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Intervista di di Claudio Bianchi a… Nicola Veneziano.

Il presidente del Ventimiglia è Vincenzo Saverino, personaggio schivo, ma fondamentale per la società Frontaliera. Lui era presente come dirigente nel periodo d’oro alla fine degli anni 80, quando il Ventimiglia veleggiava in Serie D.
Però, se penso al Ventimiglia, la identifico in un gruppo di persone laboriose molto unite tra di loro, il cui front office è occupato da Nicola Veneziano.

“Ti ringrazio per la considerazione, – dice Veneziano – ma in realtà senza Vincenzo Saverino che è il Presidente, Rocco Ricevuto Vicepresidente, Vincenzo Castaldo e Giuseppe Ricevuto, il più giovane di noi che ci trasmette molto entusiasmo, il Ventimiglia avrebbe difficoltà ad esistere. Siamo un gruppo molto unito, con Saverino e Ricevuto collaboro da almeno vent’anni. La loro militanza in società è ancora più lunga per Saverino: arriva addirittura agli anni 80, mentre Ricevuto abbracciò la causa Ventimiglia a metà degli anni 90. Castaldo e Giuseppe Ricevuto invece sono con noi da circa 10 anni. Posso dire che siamo un grande gruppo e facciamo fronte comune.”

Raccontami un pò la Vostra storia.

“Partiamo da metà degli anni ‘80 e da Silvio Coppo, lui è il presidente che tutti ricordano a Ventimiglia. E’ stato colui che ha portato la nostra squadra in Interregionale, l’attuale Serie D. Con lui i granata hanno vissuto il periodo più fulgido della storia. Anche dal punto di vista delle strutture il suo nome è legato all’inaugurazione dell’attuale impianto sportivo dell’ottobre del 1993. Prima si giocava sul campo in terra battuta che è vicino al nuovo e che è stato rimodernato rendendolo in erba sintetica. Di quella dirigenza facevano già parte Vincenzo Savarino (attuale presidente) e Roberto Giavarini.  Nel 1994 il presidente Coppo si ammalò, si formò un consiglio di dirigenti in cui il presidente operativo divenne Guido Pastor, che fino a quel momento aveva occupato il ruolo di Medico Sociale. Coppo poi morì nel dicembre del 1995, e Guido Pastor rimase presidente per senso di responsabilità fino all’arrivo di Rocco Santaiti.

Chi era Rocco Santaiti?

Rocco Santaiti è stato un grande presidente ed è un grande uomo, prodigo di consigli che mi hanno sempre indirizzato verso il meglio, un esempio da seguire. Santaiti era un commerciante gioielliere, presidente del Sant’Ampelio. Nel 1996, dopo una breve trattativa, si accordò con Pastor per diventare il nuovo presidente. Santaiti portò con se Rocco Ricevuto e Giovanni Luppino. Pastor rimase in società con la funzione di Medico Sociale. Della vecchia dirigenza rimasero, tra gli altri, anche Vincenzo Saverino e Roberto Giavarini presenti tutt’oggi. Rocco Fortugno divenne l’allenatore nel campionato di Eccellenza 1996/97 che fu ricco di soddisfazioni. Disputammo la finale di Coppa Italia regionale e concludemmo il campionato al 3° posto schierando molti ragazzi del settore giovanile. L’anno successivo il Ventimiglia retrocedette in promozione e nel 1998-1999 e in panchina arrivò Lapa.

Quando entrasti in società come DS?

Nel 2000, con allenatore Bertazzon. Il Ventimiglia era sempre in promozione. C’era molto entusiasmo, eravamo una ventina di dirigenti. In quella sessione di mercato portammo due pilastri che legheranno il loro nome alla nostra società, al secolo: Gatti e Frasson. Bei tempi! All’epoca c’era un grande pubblico, almeno 500 persone a partita. Gatti giocò 26 gare segnando 25 reti. Un fenomeno. Poco dopo aver iniziato il girone di ritorno, ci riunimmo e prendemmo la decisione di esonerare mister Bertazzon: tornò ancora a Rocco Fortugno. La squadra si riprese e terminò al 4° posto. Verso fine stagione il Presidente Santaiti suggerì di dare la squadra a Fabrizio Gatti in versione di Allenatore e Giocatore. Come al solito decisione condivisa. Dopo poche giornate Gatti si infortunò gravemente e fece solo l’allenatore.

