Skip to main content

Matteo Fortuna è il presidente della CDM, la prima squadra ligure a calcare il palcoscenico della Serie A1 di calcio a 5. Un grande appassionato che, in questi anni, ha investito tempo e denaro per questa società. Poi, il fulmine a ciel sereno della retrocessione a tavolino decisa dalla LND. Una decisione che ha spezzato progetti e sogni della CDM, in procinto, tra l’altro, di chiudere per uno dei giocatori più forti della Nazionale Italiana. Riceviamo e pubblichiamo il duro sfogo del presidente Fortuna.

“Trovo la decisione della LND completamente senza logica ed antisportiva.

Come CDM siamo approdati in serie A1 del calcio a 5 solo in questa stagione. Abbiamo dovuto pagare lo scotto di una neopromossa, ma poi siamo riusciti a metterci al passo con la categoria che vogliamo mantenere in una regione come la Liguria e in una città come Genova che per la prima volta approdavano nella massima serie.

Per raggiungere questo obiettivo a dicembre abbiamo investito decine di migliaia di euro per rinforzare la squadra.

Quando è stato interrotto il campionato dovevamo incontrare una dopo l’altra le ultime 4 della classifica e ci saremmo potuti salvare, oppure anche retrocedere… ma sarebbe stata una questione puramente sportiva non politica.

Sono profondamente amareggiato di vedere tale decisione approvata all’unanimità. Questo vuol dire che sia il presidente della divisione calcio a 5 Montemurro (che si è appena dimesso) che del comitato regionale ligure Giulio Ivaldi hanno ratificato tale assurdità.

Propongo una class action tra tutte le ‘retrocedende’ liguri per reagire legalmente a questo sopruso. Oltretutto ritengo ci siano anche gli estremi per una causa per danni da parte dei nostri sponsor.

Trovo poco corretto che in un ordinamento giuridico si possano cambiare le norme in corso d’opera e renderle retroattive.
Sapendolo in anticipo sfido qualunque imprenditore ad investire in questo sistema. Più che un campionato sembra una roulette dove a determinare i risultati non sono le capacità tecniche agonistiche organizzative, ma è il caso o la fortuna.

Noi avremmo potuto dare una svolta alla nostra stagione perché da marzo in poi sarebbe iniziato un campionato alla nostra portata avendo incontrato nella prima parte le squadre che lottavano per il titolo.

A questo punto bisogna anche vigilare sulla fase precampionato quando si realizzano i calendari e pretendere che vengano adottati criteri diversi perché in caso di sospensione dei campionati non si ha la certezza di aver avuto pari opportunità.

Tutto questo mi sta amareggiando e non sono più sicuro di voler rimanere in un sistema che non ha regole e certezze.  Da imprenditore serio quale sono, ho sempre onorato i miei impegni. Pretendo che avvenga la stessa cosa dalle istituzioni, altrimenti potrei chiudere tutto ciò che riguarda con il calcio.

Il sistema dovrebbe tutelare e invogliare gli imprenditori seri ad entrare nel calcio, nello sport che è anche aggregazione e funzione sociale. Con queste decisioni invece allontana le persone serie e organizzate, abituate ad avere una strategia che possa mantenere nel tempo il proprio team.”

TORNA ALLA HOME