periodo c’erano Conte, Tirella, Dondero, Longo, Barabino, De Ferrari Luca,
Betteto, insomma diversi giocatori di ottimo livello, e tra questi un giovanissimo Alessandro Giovinazzo.
Dopo l’anno di iniziazione in prima categoria passiamo alla stagione seguente dove arrivarono diversi giocatori titolati tra questi Massimo Sisinni, dopo una lunghissima trattativa col Pontedecimo di Mino Armienti, Roberto Costa, Gianni Bizzarro, oltre ad altri colleghi che erano ottimi talenti e che furono trasferiti in seguito.
Arrivammo terzi dietro la Voltrese di Navone e Sciutto.

Decisi quindi che era necessario dare una svolta alla situazione, volevo dare un impostazione diversa alla squadra anche dal punto di vista tecnico, e per potermi dedicare alla struttura societaria, chiamai Sergio Pinceti come allenatore, questi ci diede una mentalità diversa dalla squadra amatoriale e aziendale
e che era presente fino a quel momento, dove tutti volevano giocare.
Ci voleva quindi una persona esterna, esperta e competente, Pinceti era la persona giusta anche perchè ci conosceva e da qualche anno ci stava seguendo come spettatore.

Con lui costruimmo una squadra importante coinvolgendo anche giocatori non appartenenti alla Polizia. Arrivarono Sidio Rizza, Stefano Rattazzi e Massimo Sciutto reduce da due vittorie in campionato con Voltrese e Borgoratti.
Questi innesti assieme a quelli che già c’erano formarono una squadra di ottimo livello e vincemmo il
campionato con 12 o 13 punti di vantaggio sulla seconda. Fu una vittoria Storica andare in promozione. Per me e tutto l’ambiente Polis fu un sogno.

Ma il tuo ruolo dopo l’arrivo di Pinceti?

Dopo l’arrivo di Sergio diventai Direttore Generale ma facevo anche il Direttore Sportivo. Con Pinceti già a maggio incominciammo a costruire la squadra per la Promozione. Ma sul più bello ci colpi una tragedia l’amico Sergio Pinceti mori di infarto ad Agosto.

Che rapporto avevi con Pinceti?

Fantastico, grandissimo conoscitore di calcio e se voleva un giocatore ti metteva a perdere fino a quando non lo accontentavi come Giuseppe Levante del Via dell’Acciaio che chiamava il piccolo Balboni, poi Bonadies Vincenzo dal Vado, ed altri. Sono rimasto legatissimo alla sua famiglia. Ricordo ancora che per Sidio Rizza era come un secondo padre, la sua morte ci colpi molto.
Quella stagione in promozione fu completamente dedicata a lui, a Sergio Pinceti, tutti scendevamo in campo per Sergio ognuno diede il 110 % in sua memoria. Aveva lasciato un segno profondo in ognuno di noi avendo costruito lui la squadra. Fu anche una sua vittoria.

Ancora adesso ripensandoci penso che abbiamo fatto una grande impresa se penso che gli allenamenti erano programmati ad orari al limite dell’impensabile un giorno a Borzoli e un giorno al Carlini dalle 22.30 alle 24:00. Impensabile oggi.
In quella stagione fummo bravi a scegliere i giovani giusti, tra cui Gamalero e Vito, poi due ragazzi nigeriani Peter Nanami e Samuel Erebowale che vennero tesserati dopo aver segnato l’anno prima una valanga di gol tra gli amatori. Tutti fortissimi. Fummo promossi dopo lo spareggio play
off contro l’attuale Entella che all’epoca si chiamava Chiavari Lames, con Giovinazzo sugli scudi poichè parò il rigore decisivo a Scelfo, suo futuro compagno di squadra negli anni successivi, con mille persone presenti al Comunale Bogliasco a vedere la partita e qui siamo arrivati al 2002.

Nella stagione successiva affrontai il primo campionato di Eccellenza come allenatore, arrivammo quarti. Rimasi ancora due anni alla guida tecnica della prima squadra. Poi arrivò in panchina Alberto Mariani ed iniziò l’era del presidente Giovanni Paladini. Arrivarono giocatori fortissimi come Arco ex Genoa, Bracaloni, Nino Bonadies, oltre a giovani di buon di livello come Piovesan dalle giovanili della Sampdoria e nipote di un
poliziotto.

