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La porta del Vallescrivia è difesa da due stagioni da Riccardo Secondelli. Un ragazzo che, fino a qualche tempo fa, parava i rigori in allenamento alle star del Genoa targato Gasperini che faceva ammattire mezza Serie A. Oggi, dopo esperienze in C e D, Secondelli ha scelto un’altra strada: lavora ed è felice a Ronco Scrivia, pur rimanendo calcisticamente ambizioso.

Riccardo, raccontaci la tua carriera.

“Ho fatto tutta la trafila nel settore giovanile del Genoa, dai 9 ai 17 anni. Poi sono andato alla Pro Vercelli in Serie C, facevo il secondo/terzo in prima squadra e giocavo in Berretti. È l’anno in cui la Pro Vercelli, da ripescata, ha vinto i play-off ed è andata in Serie B. L’anno dopo sono andato in C2 a Savona, dove il titolare era Aresti: anche lì si è vinto il campionato. In entrambe gli anni ho giocato qualche partita in Coppa Italia, e l’anno dopo il Genoa mi ha girato in prestito a Vado. Ma con Fresia non c’era molto feeling, e a dicembre sono andato a Sestri Levante. Ci siamo salvati ai play-out ed è stato il primo campionato in cui sono stato un po’ più parte integrante della squadra. Sono dell’idea che il portiere, alla fine, debba giocare per crescere.”

Ci sono momenti particolari che leghi al Genoa?

“Ci sono tanti ricordi belli. Il momento più alto è stato nei giovanissimi nazionali, dove ho avuto la fortuna di fare 10 partite con la Nazionale Under 16. Ho fatto tre tornei a Parigi, Kiev e Udine: esperienza incredibile, ho conosciuto ragazzi che oggi sono in Serie A come Rugani e Verre. Soddisfazioni, come quella con gli Allievi regionali: durante il campionato ero in porta con gli allievi nazionali 93, ma con Ferroni allenatore feci i tornei con i 94 e li vincemmo praticamente tutti. Ci eravamo divertiti davvero tanto.”

Secondelli alla Pro Vercelli

Dopo l’anno a Sestri, l’avventura lontano da Genova.

“Dopo essermi diplomato ho voluto fare una esperienza fuori casa e sono andato a giocare in Eccellenza laziale, nel Semprevisa. È la squadra di un paese vicino a Roma, un po’ come può essere qui Torriglia. C’erano 2/3000 persone a vedere, una bella esperienza in una società organizzata e seguitissima.”

Motivi extracalcistici ti hanno riportato a casa…

“Quando ho deciso di iniziare a lavorare e sono tornato a Genova, facendo Molassana e Genova Calcio. Qui ho ereditato il posto di Edo Grosso, un compito non facile, infatti il primo approccio non fu una passaggiata: erano abituati molto bene. Ma alla fine abbiamo fatto un buon campionato, siamo arrivati terzi dietro al Vado, pareggiando proprio con loro all’ultima giornata: se avessimo vinto saremmo andati agli spareggi nazionali. L’anno dopo sono tornato a Molassana per problemi di lavoro: alla Genova si allenano alle 6, per me era molto difficile… se fosse rimasto Maisano avrei provato a fare una corsa… Ma anche lui se ne andava e il Molassana era salito in Eccellenza. Con la società ho un rapporto ottimo e, infatti, quell’anno fu uno dei migliori: una squadra costruita in poco tempo e giovanissima (ero il terzo più vecchio), ma ci siamo salvati battendo squadre forti come Genova Calcio, Rivarolese, Pietra Ligure…”

Come è nata l’idea di cambiare aria e andare al Vallescrivia?

Sono andato via da Molassana perché pensavo non si potesse ripetere un campionato come quello passato: mi mancavano un po’ di stimoli. Insieme ad amici come Francesco Maisano, Pasqui e Fassone ho scelto Vallescrivia: sapevo che andavo a giocare con un grande gruppo… Nonostante la scomodità (tre volte a settimana fino a Ronco) mi sto divertendo: ne sta valendo la pena, giocare per un paese intero è gratificante e diverso rispetto che giocare per tante realtà genovesi. La gente ci tiene e ti segue la domenica.”

Che tipo di portiere è Riccardo Secondelli?