Quella stagione integrammo altre persone che faranno la storia del Ventimiglia: tra gli altri Luca Casbarra e Nicola Beatrici. Dal settore giovanile arrivarono ed esordirono: Manuele Fiore e Marco Ruotolo a soli 16 anni. La nostra politica è sempre stata che se uno è bravo deve giocare in prima squadra a costo di pagare qualche scotto dovuto all’inesperienza. In campionato arrivammo secondi, bruciati dalla Bolzanetese. Però fummo ripescati in Eccellenza.

Arriviamo così al 2002/2003.

Gatti continuò ad essere il nostro allenatore e facemmo una grande campagna acquisti: Simone Siciliano dalla Sanremese il primo grande colpo, seguiti da Mauro Tirone e Andrea Nocera dall’Argentina. Sarà ancora il settore giovanile a fornirci delle grandi gioie con l’inserimento e il lancio di Alessandro Bosio a soli 19 anni. La chicca però doveva ancora arrivare e lo portammo a termine sul fotofinish del mercato quando riuscimmo a convincere Lerda a vestire la nostra casacca. Giocatore di categorie superiori. Quel torneo di Eccellenza arrivammo quarti dietro al FOCE Vara, che vinse il campionato con 65 punti . Secondo il Sestri Levante, dove giocava la mia passione calcistica Marco Bracco, e il Pontedecimo appaiati a 61 punti, noi finimmo quarti con 59. Pareggiammo la penultima di campionato in casa contro i Corsari. Una vittoria ci avrebbe portato al secondo posto e ci avrebbe garantito di disputare gli spareggi per tornare in Serie D.

Da li cominciano dei bei campionati di Eccellenza conditi da arrivi importanti. Non posso citarli tutti, ma ti posso dire: Bracco, Baldisserri, Galoppo, Calabria, Pennone, Iannolo, Biffi, Spiaggi… l’elenco sarebbe lungo. Tutti questi fenomeni calcistici andavano ad integrare il nostro gruppo, lo zoccolo duro che proveniva dal settore giovanile per il 60-80%.
I nostri giovani crescevano sotto la guida di questi campioni tra i dilettanti. Il pubblico ci seguiva numeroso, la squadra aveva una identità territoriale e i campionati andavano bene.”

Poi però nel 2005/2006 arriva la retrocessione in promozione, la prima delle tre che hai subito. Cosa hanno in comune?

“Che avevamo allestito tre squadre di buon livello. Pensa che prima dell’inizio del torneo molti addetti ai lavori ci additavano come realtà da inserire subito dietro le favorite a vincere il campionato. Ma sulla carta è una cosa, la realtà è un’altra e fa i conti anche con fatti extracalcistici. La prima retrocessione è figlia di problemi che non hanno nulla a che vedere con il calcio. Un’annata completamente storta, coincisa con l’uscita da presidente di Rocco Santaiti per motivi di salute, ultimo di diversi seri problemi personali che hanno colpito alcuni dirigenti granata.

La seconda e la terza retrocessione sono simili perché oltre ad avere formazioni forti arrivarono a seguito dei play out.
Nel 2012 perdemmo clamorosamente contro la Culmv Polis prendendo gol evitabilissimi. Non siamo mai stati abituati a giocare per la salvezza e a quel punto il fattore emozione giocò brutti scherzi. Finimmo in zona play out a seguito di gare disastrose. La Culmv Polis negli spareggi meritò più di noi di mantenere la categoria di Eccellenza. Rimane il rammarico di essere finiti quintultimi e di avere perso contro la penultima.