Va detto che la spina dorsale continuava ad essere formata dal nucleo storico dei poliziotti come: Sisinni, Armanino, Di Vito, Giovinazzo, Conte Betteto, Ranieri, Cocuzza oltre a Rizza che pur non essendo in polizia era uno della Vecchia guardia.

L’anno successivo ci fu la fusione tra Pontedecimo e Polis.
Il nucleo importante della Polis andò a Pontedecimo per costituire
il PONTEDECIMO POLIS, dopo pochi mesi però , appariva chiaro che le cose non andavano benissimo, venne costruita una squadra per vincere il campionato, ma problemi diversi tra dirigenti e il Mister Delle Donne che arrivava dal Piemonte portarono all’esonero, tra l’altro fu esonerato dopo la famosa partita persa in casa contro la Sestrese per 1-3 con 1.400 persone allo stadio Grondona. Un pubblico da Serie A. Tra le nostre fila c’erano: Bracco, Bracalello, Pellegrini, Peluffo, Luconi, Sisinni, Giovinazzo, Bonadies,
una formazione fortissima.

Dopo l’esonero di Delle Donne arrivò Elvio Fontana. Io subentrai a Fontana a Gennaio, ma ormai il giocattolo si era rotto. La stagione fu comunque deludente perchè eravamo partiti per vincere il campionato, ma trovammo una Sestrese stratosferica con Amirante, Ramenghi, Balboni, gli
argentini Grazzini che un paio di anni dopò tornò in Argentina per giocare in Serie A, i due fratelli Lovera e Neri. In più c’erano: Oliva, Francesco Maisano, Andrea Romeo, Calautti, Imbesi in porta insomma una grande squadra guidata sapientemente da Maisano che arrivò davanti a Loanesi ed
Entella. Noi finimmo quarti.

L’anno successivo me ne andai, entrai in contatto con Alessandro Mercurio.
Prendemmo il titolo del Bogliasco 76 che era in Eccellenza e organizzammo la fusione con la CULMV di Paganetto che aveva vinto il campionato di 2^ Categoria e la chiamammo CULMV – POLIS con tutti dirigenti della vecchia guardia diversi giocatori ci seguirono Rizza, Spaggiari, Nucci, con gli innesti di Pileddu, Spinelli, Fabio Rossi, Grea tutti ex Genoa e Cristiano Francomaccaro che mi diede un grande aiuto. In quella stagione facemmo anche il derby con il Pontedimo-Polis. 

Retrocedemmo in maniera ingiusta. Arrivammo quartultimi e, vado a memoria, penso sia l’unica volta che la quartultima di Eccellenza retrocesse in promozione.
Purtroppo le retrocessioni dalla Serie D furono numerose e noi ne facemmo le spese. Fallirono Sanremese e Imperia.
Vinse il campionato l’Entella e secondo arrivò il Borgorosso di Fabio Fossati.

L’anno dopo ripartimmo dalla promozione io tornai in panchina. Campionato tranquillo di centro classifica e vinse la Fezzanese. Il campionato successivo arrivò Massimo Sciutto in panchina e arrivammo terzi, esonerammo
Massimo a 4 giornate dalla fine nonostante fossimo in lizza per la vittoria finale per incomprensioni…

Il terzo anno quello, della promozione, con Mister Battiston che l’anno precedente allenava con Conti la nostra squadra femminile di Serie C.
Centrammo la promozione in Eccellenza, una grande squadra unita, con Barsacchi capitano, Di Somma, Pingani, Girone, Paparella, Raso, Gibertoni, Imbesi, Monaco; Molinari, Moro, Vassallo che da giovane fece 7 gol, Bomber Scordo che arrivò a metà stagione e ne fece 8 e fu fondamentale per la vittoria
finale.

Ricordo Rizquai, Alfano, Saulle, Stuto, Dombua.  Del Nostro gruppo faceva parte anche Matteo Scala Team Manager e ora Direttore Generale al Bari, finimmo primi con 63 punti a più 12 di vantaggio sulla seconda classifica che era il Campomorone. Era la stagione 2010/2011. Ma non riuscimmo a festeggiare come avremmo voluto perchè a gennaio morì il presidente Derril Hart al quale dedicammo la vittoria
finale. Fu un’altra tragedia vista la sua giovane età.
Da lì iniziò il mio percorso da presidente.

L’anno dopo in Eccellenza fu un campionato di transizione. Di Somma prese in mano la squadra da allenatore giocatore a quattro giornate dal termine del campionato.
Andammo ai Play Out come peggior classificata. Pareggio al CIGE per 1-1 e vittoria al ritorno a Ventimiglia per 2-1 con. molti giovani in squadra
ricordo che piangemmo in campo come bambini.