“Avendo fatto tanti anni nel Genoa, sono cresciuto con l’impronta di attaccare sempre la palla. Poi, alla Genova Calcio ho incontrato Sciarrone, un mister che mi ha fatto rendere conto che, se si ha forza nelle gambe, si è molto più forti parando in orizzontale. E Sciarrone ha fatto il terzo a Udine in Serie A, qualcosina ne fa di portieri. Sono un portiere molto tecnico a cui piace giocare con i piedi, ormai è un aspetto fondamentale. E la tecnica è importante perché ti salva quando non sei al 100% fisicamente. Come giocatore, per esprimermi al meglio ho bisogno di sentirmi parte integrante della squadra. Mi piace andare ad allenarmi sapendo di far parte di un gruppo, condividere obiettivi e stimoli.”

Come è andata la stagione attuale con mister Amirante?

“La stagione è andata bene, ma per come sono fatto io poteva andare meglio, ci metto la mano sul fuoco. Abbiamo perso troppi punti in maniera stupida. Mister Amirante ha il rispetto di tutti, dal più vecchio al più giovani.  Tanti allenatori non hanno questa capacità. Probabilmente lo ha aiutato anche il fatto di essere stato un compagno di squadra, tre anni fa, prima che allenatore. Io ci sono da due anni e sto proprio seguendo la sua trasformazione: quando riuscirà a essere 100% allenatore e 0% allenatore non solo sarà uno dei migliori mister dei dilettanti, ma potrebbe fare il salto tra i professionisti. E ringrazio il Signore di fare il portiere, perché durante la settimana li fa correre…”

Corsa ma anche tanta tecnica. Penso, per esempio, a Fassone.

“Sì, Marco potrebbe venire anche solo il venerdì a vedere due schemi e poi presentarsi la domenica. Ma tecnicamente anche Leto è fortissimo. Vaccaro, un ragazzo di Potenza, ha sempre fatto la D e ha una tecnica incredibile. Poi c’è un ragazzino piemontese del 2001, Tosonotti, che ha dei bei colpi e ottime prospettive: sicuramente stare vicino a Fassone e Amirante lo aiuta.”

Quali sono le parate che ricordi con più piacere?

“Allora, te ne dico tre. Una sicuramente con la Genova Calcio nel derby contro la Sestrese. Al 90’ in mischia ha calciato Battaglia e sono riuscito a deviare sul palo: parata bella ma soprattutto importante. L’anno scorso nella sconfitta con la Loanesi una bella parata in scivolata sulla classica palla a rimorchio dal fondo. Poi ti dico la parata fatta in Molassana-Fezzanese a Baudi: non fu la mia migliore partita, ma quella parata mi uscì bene.”

LA PARATA DI SECONDELLI CONTRO LA SESTRESE
LA PARATA DI SECONDELLI CONTRO LA FEZZANESE

Hai rimpianti?

“Rimpianti veri e propri non ne ho. Certo, quando a 16 anni arrivi ad allenarti in prima squadra con il Genoa, che all’epoca era in zona Europa con Palacio, Gilardino, Criscito, Milanetto, mister Gasperini… Quando arrivi lì, pensi di diventare come loro. Di lì a poco, in due anni e mezzo ho giocato 3 volte. Magari fossi andato in un’altra squadra e, per un colpo di fortuna, mi fosse capitato di riuscire a giocare una ventina di partite in Lega Pro le cose sarebbero andate diversamente… Però non sono cose che sono dipese da me. Se non è andata, ci saranno i giusti motivi. Non posso dirti che non ci dorma la notte, ecco.”

Chi sono i compagni più forti con cui tu abbia giocato tra i dilettanti?

“Ovviamente Fassone e Ilardo della Genova Calcio. Anche se sono un portiere, a me piacciono i numeri 10. Infatti anche ai tornei delle scuole facevo l’attaccante.”

Lo hai detto tu, andare a Ronco è un sacrifico che vale la pena fare. Continuerai a farlo in futuro?

“Sicuramente vorrei giocare in Eccellenza, questo è poco ma sicuro. Ma in questo momento il contesto è più importante della categoria. L’ideale, nella mia testa, sarebbe fare l’Eccellenza con il Vallescrivia. E non è da escludere che succeda nei prossimi anni… Quest’anno abbiamo perso troppi punti per strada per arrivare primi, ma avremmo potuto giocarci i play-off: gli scontri diretti in campionato li avevamo vinti quasi tutti…”

Ed eccole qua, le ambizioni di cui parlavamo a inizio articolo. L’Eccellenza, del resto, è una categoria che Secondelli ha sempre fatto(con ottimi risultati e che non vede l’ora di riassaporare. E l’impressione è che il Vallescrivia abbia tutte le carte in regola per il grande salto.

T.I.