Anche nel 2018-2019 partimmo per fare un campionato di buon profilo e dopo un girone di andata discreto, nel ritorno facemmo molto male. E arrivammo ai play out da penultimi e il Rapallo si salvò. Gli spareggi salvezza non fanno per noi.
In panchina avevamo Soncin, una bandiera e giocatore storico in Serie D. A dicembre prendemmo Daddi pensando di agganciare la parte più nobile della classifica. Purtroppo non riuscimmo a raddrizzare la rotta… provammo col ritorno di Gatti in panchina, che nelle ultime giornate fu sostituito da Lucisano.”

Adesso quale è l’obiettivo?

“Quello di tornare in Eccellenza, che è la categoria che ci compete, creando un nuovo ciclo vincente. Quest’anno siamo ripartiti da zero. L’80% della squadra è nuovo. Abbiamo diversi giovani di ottima prospettiva futura come Salzone e Michael Ventre, che è arrivato a Ventimiglia dopo essere stato nelle giovanili del Genoa. Passato in seguito all’Inter, ha vinto il torneo di Viareggio con la maglia nerazzurra. Murabito doveva portare quel qualcosa in più, ma si è fatto male in Coppa Italia. Dei vecchi sono rimasti solo Serra, Musumarra e Scognamiglio.

L’altro obiettivo è tornare a fare dei campionati importanti con le squadre giovanili, per proseguire la tradizione di lanciare i nostri giovani in prima squadra, come ad esempio Principato che dopo 20 anni di militanza in maglia granata si è ritirato lo scorso anno, o come Gozzi o Gioffré tra gli altri. Mi auguro che il comune riesca a ristrutturare l’impianto che sarà all’avanguardia perché dotato di due campi. Uno in sintetico e uno in erba.”

Cosa pensi dei campionati sospesi? Come faresti tu?

Penso che il buonsenso debba imperare. Non si deve pensare a terminare o a giocare nuovi campionati se non si avrà sicurezza per la salute. Come soluzione non vedo male, una volta ottemperato al problema sicurezza, finire l’attuale campionato nei mesi di settembre e ottobre. Prorogare il regolamento prevedendo di spostare la scadenza dei tesseramenti dei giocatori dal 30 Giugno al 31 Ottobre. Fare un sosta di un mese per il calciomercato e ripartire con la nuova stagione 2020/2021 a dicembre, con turni infrasettimanali.

Non sarà difficile riprendere per molte squadre?

Non so gli altri, non conosco le situazioni di chi sta a capo delle società. Noi a Ventimiglia siamo un gruppo di persone che cercheranno di proseguire questo percorso che ha anche del sociale. Mi auguro di ritrovarci tutti e siamo disposti ad accogliere altre forze nuove per il bene del Ventimiglia. L’idea è sempre quella di costruire una buona squadra per tornare nella categoria che ci compete e avere un settore giovanile forte per poter sfornare atleti come nel passato.

Tornare ai fasti di una volta come la Serie D è utopia?

Nel calcio non si può mai smettere di sognare e per noi la Serie D rimane un sogno quasi impossibile da raggiungere perché sarebbero necessarie che si vengano a formare più situazioni favorevoli. Poi se tornassimo in Eccellenza e si verificassero tutte queste alchimie non ci tireremmo indietro. Ma sarebbe una categoria superiore alle nostre caratteristiche.

Ringraziamo il DS Veneziano, che prima di salutarci conclude:

“Ho la fortuna di essere in una società importante e ambiziosa, con grandi dirigenti, allenatori e giocatori, ma sopratutto grandi amici. Quelli di oggi e quelli che in tutti questi anni si sono uniti a noi in questa splendida avventura granata.  Ringrazio per tutto quello che hanno fatto per la nostra società e per l’amicizia che abbiamo condiviso. Spero che ci si possa rincontrare molto presto e do appuntamento a ognuno di loro per poter continuare scrivere, tutti assieme, la Nostra storia.”

 

Intervista di di Claudio Bianchi a… Nicola Veneziano.

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