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Cristiano Francomacaro non è un allenatore come tutti gli altri. Lo “Sciamano”, come venne chiamato da Davide Gazzano ai tempi della Genova Calcio, oggi allena – con ottimi risultati – l’under 17 femminile del Genoa, dove da anni lavora stabilmente come collaboratore e preparatore. Ma Francomacaro è stato – ed è tuttora – uno dei personaggi più noti del nostro calcio, quello dilettantistico. Lo abbiamo contatto per parlare di presente e futuro, senza disdegnare un bel tuffo tra i ricordi.

Mister Francomacaro, la tua storia al Genoa inizia tanti anni fa.

Ho smesso di giocare giovane e ho iniziato ad allenare subito. Ho preso il patentino il prima possibile e sono entrato nel Genoa nel ’94 con la presidenza di Spinelli. Ne ho viste tante, sono uno dei mister “storici” del settore giovanile. Il Genoa aveva appena riattivato la Scuola Calcio dopo molti anni, grazie al lavoro di Walter Procopio insieme a Maselli e Mainetto, a pagamento. Sono stati gli albori di una graduale ricostruzione della scuola calcio. Sono partito da lì e, al Genoa, ho fatto tutte le categorie, dai più piccoli ai più grandi.

Oggi l’esperienza con l’Under 17 femminile. Il calcio in rosa è un mondo in continua espansione. Come ti stai trovando?

Il promotore del movimento femminile del Genoa nasce è stato Santo Bignone. Io mi sto trovando molto bene… L’anno scorso abbiamo giocato il campionato sperimentale in Lombardia, mentre quest’anno ci sono vari gironi in tutta Italia. Ci sono differenze dal punto di vista della gestione psicologica di alcune situazioni, ma per il resto le difficoltà sono le stesse di un qualsiasi campionato nazionale: si vanno ad affrontare club professionistici e competitivi. Il settore femminile è in grande sviluppo, si investono tante risorse, economiche e umane. Ma quest’anno tutte le squadre giovanili stavano facendo benissimo: la prima squadra femminile sarebbe andata in Serie C, l’Under 15 era già qualificata; le squadre maschili erano tutti nelle prime posizioni. Quando piazzi 8/9 squadre nelle finali scudetto significa che hai fatto una stagione di assoluto valore.

L’UNDER 17 DI MISTER FRANCOMACARO
Il campionato, insomma, si è interrotto sul più bello!

Eravamo secondi in classifica dietro la Juve, ci saremmo qualificate per le finali Scudetto. Che peccato, eravamo davvero lanciate, determinate, convinte di fare bene. Potevamo dire davvero la nostra a livello nazionale. Il Genoa lavora molto sul territorio: il fatto di essere competitivi in tutta Italia dimostra che la nostra provincia ci fornisce ottime giocatrici, grazie anche a un lavoro di scouting accurato. Per fortuna, ormai non si fa più distinzione tra femminile e maschile nel settore giovanile. C’è un continuo interscambio, anche per quanto riguarda gli allenatori.

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Francomacaro con il Genoa Under 17

Con tanti ragazzi conosciuti sui campi hai stretto duraturi rapporti di amicizia. Penso, per esempio, a Granvillano.

Assolutamente, ho un modo di lavorare molto particolare che mi fa entrare in sintonia con i ragazzi che alleno. Alcuni di loro li ho avuti da ragazzini e oggi sono papà e persone di assoluto valore. Ne ho incontrati molti, tra i dilettanti ho girato tra Cornigliano, Imperia, Sestrese, Sori, Culmv Polis, Pontedecimo…

Tu hai vissuto esperienze sia da allenatore che da preparatore.

Ho iniziato come allenatore, poi a un certo punto sono passato al ruolo di preparatore. Ora, negli ultimi tre anni, la società Genoa mi ha dato la possibilità di far l’allenatore con doppio incarico: preparatore con l’Under 16 maschile e Responsabile tecnico dei 2008. Una leva a cui sono molto affezionato perché è stata la mia rinascita come mister. Anche da preparatore, però, ero una figura molto specifica per il calcio: non mi piace fare il preparatore da atletica leggera, per capirci… e posso dire di essere stato un precursore. Già tanti anni fa, nei dilettanti, ho potuto sperimentare metodologie di lavoro che oggi vanno per la maggiore. Sono stato fortunato a trovare società che credevano in me e che mi hanno fatto lavorare a 360 gradi. Se è vero che al calcio dilettantistico ho dato tanto, è anche vero che ho ricevuto tantissimo.

