Il nostro collaboratore Davide Firpo ha contattato telefonicamente l’allenatore del Pietra Ligure – fresco di rinnovo – Mario Pisano. Il tecnico biancoazzurro ha parlato di riorganizzazione societaria e spirito di rivincita.
Mister Pisano, quali sono stati gli argomenti toccati in queste ultime settimane di incontri con la società e che cosa l’ha spinta a rimanere?
“Gli argomenti toccati sono stati sicuramente la riorganizzazione societaria post quarantena: il virus ha cambiato non poco l’economia di questo paese, figuriamoci quella di una società dilettantistica, quindi la società è stata chiara con me, come sempre del resto. Ho deciso di fermarmi a Pietra Ligure per il quinto anno, nonostante qualche proposta ricevuta, per il grande attaccamento che provo verso questa società e i suoi dirigenti. Poi sono in debito morale con loro, dopo un penultimo posto e una squalifica di 4 mesi e mezzo ho qualcosa da farmi perdonare”.
La rinnovata fiducia da parte dei tuoi dirigenti, dopo una stagione non brillante, le dà lo stimolo e l’ambizione di provare ad alzare ancor di più l’asticella?
“Sono un allenatore che non ha bisogno di stimoli. Alleno per la grande passione che ho per questo sport e per la vocazione che ho sentito dentro di me dall’età di 12 anni. Credo sia più corretto dire che, lo spirito di rivincita dopo una stagione storta, può portarti a superare ostacoli che normalmente sembrano insuperabili. Il mio dovere sarà quello di trasmettere tutto questo alla società, al mio staff e soprattutto ai miei giocatori”.
Ci sono stati 5 addii di giocatori molto importanti. Sembra di capire che si vedrà un Pietra molto rinnovato, è vero?
“Come già detto, questo virus maledetto ha cambiato tante cose. Quindi l’aspetto economico, che ci metterà nella condizione di avere una rosa meno ampia, la distanza e l’età dei giocatori in questione, ci hanno fatto propendere verso questa scelta che per me è stata dolorosissima, perché si parla di ragazzi col quale ho condiviso tanti anni di calcio.
Il Pietra sarà diverso, ma non troppo; l’animo della squadra deve essere quello che ci ha contraddistinto negli scorsi anni”.
Qual è il suo piano per invertire la rotta dalla scorsa stagione?
“Bisogna tornare ad essere più “caserecci”, più umili e sognatori, pensando di più al NOI che al’IO, con quella fame che ci porta ad arrivare sempre per primi sulla palla. Tutte queste cose ce le siamo dimenticate, imborghesendoci un po’ tutti, io per primo, e questo nella vita, in qualunque ambito, non deve mai accadere”.
Si appresta a fare la sua quinta stagione sulla panchina del Pietra. Possiamo dire che, oltre ad essere andorese, è diventato un po’ pietrese?
“Assolutamente sì, Pietra Ligure mi ha accolto e “adottato” 4 anni fa. Si tratta di una città stupenda, la società è sempre stata straordinaria con me e con tutti i giocatori. Andora è casa mia e lo sarà sempre, ma diciamo che a livello di considerazione e apprezzamento sportivo nei miei confronti mi sento più a “casa” a Pietra Ligure, anche perché parliamo di due realtà calcistiche dallo spessore notevolmente diverso”.
Ormai è da un po’ di anni che allena ed ha iniziato molto presto, a soli 18 anni. Da allenatore, secondo lei quando, e come, tutte le leve delle società potranno riprendere le sedute di allenamento e, successivamente, a svolgere i rispettivi campionati?
“Penso chiaramente che il calcio sia la più importante tra le cose inutili. Ho 3 figli che fanno sport e non posso pensare alla possibilità che possano andare a scuola a giorni alterni o con i distanziamenti sociali, mentre invece al pomeriggio valga tutto su un campo da calcio o da pallavolo. Sostengo che prima debbano esserci le garanzie sanitarie per svolgere l’attività e, solo dopo aver ridotto i protocolli di sicurezza nelle scuole, potrà riprendere l’attività.
Non so dare una tempistica, ma credo che l’iter logico debba essere questo”