Nel 2012/2013 in panchina l’accoppiata Di Somma – Alfio Scala la fusione con la Virtus Sestri con un nome lungo una pagina ASD Virtusculmvpolisestri, uno sciogli lingua. Fu un anno piuttosto travagliato e andammo nuovamente a giocarci i Play Out. Nel finale di campionato Alfio Scala fu sostituito in panchina da Davide Palermo che portò la Nostra squadra a giocare gli spareggi contro il Quiliano sempre con la peggiore classifica e da terzultimi ci salvammo vincendo sia all’andata che al ritorno.

2013/2014 Nasceva la Genova calcio con l’intenzione di fare bene e creare un polo importante sul ponente viste le componenti che ne facevano parte (VirtusCulmvPolisSestri, Corniglianese e Virtusestri.) E si arriva ai giorni nostri dove è il 7° anno di Genova Calcio quattro
vissuti con Beppe Maisano in panchina, uno con Podestà, uno con Balboni e uno, quello attuale, con Marco Corrado.

marco vacca
Non hai paura della crisi del 7° Anno?

No sono già stato riconfermato presidente.” Risata di Marco Vacca, che poi si fa serio e riprende dicendo: “Noi siamo una società basata su più persone che si confrontano e che lavorano per il meglio. In questi 7 anni abbiamo costruito un ottimo settore giovanile e senza falsa modestia è uno dei fiori all’occhiello delle formazioni di Genova. Dopo aver parlato con te faccio una riflessione e penso che se quel giorno non avessi pensato di costruire quella squadra che partecipò alla terza categoria, oggi forse non ci sarebbe la Genova Calcio, società che attualmente è ai vertici delle squadre in Liguria.

Spero di aver costruito qualcosa, intanto i rapporti con un infinità di ragazzi con cui ho stretto amicizie che durano ancora oggi a distanza di anni.

Quale è la tua migliore qualità?

Essere un grande appassionato, tenace, avere delle intuizioni e le capacità di organizzare e di coinvolgere altre persone per poter costruire un progetto, una società, e che senza essere un grande imprenditore è riuscito per piu volte a costruire dal nulla società che hanno lasciato una traccia importante negli ultimi 30 anni di calcio ligure, compresa la Genova Calcio che in questo momento merita di stare tra le più conosciute ed importanti in Liguria. A prescindere da me. In questo lungo percorso ho incontrato figure decisive come: il Dottor Celentano e il Dr. Auriemma, Darrel HART, Sergio Pinceti, Giovanni Paladini, Alessandro Mercurio, Beppe Maisano, Michele Parodi e tutti quelli che attualmente
stanno occupandosi della Genova Calcio e che sono fondamentali per la sua esistenza.
La Genova Calcio adesso sono loro.

L’emergenza Coronavirus cosa ti ha insegnato dal punto di vista imprenditoriale e cosa consigli per il futuro?

Più che insegnare mi ha confermato che l’organizzazione, la programmazione sono alla base di tutte le avventure sportive e aziendali. Per il futuro si
affronterà tutto in maniera più analitica cercando di non esagerare con le spese di gestione. Bisognerà puntare maggiormente sulle proprie risorse guardando maggiormente al settore giovanile, cercando di avere anche aiuti dalle istituzioni per poter rimettere in sesto le strutture e tutto ciò che comporta la tutela della salute degli atleti.

Cambierà qualcosa? Sarà facile ripartire per tutti?

Non sarà facile per niente. Bisognerà che tutti capiscano quanto sarà difficile ricominciare e senza l’aiuto di ogni componente della Società: dai genitori dei ragazzi delle squadre giovanili ai giocatori della prima
squadra, non si potrà far nulla, si dovrà capire che servirà una presenza diversa.

Chiudo dicendo facendo una riflessione: è impensabile che dei privati che fanno del sociale debbano rischiare di tasca propria per tenere in piedi strutture che sono di utilità pubblica. E’ necessario che le istituzioni ci aiutino e intervengano per alleggerire i presidenti che
spesso hanno delle responsabilità che vanno oltre il dovuto a causa di
normative che li penalizzano oltremisura.

SI CONCLUDE COSì L’INTERVISTA A MARCO VACCA, PRESIDENTE DELLA GENOVA CALCIO, PER LA NOSTRA RUBRICA: C’è SOLO UN PRESIDENTE.

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MARCO VACCA