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Francomacaro ai tempi della CULMV Polis

Parlaci dell’esperienza in Bulgaria. Un bel bagaglio culturale, oltre che sportivo.

Un’esperienza che consiglio. Mi ha chiamato Maselli in Bulgaria, in una delle ultime squadre allenate da Franco Scoglio, la Naftex Burgas. Una squadra storica della Bulgaria, un bel posto in cui mi sono trovato benissimo. Con la gente, con il pubblico… mi sono adattato bene allo stile di vita del posto e lì ho lasciato anche tanti amici con cui continuo a sentirmi.

Cosa consiglieresti a un giovane allenatore che si sta affacciando a una realtà professionistica come la tua?

Gli direi di non avere timore. Timore di fare sacrifici e affrontare i tanti momenti di difficoltà. Di dedicarsi al lavoro, raccogliere idee e avere l’umiltà di confrontarsi. E di essere diplomatico: non pensare mai di essere sempre il più bravo, ma lasciare che siano gli altri a giudicare. Se uno è bravo e lavora con pazienza, umiltà e serietà l’occasione arriva.

Ci sono persone che hai incontrato nel tuo percorso a cui sei particolarmente grato?

Sicuramente Sergio Ghiglino è stato fondamentale per me per quanto riguarda la gestione della partita e dei giocatori. Con lui alla Sestrese ci siamo salvati nonostante i 15 punti di penalità. Al Genoa come non ricordare Marco Oneto: abbiamo sviluppato un metodo innovativo di lavoro e costruito un bellissimo rapporto umano. E in quell’Under 16 c’erano Pellegri e Salcedo in attacco: mica male… Poi ci sono Marco Vacca e Alessandro Mercurio: in 7 anni abbiamo fatto un percorso importante alla Culmv Polis, iniziando con poco e arrivando ad avere 250 tesserati e una prima squadra in Eccellenza. E da un punto di vista sia umano che tecnico non posso non citare Carossino e Solari della Corniglianese. Una bella realtà, con tanti giovani, che è durata tanti anni. Nutro tanto affetto anche per il Pontedecimo di Mino Armienti: a Pontex aveva giocato mio papà… e poi c’è Imperia. Anche se ci sono stato poco, nutro per la città e i tifosi imperiesi un affetto particolare e mi auguro che quella piazza possa trovare una guida societaria all’altezza che regali alla gente delle soddisfazioni. Ecco, lì avrei voluto fare un percorso più ampio, peccato. C’è stata poca pazienza. Anche a Sori e alla Grassorutese mi sono trovato molto bene!

Veniamo a tempi più recenti, il Progetto Atletico. L’idea che c’era alla base era molto bella.

Alla base c’era un’idea rivoluzionaria. Si è cercato di fare un calcio a misura di bambino, si è dato un segnale e si è consentito ai ragazzi senza squadra di alleanrsi. Tante persone hanno dato un grande contributo. Oggi, il percorso del Progetto è proseguito, con successo, sotto altre forme. Grazie all’aiuto di mia moglie, attuale presidente, Raffaele Brescia, Simone Calabrese e Paolo Adamo (attuale dg) abbiamo iniziato con 5 bambini e siamo arrivato ad averne 200, collaborando con IC Cornigliano e IC Teglia.
Quest’anno la presidente Castellana e Adamo continuano a portare avanti il Progetto con tanti sacrifici, allestendo una squadra competitiva per la prima categoria.

Francomacaro ai tempi del Progetto Atletico

Tra chi si è affezionato al Progetto Atletico c’è anche il nostro Simone Maggi.

Con Simone ci siamo conosciuti sui campi da calcio e abbiamo costruito un rapporto che è durato nel tempo. Ha partecipato anche all’attività estiva per i giocatori senza ingaggio… Ha seguito, in parte, il mio percorso professionale.

Cosa c’è nel tuo futuro? Continuerai ad allenare?

Assolutamente. Molti di quelli che ho allenato oggi fanno i mister. Gli dico sempre: “Non pensate di beccarmi a bordocampo e farmi fuori, perché non ci riuscite!” Ne hanno da mangiare di pastasciutta (ride, ndr). Fino a 80 anni io vado sul campo… Cercando sempre di aggiornarmi: studio molto, provo a migliorare unendo le neuroscienze al calcio. Vorrei essere sempre all’avanguardia. Anche a 80 anni.

Sempre fedele ai suoi principi, nel corso della sua vita Cristiano Francomacaro ha cercato di insegnare e imparare allo stesso tempo. Da qualche anno si è tuffato in un mondo in espansione, quello del calcio femminile, che sembra regalargli nuove, grandi soddisfazioni.

Buona fortuna, mister!

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