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QUANDO A FINALE SI GIOCAVA SOTTO IL SEGNO DEI GEMELLI: L’INTERVISTA A FRANCESCO CUSIMANO

di Davide Firpo

Vedere due fratelli praticare lo stesso sport, magari militando nella stessa squadra, è qualcosa che accade frequentemente, specie quando ci si trova in piccole realtà locali e settori giovanili, dove si inizia insieme da zero. 

Cosa meno frequente è quella di vedere giocare assieme due gemelli, oltretutto quasi indistinguibili l’uno dall’altro per la loro forte somiglianza.

Tuttavia, se ci addentriamo nella storia del Finale, possiamo riscontrare la presenza di due gemelli, praticamente identici, provenienti da Savona: Francesco e Leonardo Cusimano, che hanno vestito il giallorosso rispettivamente per 8 e 6 anni, dal 1973.

Avendo fatto parte della squadra che vinse il Campionato di Prima Categoria, centrando l’approdo in Promozione, i due Cusimano sono ricordati con piacere dalle parti di Finale, avendo dato il loro contributo per il raggiungimento di questo obiettivo importante.

Oggi abbiamo il piacere di fare due chiacchiere con Francesco, il centrocampista, che ringraziamo per la sua disponibilità nel voler raccontare qualcosa di insolito, ma allo stesso tempo molto interessante.

È vero che, per la vostra somiglianza, confondevate gli arbitri?

“Verissimo, eravamo uno la fotocopia dell’altro. Ci sono stati degli episodi molto divertenti a riguardo…

Quando ero già stato ammonito, e successivamente mi capitava di fare un fallo da doppio giallo, la tattica era questa: si faceva un mucchio attorno all’arbitro e, mentre gli altri protestavano, io e mio fratello ci scambiavamo di nascosto, cosicché evitassi l’espulsione. Lo so, non è una cosa molto giusta…ma ogni volta che ci penso mi viene da ridere!”

Sinceramente, chi era il Cusimano più forte?

“Leonardo, senza dubbio. Era più tecnico rispetto a me, il classico numero 10 che prendeva la palla, arrivava in area di rigore con eleganza, segnando e facendo segnare i compagni. Io ero più un giocatore di quantità, un mediano tipo Gattuso: recuperavo un mucchio di palloni, correvo, andavo sul fondo a fare i cross ma avevo anche un buon sinistro, che sapevo usare bene per calciare le punizioni, una mia specialità di un tempo.

Però io e mio fratello insieme ci completavamo, perché essendo gemelli c’era quell’intesa particolare che ci bastava solo guardarci per capirci al volo. Poi io in campo ero una testa matta, invece Leo era molto più moderato rispetto a me”.

Se dovesse indicarmi dei giocatori del recente Finale, quali sarebbero più simili a lei e a suo fratello? 

“Io mi rivedo in due ex giocatori del Finale: Gianmarco Basso e Lorenzo Scalia, entrambi molto fisici e che possono giocare benissimo davanti alla difesa e impostare, essendo molto precisi con la palla tra i piedi.

Mio fratello potrei riconoscerlo come un misto tra Faedo e Ferrara, per le caratteristiche che ho detto rispondendo alla domanda precedente”.

Lei e suo fratello siete stati anche allenatori?

“Mio fratello ha allenato il Finale, il Savona, facendo poi il responsabile dei settori giovanili biancoblu, e il Pietra Ligure. Io, invece, allenavo i ragazzini nel Finale, ma poi ho smesso perché avevo da lavorare in Autostrada e al sabato non potevo andare in panchina. Non era bello chiedere sempre dei permessi, che a quei tempi davano di rado perché al sabato c’era molto traffico. Avrei potuto continuare a fare così, ma le cose o si fanno per bene o non si fanno”.

Qual è l’episodio che ricorda con più gioia e la partita che vorrebbe rigiocare che le ha fatto più male perdere? 

“Senza dubbio ti dico la vittoria del Campionato di Prima Categoria con il Finale, che erano anni che cercava di vincerlo ma senza riuscirci. Era la stagione 1975/76, mi ricordo che perdemmo la prima partita, in casa contro il Cengio, ma dopodiché disputammo un campionato incredibile e riuscimmo a centrare l’obiettivo. La squadra era composta da giocatori molto forti, con un attacco micidiale dove Dominici, Fioriani e Bottinelli erano micidiali.

Per quanto riguarda la partita da rigiocare, forse rigiocherei Albenga-Finale del 1977. 

Era l’anno in cui eravamo in Promozione, stavamo andando benissimo e andammo a giocare ad Albenga, la squadra più forte del campionato che poi avrebbe vinto, approdando in Serie D.

Nel primo quarto d’ora fu dominio giallorosso: Dominici si mangiò due o tre gol ed eravamo padroni del campo. Tuttavia, a cinque minuti dall’intervallo, Lovetere tirò improvvisamente e il pallone picchiò nella spalla ad un nostro difensore, finendo in rete. Anche il secondo gol nacque da una carambola, quindi l’Albenga vinse 2-0 con due autogol praticamente”.

una vecchio foto del finale degli anni 70

Il finale dei gemelli Cusimano

Si ritiene soddisfatto della sua carriera o ha qualche rimpianto?

“Sì mi ritengo soddisfatto, perché mi sono divertito e ho raccolto ciò che ho seminato. 

Ho avuto fortuna quando sono andato al Savona, ma poi non abbiamo avuto la stessa fortuna, parlo anche per mio fratello, nel trovare un allenatore che credeva in noi. Io e Leonardo avremmo giocato molto se non fosse che non eravamo nelle grazie del mister, che ce l’aveva con noi per qualche strano motivo…mister Volpi, che purtroppo è mancato.

Poi ho avuto delle richieste per andare a giocare fuori regione, ma volevo trovare una squadra che mi desse la possibilità di lavorare e di divertirvi, così ho scelto il Finale”.

A livello di tifoseria, com’era il livello di entusiasmo un tempo qui a Finale?

“Al campo veniva un mucchio di gente perché, a differenza di adesso, non si facevano pullman per andare a vedere il Genoa o la Sampdoria oppure si guardava Sky, che ogni giorno trasmette qualcosa. Negli anni 70/80 le persone non si spostavano molto, quindi giocavamo con una tribuna gremita di pubblico”.

Il rinnovo di mister Pietro Buttu è stato ufficializzato qualche giorno fa, cosa pensi che servirebbe per fare il salto di qualità?

“Già la permanenza di Buttu è una bella notizia, perché quando hai uno degli allenatori più bravi della categoria, secondo me il migliore nella storia del Finale, devi cercare di tenertelo stretto.

Io credo sia necessario puntare tantissimo sui giovani, organizzando bene il settore giovanile per tirare fuori dei ragazzi pronti ad approcciarsi in un campionato difficile come l’Eccellenza. Poi è chiaro che ci vogliano anche dei giocatori d’esperienza, però il progetto principale secondo me si riassume in tre parole: crescita, grinta e divertimento”.

L’intervista a Francesco Cusimano è in collaborazione con Sportivamente (davfir2002.wixsite.com)

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Davide firpo finaleDavide Firpo è nato a Pietra Ligure nel 2002. Studente, ha la passione per il calcio, la fotografia sportiva e il giornalismo. Da 3 anni è fotografo ufficiale del FBC Finale e fa parte dell’ufficio stampa giallorossoblu. Da maggio 2020 collabora con Dilettantissimo.